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Quando la donna sovrastava l’uomo, la civiltà era più evoluta

La maggior parte della storia umana ha avuto luogo in Africa, dove la donna era considerata pari, se non addirittura superiore, all'uomo.

Scrivo questo articolo per tentare di darmi un senso al degrado in cui il genere umano è sprofondato in questa epoca. In questo momento di opprimente realtà serve una ricerca delle nostre basi originarie per riuscire a comprendere dove e soprattutto quando si sono commessi gli errori. Questo ci dovrebbe illudere di poter rimediare ai torti, subiti e/o causati, al fine di evitare che succeda ancora in futuro o, quanto meno, per tentare di prenderne coscienza.


Può essere che molti se ne siano dimenticati o non conoscano i fatti, ma la maggior parte della storia umana ha avuto luogo in Africa, dove le donne erano considerate pari, se non addirittura superiori, agli uomini. Per migliaia di anni le società africane erano prettamente matriarcali e prosperarono in modo esponenziale. L’Occidente, esportatore di libertà e democrazia, ha invece contribuito a trasferire in quei luoghi, benedetti da Dio e dall’uomo, una forma oppressiva di ‘colonialismo Cristiano’. Principalmente gli europei, quindi, hanno sostituito millenni di matriarcato, che prosperava a ritmi estremi, con una forma di patriarcato totalitario e opprimente.

Le civiltà matriarcali in Africa

Le primissime civiltà del mondo intero sono sorte per merito degli sforzi spirituali, economici e sociali delle donne africane che, per questo motivo, hanno contribuito a creare e a governare quelle che venivano definite le ‘società matriarcali’. La gestione dei rituali e della cultura, durante il periodo del matriarcato africano, non ha mai permesso la celebrazione della violenza. Anzi, le donne hanno promosso la fecondità, esaltando il senso della vita e rispettandola in ogni sua forma. Il periodo matriarcale dell'antica Africa non era certo l'immagine speculare del patriarcato di oggi, anche perché l’amministrazione del bene comune non era basato sull'appropriazione, sull’ingordigia, sull’egocentrismo e, soprattutto, sulla violenza.

Questa armonico modo di gestire la società matriarcale ha permesso alla collettività del tempo di evolvere, di progredire, di vivere in serenità e in assoluta pace. La dominanza femminile non era un problema per i maschi e mai è stata posta in discussione. L'uomo primitivo non aveva basi di conoscenza del legame che esiste tra il rapporto sessuale e la nascita, ma ha sempre pensato (e a ragione) che solo le donne hanno il ‘potere’ di creare la vita.

Ma non solo, le donne dell’antica Africa erano pioniere della coltura organizzata e della coltivazione del bestiame, creando così i presupposti per un surplus di ricchezza basata anche per mezzo degli scambi commerciali. Le donne africane sono state le responsabili della più grande invenzione per il benessere del genere umano: la sicurezza alimentare. È questa attività, cioè l’agricoltura organizzata, che ha contribuito all’espansione della popolazione dell’Africa antica, garantendo allora uno stile di vita superiore. Inoltre, per merito delle eccedenze alimentari anche l’attività degli scambi commerciali prosperavano, sostenendo così l’avanzare della civiltà di allora.

Di conseguenza, le donne sono sempre state viste come soggetti determinanti, assolutamente vitali per l’evoluzione della società e gli uomini, anche per questo, le hanno sempre rispettate (come meritano). Ciò ha determinato la base primaria della parità di genere in Africa.

Il sistema matriarcale nell’antico Egitto

Nel 3.000 a.C. in Egitto esisteva il sistema matriarcale africano per eccellenza, il più evoluto e duraturo. Le donne nell'antico Egitto avevano il controllo completo sulle proprietà, sia beni mobili che immobili. Solo per fare un raffronto, in merito all'evoluzione femminile dell'epoca, basti pensare che fino al 1960 questo diritto non poteva essere rivendicato dalle donne in alcune parti degli Stati Uniti.

