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Processi partecipativi per una maggiore sostenibilità ambientale

Sarà che vivo a meno di 60 km da Porto Tolle e quindi sono facilmente preda della sindrome Nimby.

Sarà che l'idea di bruciare del carbone in un parco naturale e in uno delle zone umide più grandi d'europa mi sembra un po' balzana.
 
Sarà che i filtri, e gli altri accorgimenti tecnologici per abbattere le emissioni, mi sembrano il silenziatore posto sulla canna di una pistola: spara e uccide lo stesso, ma nessuno se ne accorge. 
 
Sarà che l'idea di una grande centrale mi sembra più da paese in via di industrializzazione (che deve cioè soddisfare in fretta consumi crescenti) che non da paese "sviluppato" (con consumi in calo, o stabili se va bene) dove è necessario investire su rete, energia distribuita e di minore impatto ambientale.
 
Sarà che, dopo tutti gli allarmi di sforamento dei valori delle emissioni nei centri urbani, mi sembra strano costruire una cosa che concentra in un unico punto le emissioni di 4 volte il centro urbano di Milano. 
 
Sarà che qualcuno che mi dice che ha 12 miliardi da spendere e non glieli fanno spendere mi fa mettere subito sulla difensiva.
 
Sarà che quando gli amministratori e parti sociali dei territori coinvolti sono tutti d'accordo pur essendo di partiti diversi e gli unici che non sono d'accordo sono solo quelli che non hanno alcun "potere", io mi preoccupo.
 
Sarà che Enel, pur essendo una spa, ha la golden share del MEF, e quindi la sua politica dovrebbe essere espressione di chi elegge un governo, cioè quegli stessi elettori senza "potere" che sono contrari e preoccupati.
 
Sarà che fino ai referendum di giugno Enel è quella che più di tutti spingeva per il nucleare.
 
Sarà che ho una figlia che vivrà da queste parti ancora per un po' di anni.
Sarà che quando dicono "carbone pulito" o "carbone leggero" io penso che sia una battuta di un comico amante degli ossimori.

Sarà che quando mi mettono in una angolo dicendo "se dici no alla centrale dici no al lavoro e allo sviluppo" io mi sento preso per i fondelli... 
 
Sarà tutto questo, cioè nulla di rilevante, e sarà anche molto altro di più rilevante, ma io sono convinto che si potrebbe fare affrontare il problema diversamente.
 
Ecco come.
 
Enel dice di avere pronti 12 miliardi.
La regione avrà costi sanitari futuri che dovrà sostenere per sempre a causa del decadimento della qualità dell'aria. Diciamo che ne attualizziamo almeno 30 anni: io non sono in grado ma ci sono metodologie per farlo.
Calcoliamo gli investimenti pubblici (e privati) fatti negli ultimi 10 anni per sostenere attività turistico ricettive nel parco e aggiungiamogli quelli fatti a sostegno dell'attività ittica (che sarebbero buttati via nel caso in cui si cominci a costruire la centrale).
Sommiamo anche il costo delle maggiori emissioni di CO2 che dovremmo pagare alla UE nel 2020...
Aggiungiamo i costi della perdita di biodiversità nel parco naturale (esistono metodologie anche per questo).

La somma di tutti questi costi sono i soldi che tutti gli stackholders devono spendere.
Otteniamo un numero: 20 mld? 40 mld? di meno? di più?
Comunque una cifra superiore a quella che ENEL dice di avere già a disposizione.
Solo avere questa cifra ci mette in condizione di avere un'idea più chiara di che cosa stiamo parlando.
Ora, come in tutte le famiglie ragioniamo: con questi soldi cosa possiamo fare? E per ragionare facciamo così.
 
Apriamo un concorso internazionale di idee (cioè a costo zero) per avere un progetto di massima a queste condizioni: con questi soldi cosa ci faresti e quali vantaggi ci sarebbero per Enel e la comunità locale? 
Nessun altro vincolo, se non presentare una sintesi del progetto in non più di 10 slide (se sono 12 o 18 va bene, ma non 100!). Nella sintesi devono essere chiari e ben definiti:
- costi (anche se di massima)
- impatti occupazionali
- impatti ambientali
- energia prodotta
- ...
 
Possono partecipare tutti, anche i bambini. Nessuna commissione di valutazione. Il concorso lo può lanciare chiunque: Legambiente, WWF, Greenpeace, un comitato di cittadini...
 
Le proposte che arriveranno saranno rese pubbliche e su quelle si cominci a ragionare: dibattito politico e dibattito pubblico. Il processo pubblico ai progetti garantisce che quelle più balzane saranno subito estromesse, su quelle più interessanti si potrebbe invece coagulare l'interesse di qualche politico che, in assenza di alternative, si era supinamente piegato alla prima proposta che è arrivata... insomma mettiamo alla prova la maturità della collettività e vediamo cosa salta fuori. Se non salta fuori nulla è giusto che venga costruita la centrale a carbone leggero. Non una, ma due.
 
Io non mi sono inventato niente, già funziona così altrove. Ecco due casi concreti:
A Parma c'è in progetto un inceneritore e per contrastarlo si stanno proponendo progetti alternativi che, con numeri e dettagli, dimostrano che fare qualcosa di diverso si può e, spesso, conviene... Anche se i cantieri sono già aperti io oggi non sono così sicuro che l'inceneritore si farà sul serio.
 
Nulla di diverso da quello che ha fatto la Malesia: il governo voleva fare una centrale a Carbone, la Banca Mondiale (che ha una struttura chiamata Team Climate Change) ha fatto una proposta alternativa con Fonti Rinnovabili. C'è stata una aspra discussione pubblica, alla fine il governo ha deciso di non fare la centrale a Carbone. Vista così la Malesia sembra la culla della democrazia e noi uno dei tanti stati fantoccio.
Il tutto è stato raccontato qui, cioè in un post pubblico del blog ufficiale del Team Climate Change della Banca Mondiale dal titolo: develpoment in changing climate. Nel blog altri esempi.

In altri termini mettiamo in pratica un principio sacrosanto: "Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa costruisci un nuovo modello renda la realtà obsoleta"

Qualcuno vuole provare a prendersi questa responsabilità?

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