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Quando la legge non è uguale per tutti

L'Italia offre la non invidiabile singolarità di annoverare una sola espressione istituzionale sollevata dall'onere di rispondere personalmente degli errori riconducibili a inscienza o conseguenti a ingiustificabili inadeguatezze logiche. Nei suoi confronti, ed esclusivamente nei suoi confronti, non vale il principio secondo il quale “La legge è uguale per tutti”.

 

Il riferimento è, ovviamente, alla magistratura: infatti, basta varcare la soglia di qualsiasi aula di giustizia, per assistere alla sistematica ostentazione di quella scritta, la quale viene però sempre presentata alle spalle dei giudici. Proprio così: viene esposta alle loro spalle! Quando invece gli dovrebbe esser posta anche di fronte. Allora, sicuramente essi avrebbero modo di meditare adeguatamente sul suo autentico significato.

Gli appartenenti a questa quanto meno sui generis promanazione istituzionale, godono anche di un'altra singolare prerogativa: quella di far carriera per anzianità di servizio piuttosto che per competenza, dopo aver superato un semplice concorso di ingresso.

Questa eccentrica circostanza, evoca pertanto un inquietante interrogativo: chi giudica i magistrati? Non sarebbe doveroso, e non soltanto giusto, che anche essi, al pari di tutti gli altri comuni mortali, pagassero di tasca propria e che ne fosse contemplata la rimozione dall' incarico di fronte agli errori commessi nell'esercizio delle rispettive funzioni?

Al fine di non rappresentare una casta vocata a preservare i propri privilegi, i magistrati non dovrebbero autogiudicarsi. Ad aggravare ulteriormente la situazione, si aggiunge la loro ostentata politicizzazione. Non a caso, soprattutto i manifestanti inclinazioni pseudolevogire, fanno carriera al suo interno. Lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), più che vigilare sulle competenze dei magistrati, si limita a conferirne le cariche. Ecco perché occorrerebbe rivedere la Costituzione attraverso l'introduzione di un tribunale davvero indipendente nei confronti dei magistrati e formato da giuristi di fama e magari estratti a sorte di volta in volta. Tale innovazione si giustificherebbe con il fatto che, mentre ai giuristi appartengano gli studiosi del diritto, della magistratura facciano parte gli applicatori del diritto.

Immagine, da:https://www.barzellette.net/f848-legge-uguale.htm

 

 

Piero Tucceri

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