Un antico papiro egiziano, conservato presso il Museo egizio del Cairo, rivela che nel 3.000 a.C. la società era rigorosamente matrilineare e le successioni, alle generazioni successive, avvenivano attraverso la linea femminile. La donna egiziana godeva al tempo degli stessi diritti giuridici ed economici dell'uomo egiziano, e la prova di questo si riflette nell'arte egizia e nelle iscrizioni storiche illustrate in molti documenti dell’epoca. L’antico Egitto era pur sempre una società diseguale, ma la diseguaglianza si basava molto più sulla differenza in merito alle classi sociali piuttosto che su quella di genere. Da antichi documenti rinvenuti si può interpretare come le donne siano sempre state in grado di gestire e disporre di beni privati, quali terreni, beni mobili, servitori, schiavi, bestiame e persino gli strumenti finanziari, come le dotazioni e le rendite. Una donna poteva amministrare tutti i suoi beni in modo indipendente, secondo il suo libero arbitrio e sovente lo faceva con parsimonia e abilità nel garantire il bene comune. Non a caso, alcuni recenti scavi hanno portato alla luce delle tombe dove, in quelle più ‘ricche’, erano state sepolte delle donne.

Il ruolo di indipendenza e di leadership delle donne nell’antico Egitto sono parte di un modello culturale africano che iniziò millenni fa e ha continuato positivamente per molti secoli. Fino a quando noi europei non abbiamo portato il nostro colonialismo e il Cristianesimo in Africa. Negli anni appena prima della colonizzazione, le donne africane erano in gran parte uguali agli uomini. Il valore significativo del lavoro produttivo delle donne, nella produzione e lavorazione di cibo in Africa, aveva creato e mantenuto i loro diritti in ambito domestico, ivi compreso quelli politici, culturali, economici, religiosi e sociali. Tutto questo perché le donne sono state al centro di produzione in quelle società, dove la disuguaglianza sistematica tra i sessi era inesistente e le donne anziane, in particolare, avevano il meritato rispetto e venivano tenute in altissima considerazione.

Gesù Cristo usato come ‘mezzo di propaganda’ patriarcale

Oggi, la situazione è sotto gli occhi di tutti: l’Africa è stata completamente sovvertita dai patriarcati Cristiani. Per secoli il Cristianesimo è stato lo scudo che ha giustificato il colonialismo. Ciò che è meno noto è come tutto questo sia stato portato a compimento, cioè con l’uso della spada e della violenza, perpetrata lungo tutto il continente africano e lasciando dietro di sé cumuli di cadaveri.

Frantz Fanon (1925-1961), noto psichiatra, scrittore e filosofo francese, è nato in una famiglia discendente da schiavi africani ed è stato uno dei più illustri rappresentanti del ‘movimento terzomondista per la decolonizzazione dell’Africa’. Lui osservò un tempo: “Il colonialismo non è una macchina pensante, né un corpo dotato di facoltà di ragionamento. È la violenza nel suo stato naturale”.

Con l'avvento del Cristianesimo coloniale, l'emarginazione delle donne è venuto meno e per varie cause. In primo luogo, la vera storia di Gesù Cristo fu ‘imbiancata’ al fine di soggiogare i neri africani e per promuovere un patriarcato maschile, in perfetto stile europeo. Il Gesù, che gli africani hanno conosciuto per opera dei missionari europei, era di pelle bianca e con gli occhi blu. Si tratta di un fatto storico e biblico assolutamente falsato, peraltro errato ad arte. In realtà Gesù aveva la pelle bruna, la Bibbia stessa offre la prova della pelle scura di Gesù. Ne ‘L'Apocalisse’ i piedi di Gesù vengono descritti “di color bronzo incandescente, come se bruciato in una fornace”.

Gli studiosi concordano su un fatto ineccepibile: Gesù era, come erano la maggior parte degli Ebrei del I secolo, un uomo dalla pelle bruna. Secondo il Nuovo TestamentoMaria e Giuseppe hanno viaggiato verso Sud per fuggire da Betlemme per nascondere Gesù bambino da Erode che lo voleva uccidere. Nel loro viaggio incontrarono solo persone dalla pelle scura, per cui viene naturale pensare che non sarebbe stato possibile nascondere un bambino ‘bianco’ tra la gente dalla pelle scura.

