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Prima che la notte: la fiction dedicata al giornalista siciliano Giuseppe Fava

La sua vita si è interrotta molto presto. Il 5 gennaio del 1984, a Catania, quando un killer della mafia gli sparò cinque colpi di pistola. Stiamo parlando di Giuseppe Fava, detto Pippo, il noto scrittore e giornalista di origine siciliana morto tragicamente per la sua informazione improntata alla criminalità. E il sogno di una terra capace di reagire agli attacchi malavitosi è più forte che mai.

È la trama della fiction “Prima che la notte”, tratta dal libro omonimo. La serie, in onda mercoledì 23, su Rai1, in occasione della Giornata della Legalità, si appresta a ripercorre la figura di un giornalista che, nonostante le incombenze malavitose, è riuscito a imporre un modo di fare informazione senza precedenti. E, forse, per questo che è risultato scomodo, perché narrava la triste realtà della sua Sicilia, ma vogliosa di riscatto.

A interpretarlo, ci ha pensato l’attore Fabrizio Gifuni. “Ho sposato questo progetto con entusiasmo, non solo per la qualità della sceneggiatura (scritta, tra gli altri, dal figlio Claudio Fava e dal regista), ma anche perché considero Fava un personaggio eccezionale”.

Di lui l’hanno colpita “da un lato, le capacità di eccellere in vari campi: pittura, teatro, giornalismo e drammaturgia. Dall’altro, l’incontenibile vitalità, la voglia di affrontare la vita con una gioia che rendeva quasi inevitabili atti di coraggio, come quelli che lo hanno portato alla morte”, spiega l’attore.

E, in particolare, si riferisce alla sua esperienza presso il giornale “I Siciliani”. "È proprio a questa stagione irripetibile che ha coperto l’ultima fase della vita di Pippo, che è dedicato a lui il film che vedrete in tv. Si narra la nascita di una rivista mensile che Fava, tornato apposta a Catania per fondarla, trasforma in una scuola di giornalismo per giovani pieni di talento e passione civile, che da lui imparano l’importanza di avere coraggio delle proprie azioni”, afferma Gifuni.

Ma, l’articolo sul boss Nitto Santapaola fa scatenare la vendetta mafiosa. “Pippo non era un eroe di professione, tutto compreso nella sua lotta contro il male. Anzi, lo ripeto, raccontava la mafia, perché, purtroppo, era reale, presente, minacciosa. Per un fenomenale narratore di storie con lui sarebbe stato impossibile ignorarla. E, anche se il suo assassinio è stato, ovviamente, per tutti, un terribile shock, resto convinto che, alla fine, abbia vinto lui, perché i suoi ragazzi e tanti altri cittadini onesti hanno proseguito la sua battaglia”, conclude l’attore.

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