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Psicologi contro Counselors: il TAR dà ragione ai primi

Con sentenza 13020/2015 Il TAR del Lazio, sezione terza, ha accolto un ricorso del Consiglio dell'Ordine degli Psicologi affermando che il "disagio psichico" va curato dagli psicologi. Disposta la cancellazione di Assocounseling dall'elenco delle associazioni di categoria per professioni non regolamentate.

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Sembra un copione già visto. Come già accaduto con la mediazione civile dove per anni i vertici dell'avvocatura hanno tentato di contrastare in tutti i modi (tra ricorsi giudiziari e opere di disinformazione) lo sviluppo dell'istituto puntando il dito contro la figura professionale emergente del mediatore (non considerando che l'attività di mediazione è svolta anche da molti avvocati), impauriti che questo potesse "togliere" lavoro agli avvocati "tradizionalisti", si è svolto in questi giorni un altro match che riguarda però una partita parallela ma non del tutto estranea al mondo giuridico.

In campo stavolta l'Ordine degli Psicologi contro un'altra "nascente" professione, quella del Counselor.

In realtà il counseling è un'attività praticata quasi in tutto il mondo, particolarmente in voga nei Paesi anglosassoni, ma si sa che in Italia le cose arrivano in ritardo e devono essere vagliate da tutta una serie di "caste" che in base a principi conservatrici e utilitaristici ne influenzano il percorso di sviluppo.

Il counseling si basa su una relazione d'aiuto e ha uno scopo prevalentemente socio-culturale, non certo sanitario in senso clinico del termine.

Il counselor è un consulente al quale rivolgersi per tentare di risolvere in un'ottica dialogica e in tempi brevi alcune problematiche transitorie legate al quadro sociale e a difficoltà quotidiane, ad esempio di tipo relazionale o anche lavorativo, della persona. Non ha nulla a che vedere con terapie attuate da psicologi o psicoterapeuti.

Nel counseling operano diversi professionisti con ampia preparazione multidisciplinare e anche molti psicologi e psichiatri che hanno trovato in questo settore un'opportunità per arricchire la professione.

E' vero che il counseling riguarda il benessere ma sarebbe riduttivo far dipendere il benessere soltanto da fattori meramente medico-sanitari.

Tali informazioni non sembrano essere stati approfonditi, almeno da una prima lettura, dal TAR che ha deciso con sentenza 13020/2015 del 17 novembre la cancellazione di "Assocounseling" dall'elenco delle associazioni di categoria per professioni non regolamentate dichiarando che attività di tipo sanitario non possono essere incluse in tale elenco. Ha stabilito altresì che il trattamento del disagio psichico ricade nell'attività sanitaria.

Il TAR spiega che “Non può non convenirsi che la gradazione del disagio psichico presuppone una competenza diagnostica pacificamente non riconosciuta ai counselors e che il disagio psichico, anche fuori dai contesti clinici, rientra nelle competenze della professione dello psicologo”.

"Il disagio psichico - continua il TAR nelle motivazioni della sentenza - è una condizione che attiene senz’altro alla sfera della salute ed è tale attinenza a giustificare i limiti ed i controlli che vengono garantiti anche attraverso l’attività degli ordini professionali".

Il Tribunale, parlando di professioni regolamentate, spiega poi come il counseling costituisca un'area di specializzazione per gli stessi psicologi: "E’ certamente il caso dell’attività psicoterapeutica alla luce di quanto dispone l’art.35 della legge 56/1989, come modificato dall’art.1, comma 2, della legge 4/1999, e del counseling, per quanto può ricavarsi dal Decreto MIUR del 24 luglio 2006, di Riassetto delle scuole di specializzazione di area psicologica, nel quale “la valutazione ed il counseling” identifica una delle quattro tipologie di scuole di specializzazione di area psicologica".

La replica di Assocounseling non si è fatta attendere. L'associazione annuncia ricorso in Consiglio di Stato e spiega come la sentenza del TAR, pur sfavorevole, contenga affermazioni del tutto consivisibili, prima fra tutte quella che il "disagio psichico" va curato da professionisti quali psicologi e psichiatri.

"Apprezziamo l’inconsueta celerità con cui il TAR Lazio si è pronunciato in merito al ricorso - affermano dal Consiglio di Presidenza di Assocounseling - ma non possiamo nascondere che siamo stupefatti sul piano del diritto. La Sentenza infatti riporta spunti anche interessanti e sui quali, paradossalmente, ci troviamo in piena sintonia con i Giudici. Ad esempio quando gli stessi riportano che “il trattamento del disagio psichico è attività sanitaria”. Ci viene da chiederci tuttavia chi abbia mai sostenuto il contrario e sulla base di quali evidenze ci viene contestata una posizione da noi mai assunta. Siamo i primi a concordare: il counseling non è attività sanitaria e non si occupa di disagio psichico".

La battaglia è quindi in pieno svolgimento e ora, promettono da Assocounseling, si sposterà sul piano istituzionale.

Concludendo. La sensazione è che, spesso, si perda di vista il bene comune in favore di questioni di principio e corporativiste. Imparare ad aiutare e ad aiutarsi è qualcosa che fa bene alla società. Non tutti devono aver bisogno di psichiatri, psicologi e avvocati per qualsiasi problema. Figure professionali "alla portata" del cittadino comune con cui egli possa relazionarsi per superare piccoli impedimenti della quotidianità e recuperare benessere devono essere favorite e non certo ostacolate.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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