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Quando la Lega voleva il governo tecnico

Oggi la Lega va all’opposizione del governo Monti parlando di «colpo di Stato», di «fine della democrazia». Ma nel 1995 fu proprio la Lega a far cadere il primo governo Berlusconi, e a votare a favore del primo governo ‘tecnico’ della storia repubblicana, il governo Dini.

Ecco che cosa scriveva la segreteria politica della Lega Nord il 13 gennaio 1995, cioè dopo che il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, aveva deciso di affidare a Lamberto Dini la guida del nuovo esecutivo. Un comunicato che sembra appartenere alla storia di questi giorni, anche se a parti rovesciate:

La Lega Nord prende atto della lungimiranza della scelta del presidente della Repubblica, che ha dato l’incarico di formare il nuovo governo a Lamberto Dini, prefigurando in tal modo una chiara ipotesi di governo tecnico, non vincolato ad alcuna scadenza elettorale, che non sia quella del termine naturale della legislatura in corso, e non paralizzato da quegli schieramenti politici che in Parlamento hanno finora impedito le riforme.

La scelta di un governo tecnico consente di affrontare finalmente, con decisione e con chiarezza, i problemi più urgenti del Paese, l’economia, la riforma della legge elettorale, la normativa anti-trust e le privatizzazioni, al di fuori della logica della mistificazione della realtà e della ricerca dello scontro con i poteri dello Stato, logica che ha caratterizzato l’azione di quegli schieramenti politici che fino all’ultimo hanno premuto per elezioni anticipate, nel tentativo di far prevalere gli interessi di parte rispetto alle esigenze del Paese.

Lo stesso giorno l’allora sindaco di Milano, Marco Formentini, su Dini aggiungeva:

è un economista, un tecnico, è un segnale che l’Italia si appresta a varare una manovra economica rigorosa e seria. Dopo 7 mesi buttati al vento, ora ci sono le condizioni per fare le cose di cui il Paese ha urgente bisogno.

Il governo Dini «avrà un grandissimo appoggio parlamentare», e dovrà «disintossicare l’opinione pubblica dell’intossicazione ottenuta attraverso il bombardamento delle televisioni di Berlusconi», concludeva Formentini.

Sedici anni dopo, di fronte nuovamente a uno scenario di crisi economica e politica, il governo tecnico da utile a risolvere i problemi del Paese diventa un «golpe» dell’«uomo delle banche»; la richiesta di elezioni anticipate non più sinonimo di interessi di parte ma di difesa della democrazia; la scelta del presidente della Repubblica tutt’altro che «lungimirante».

Quanto all’«intossicazione» berlusconiana, non è affatto detto che la Lega – dopo altri 11 anni con il Cavaliere – abbia intenzione di essere fedele al proposito di Formentini, nei prossimi mesi.

La logica è sempre la stessa: se fa comodo, si può fare; altrimenti, no. Altro che democrazia.

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