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Quando la libertà è legge, metodo e cultura

Lawrence Lessig, per chi non lo conoscesse, è il papà delle Creative Commons: quelle licenze che regolano il diritto d’autore prevaricando la distribuzione limitata coperta da vari sotterfugi - tipo il Digital Right Management o il Copyright - e la rende praticamente disponibile e, spesso, modificabile da terzi. Lessig è professore a Stanford e membro attivo della Electronic Frontier Foundation e del Software Freedom Law Center, entrambi organi che operano nella distribuzione e nell’informazione nel campo del software libero.


 

Lawrence Lessig

Il codice è legge. Lessig è anche scrittore, e si batte da sempre per il diritto ad avere una cultura assolutamente libera anche - ma soprattutto - su internet. Suo il termine ormai famosissimo “Code is Law”, dove indica due strade da percorrere: quella tecnologica e quella giuridica. Parlando per quella tecnologica, il “codice informatico” è un insieme di dati e testo che permettono di creare un software per computer; in giurisprudenza invece, il termine “codice” indica il testo che permette di risalire alle fonti di una legge. In entrambi i casi nel suo libro Code and Other Laws of Cyberspace, Lessig dice chiaramente che il codice può diventare uno strumento di controllo sociale, da qui il termine “Code is Law”.

Metodo Lessig. Pluripremiato da associazioni e organizzazioni che si battono a favore del libero scambio senza restrizioni, Lessig è particolarmente noto anche per il suo modo di concepire le presentazioni in pubblico. Questo stile, caratterizzato soprattutto da frasi molto brevi e addirittura da sole immagini, è stato definito dal fotoreporter canadese James MacLennan il “metodo Lessig“.

Cultura libera. Fermo restando di queste idee, nel 2002 fonda la Free Culture (tradotta in Cultura libera), organizzazione contro i brevetti software, che considera una minaccia in ascesa sia all’innovazione che al software libero/open source. Nel 2004 il concetto Free Culture diventa un libro divenuto ben presto bestseller in America. Per non smentirsi mai, Lessig pubblicò Free Culture sotto licenza CC, pertanto esiste sia la copia cartacea (anche in italiano) a pagamento, che quella in digitale (anche qui presente in italiano) gratuita: tutte e due le versione sotto licenza generica CC by-nc 1.0.

Tutto ’sto gran preambolo era solamente per dire che Amazon, la più grande libreria (e non solo) online esistente, sta commercializzando il libro “Free Culture” in formato digitale da leggere negli e-book Kindle. Tutto bene sarebbe da pensare, peccato sia venduto con i lucchetti digitali DRM e si fanno beffe del titolo inglese del libro “Free Culture. How Big Media Uses Technology and the Law to Lock Down Culture and Control Creativity” e di quello in italiano (mai letterale chiaramente) “Cultura Libera. Un equilibrio fra anarchia e controllo, contro l’estremismo della proprietà intellettuale”. La cultura non è poi così libera quando ci sono di mezzo gli affari.

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