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Prostituzione: ddl del Pd in Commissione Affari Costituzionali

Inizierà domani in Commissione Affari Costituzionali del Senato la discussione del disegno di legge presentato dal PD, per la firma di Vittoria Franco e Anna Finocchiaro. Proprio in contemporanea con la discussione su quello presentato dal Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna. A far presagire un forte contrasto fra maggioranza e opposizione è proprio il diverso tipo di approccio che rende i due ddl opposti. Per il Governo, infatti, è prioritaria la lotta alla prostituzione in sè e per sè. Mentre il reato di prostituzione non esiste ormai da tempo in Gran Bretagna, Germania, Francia, Olanda e Spagna, nel Belpaese non si parla nemmeno di legalizzazione. Il pugno duro è pronto ad abbattersi sulle professioniste del piacere. Pugno duro per modo di dire: perché la pena prevista è dai 5 ai 15 giorni di galera. Il che significa che verrà semplicemente estinta con un’ammenda; se non si superano i 3 anni, infatti, la pena non si sconta in carcere. E i magnaccia di certo non si spaventano di fronte a una multa. Per sopperire a questa mancanza, domani verrà presentata anche la bozza del ddl del PD. Che cambia nettamente il punto di partenza: non più lotta contro la prostituzione, ma contro lo sfruttamento delle donne.



Tuttavia anche questo progetto di legge suscita qualche perplessità, ben espresse in un’intervista a L’Unità dal sindaco di Genova Marta Vincenzi. <> afferma, e continua dicendo che <>. La proposta del PD, infatti, è di equiparare le pene per chi sfrutta la prostituzione a quelle di chi compie reati di mafia, introducendo la confisca dei beni, da reindirizzare ai programmi di integrazione sociale in favore delle vittime dello sfruttamento. Ma nel terzo comma dell’articolo 2 si introdurrebbe anche il principio che suscita tanto scalpore, e l’ira del sindaco di Genova: la possibilità ai Comuni di individuare luoghi dove far praticare la prostituzione <>. Si ritorna, dunque, alle "case chiuse", a 49 anni dalla legge Merlin che le abolì. Indubbiamente, se i provvedimenti del ddl del PD non restassero su carta, ma venissero seriamente applicati, il colpo alla criminalità organizzata - italiana e non - che ha interessi nel settore sarebbe duro. Quello che probabilmente il sindaco Vincenzi teme è la deriva perbenista che sottende il disegno di legge. Ma forse, nello stato attuale, è meglio accettare un provvedimento che estirpi la piaga dello sfruttamento delle donne, al costo di cedere al bigottismo di chi non vuole vedere le prostitute ma accetta che pratichino la professione lontano dai loro occhi. Per compiere un altro passo avanti verso la civiltà c’è tempo.

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