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Proposte per un futuro alternativo

Proposte per un futuro alternativo

D’Alema afferma: l’Italia è un paese di destra. Sul perché sia diventata di destra, silenzio.
 
Dobbiamo ricordare che il motivo c’è, e quelle masse lavoratrici che si identificavano in una sinistra antagonista e militante, a cui era stato promesso un futuro migliore - “il sol dell’avvenire” - ad un certo punto si sono accorte, sulla loro pelle, che erano state tradite e prese in giro da una classe dirigente inamovibile e lontana, per cui sono entrate nel tunnel dell’indifferenza, dello scetticismo, della astensione dal voto e, nell’Italia del nord, hanno preferito i padroni e la Lega ai traditori.
 
Tutta la classe dirigente del PD, che ha la pretesa di rappresentare la sinistra, ha le sue radici in questa disfatta, e niente potrà dare nuova credibilità a questo pseudo partito che può solo fallire, spaccato tra dalemiani e veltroniani che sono divisi persino sul come essere più servizievoli verso il capitalismo al potere.
 
La penosa giustificazione che non esistono più le classi sociali e che quella operaia è ininfluente, è una cinica falsificazione della realtà. Infatti il volume del lavoro salariato, del precariato, dei disoccupati, dei pensionati al minimo, degli stipendiati, insomma delle classi subalterne, non è diminuito e rappresenta ancora la maggioranza del popolo italiano, di cui una parte consistente vota per la destra, contro i propri interessi. Sono scomparsi solo i braccianti, sostituiti dagli immigrati che si possono spremere a 20 euro al giorno… quando glieli danno.
 
Specularmene anche il sindacato ha percorso la strada della collaborazione e della subalternità ai disegni padronali. Ha accettato la globalizzazione come “inevitabile”, e oggi ci troviamo in una competizione economica globale, in cui abbiamo perduto segmenti di mercato che non recupereremo più, e ne perderemo presto altri, anche nei settori tecnologicamente più avanzati.
 
La subalternità all’economia liberista e globalizzata si paga. Il prezzo che presto pagheremo sarà quello della crisi legata al crescere del debito pubblico che ormai ha la dimensione da economia in bancarotta, pagheremo il prezzo delle speculazioni internazionali (dei nostri alleati) sull’euro, pagheremo il prezzo del “picco del petrolio” che arriverà prima di quanto si pensi, pagheremo presto il prezzo della instabilità ambientale del ciclo capitalista che inquina, desertifica, consuma più di quanto la terra è in grado di riprodurre, pagheremo presto anche la passività e l’immobilismo nell’affrontare il problema demografico, che per me è la più grande delle emergenze planetarie.
 
L’ottimismo beota del nostro premier, l’ottusa volontà di non ammettere la crisi, allontanano ogni possibilità di comprendere, fronteggiare, invertire la tendenza.
 
Se avessi il potere politico, proporrei un “Piano energitico nazionale”, con lo scopo dichiarato di ottenere l’autosufficienza energetica e quindi una vera indipendenza anche politica, con le tecnologie rinnovabili (sole, eolico, geotermico, biomasse, idroelettrico).
 
Tale piano, per essere attuato, deve avere un solo gestore dell’energia, pubblico, che deve coordinare tutta la rete collegata alle aziende elettriche regionali, deve prevedere un prezzo unico per kilowat pagato dallo Stato (tipo l’attuale “conto energia”) a chiunque produca energia, dal piccolo surplus di energia di un impianto domestico, a una grande “fattoria solare”.
 
Una grande rivoluzione sociale, un pensare al futuro anticipando i problemi, prima che ci crollino addosso, una pace con l’ambiente, un ciclo di produzione, installazione, gestione, da fare tutto in Italia, su tutto il territorio, senza impianti giganteschi, con nuove figure sociali, produttori di energia, che vanno a vivere fuori dalle città, a gestire fattorie solari che si devono diffondere fino a quando non ci sarà energia pulita per tutti i nostri bisogni.
 
E’ chiaro che parlo anche dell’energia necessaria per alimentare un parco macchine tutto elettrico, che tolga per sempre dai nostri polmoni quelle polveri sottili e quei veleni che ci fanno ammalare.
 
Non vi sembrerebbe un segno di evoluzione vedere la “Ferrari” usare tutta la sua tecnologia avanzata, capacità tecnica e organizzativa per produrre pannelli fotovoltaici e installarli ovunque con la velocità con cui cambia le gomme ai ”pit-stop”?
 
Non vi sembrerebbe più lungimirante e saggio uscire dal ciclo del petrolio, che è una materia in esaurimento, e lasciare quello rimasto sotto terra o sotto i mari senza procurarci altri danni e devastazioni o altre guerre?
 
L’autosufficienza energetica, quella vera, che non ci fa dipendere nemmeno dai padroni dell’uranio, se ben impostata e non in mano a grandi gruppi speculativi, diffusa sul territorio, può essere, per milioni di persone, un nuovo modo di vivere, etico verso l’ambiente, a contatto con la terra, senza grandi stress lavorativi, senza padroni, con la prospettiva di sicurezza, con la possibilità di offrire ai propri figli un futuro di autonomia e di reddito, senza competere con nessuno, senza sfruttare nessuno, pensando solo alla protezione e all’efficienza dei propri impianti.
 
Le “fattorie solari” sono la nuova frontiera, produrranno la cultura della pace tra l’ambiente e gli uomini, la cultura dell’autosufficienza e dell’autodeterminazione, la difesa del territorio, la fine della globalizzazione e l’uscita dal precariato, in cui il nostro reddito dipende dal fatto che il nostro datore di lavoro decide di delocalizzare all’estero la sua attività e di comunicarcelo con una mail.
Il futuro e la vita sono con il sole!
 
Petrolio e uranio sono il passato, la morte dell’ambiente, le guerre.
 

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