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Quei "bambini non nati" sepolti senza consenso dei genitori

L'Associazione Difendere La Vita con Maria nasce nel 1999, poi registrata dalla Diocesi di Novara nel 2003. L'attività svolta prima in Lombardia e poi in tutt'Italia ha scatenato una lotta furiosa, proprio attorno a quei "bambini non nati", "prodotti abortivi", "feti" o come li si voglia chiamare. La questione ha interessato i quotidiano del Nord, ma anche Il Fatto Quotidiano, oltre a mobilitare in parlamento le interrogazioni parlamentari di Antonietta Farina Coscioni. Grazie anche ad un poderoso vuoto normativo.

La questione dei feti rimane aperta. Non solo nell'attuale quadro normativo italiano in genere; sono anche il diritto canonico e la dottrina teologica a rimanere incerti. Troppo complesso, troppo delicato il tema trattato. Troppe le implicazioni. È così dunque che l'attività via via più estesa e ramificata dell'Associazione Difendere la Vita con Maria ha infine portato alla frattura, in specie a Legnano. A schierarsi sono stati infatti prima la sinistra legnanese, poi il comune e infine la stessa associazione (inondando LegnanoNews di comunicati).

Legnano è però solo uno dei casi. La pratica ha ormai acquisito un protocollo standard - una forma rituale, appunto (qui un esempio). Indicativo a questo riguardo è proprio il fatto che, in mancanza di ulteriori chiarificazioni da parte della dottrina i bambini - o feti, o embrioni o come si preferisce - vengano "trattati" secondo i canoni dei bambini non battezzati. E di nuovo, chiaramente apriti cielo, su di una questione praticamente irrisolta.

Il passaggio è infatti dalla padella alla brace, perché nonostante gli ulteriori interventi della Commissione Teologica Internazionale, la questione dantesca del "limbo" rimane tutt'oggi aperta. Cosa accade all'individuo sottoposto al peso del vas damnationis del peccato originale, per di più ad esclusione di questo sostanzialmente innocente? Qualcosa per la quale cattolici, calvinisti e luterani (ma anche anabattisti e zwingliani) si sono massacrati per secoli. La posizione odierna è quella del limbo come mera "teoria teologica", posizione condivisa dalla commissione ma anche dal Ratzinger allora cardinale. E allora come procedere con bambini oltre che innocenti, ancora non nati?

La posizione dell'ADVM è stata quella di procedere alla sepoltura secondo propria iniziativa, secondo quello che è interpretato come atto di carità cristiana (da credenti non fareste lo stesso?). E lo fa - come tiene a sottolineare il comune di Legnano - nel pieno rispetto della normativa vigente: se l'embrione non è "reclamato" dai genitori entro 24 ore, allora essi ne perdono la "proprietà". In tal caso è lo Stato che deve occuparsene - con inerenti spese - provvedendo alla sepoltura se il feto supera le 20 settimane o trattandolo come "rifiuto speciale ospedaliero" in caso contrario. È qui che questioni etico-religiose si incrociano con delicati equilibri istituzionali: lo Stato deve intervenire laddove i cittadini manchino in generale di risorse per esercitare i propri diritti oppure per vivere una vita dignitosa. Anche - e soprattutto - nel caso si tratti di un feto da seppellire degnamente. Ma qui interviene anche l'ADVM. Partendo dal principio di non distinzione tra embrione (1-8 settimane; tratti non antropomorfi) e feto (8+ settimane; tratti antropomorfi), l'ADVM si inserisce nella catena, "gestendo" di propria mano la sepoltura. Con le conseguenze del caso.

Lo scontro che si apre è infatti sostanzialmente uno scontro tra sistemi ideologici difficilmente conciliabili. Così come comprensibile risulta la volontà di "dare la vita" ai feti prima di una degna sepoltura - aspetto centrale nella dottrina religiosa e antropologica - altrettanto comprensibile e scontata è la risposta che si da il laicato, quella di un diritto violato sia del bambino, sia dei genitori già dilaniati da un evento di per sé orribile.

Certo la soluzione di gettare l'embrione, bambino, feto o organismo che sia, come fosse un "rifiuto speciale" pare comunque la soluzione sbagliata, anche se probabilmente frutto di una consuetudine sociale ancora non consolidata e strutturata. Ad essere oggetto di definizione è però il rapporto tra fideismo religioso e fideismo della costituzione; con il quale dovremo un giorno forse fare i conti. Il dogma - laico o religioso - non può avere spazio in una società civile.

Centrale sarà specificare le modalità del funerale praticato dall'ADVM - del quale comunque non sebrano oggi esserci sostituti, se non creandone ad hoc. Fulcro della questione sarà infatti riconoscerne o meno l'imposizione dell'adesione ad un sistema religioso, e nel caso quindi istituire alternative per i non credenti o per i fedeli di altra professione. Da chiarire resta inoltre il tipo di rapporto, sia psicologico che legale che si viene ad istituire tra ADVM, Comune e genitori, perché non di rado nuclei autonomi di credenti assumono i tratti reali di un latente fanatismo religioso. Un fanatismo - va detto - spesso pienamente corrisposto. Purché non ci vadano di mezzo i bambini. Anche se non nati.

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