La storia del colore della pelle di Gesù non è secondaria, bensì determinante in quanto è il mezzo utilizzato dai missionari cristiani all’epoca della colonizzazione africana. L’immagine di un Gesù bianco, seppur storicamente falsa, è stata utilizzata per giustificare la schiavitù e il genocidio di milioni di indigeni in Africa. Non solo, il patriarcalismo Cristiano, con tutto il suo integralismo maschile, ha portato in Africa quella che viene denominata la ‘unità familiare nucleare monogamica’, il cui unico scopo era quello di poter trasferire una proprietà privata, sotto forma di successione ereditaria, per mezzo di una generazione di maschi.

Il colonialismo e patriarcato Cristiano

Il colonialismo Cristiano. come su scritto, ha così fondato la ‘famiglia nucleare moderna’, basata principalmente sulla schiavitù domestica della donna, moglie e madre. Se leggiamo il dizionario della lingua italiana, esso rivela che la parola ‘Famiglia’ ha origini latine e deriva da ‘Famulus’ che significa letteralmente: schiavo domestico. Il plurale latino di ‘Famiglie’ è ‘Familia’, per cui il suo significato descrive un numero plurimo di schiavi appartenenti a un solo uomo. Il colonialismo Cristiano non si è accontentato di tutto ciò e si è spinto anche oltre portando in Africa il concetto di ‘donna vittoriana’, cioè quella donna che dovrebbe rimanere nella sfera privata e lasciare il ‘vero lavoro’ in mano agli uomini. Grazie a questo concetto vittoriano riferito alla donna, le donne africane (dopo quelle europee) sono state escluse dai nuovi sistemi religiosi, politici e socioeconomici.

IL QUINTO VANGELO, un Thriller Storico a tema religioso di Carlo Santi (2013 CIESSE Edizioni) La religione patriarcale esportata in Africa, quindi, non ha consentito alle donne di svolgere i ruoli principali che prima avevano nella religione indigena africana. Da tener presente che per le antiche religioni africane il concetto di Dio era immaginato come una ‘Lei’ e persino i principali ‘spiriti guardiani’ o i ‘principi sacri’ erano di genere femminile. Tra l’altro, il concetto di Dio, quale ‘Madre Suprema’ l’ho descritto in un mio libro, un thriller storico a tema religioso dal titolo ‘Il quinto Vangelo’ (II ed. 2013 CIESSE Edizioni), dove documento un passaggio di un Vangelo, che alcuni studiosi attribuiscono a Maria Maddalena, in cui si testimonierebbe che Dio è principalmente Madre, in quanto responsabile della ‘Creazione’ e quindi legato al concetto della ‘Natività’. L’idea di un ‘Dio Madre’ non è solo un fondamento di una parte della Cristianità, bensì deriva persino da documenti pagani in cui verrebbe descritta una ‘Madre Primordiale’ che, tra le altre cose, creò prima la donna e solo successivamente l’uomo, al quale venne dato un solo e unico compito, cioè quello di servirla e difenderla.

Chiaramente, gli europei manipolarono il vero Cristianesimo per trarne il massimo profitto e il saccheggio, ma anche lo stupro, il furto, l'omicidio e l'impero. Le barbarie del colonialismo in Africa, commesse nel nome del Cristianesimo, in realtà sono in contrasto e in palese violazione degli insegnamenti di Gesù Cristo, Mosè e di tutti i Profeti fondatori di altre grandi religioni. Costoro hanno sempre professato per un giusto ed equo trattamento di tutti i figli di Dio.

L’uomo, quindi, è il vero ‘Anticristo’ di se stesso, eppure la donna potrebbe ritornare a essere la nostra unica speranza per migliore questo mondo, ma, purtroppo per noi, non siamo ancora pronti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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