• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Politiche economiche italiane e del mondo: alcuni dati

Politiche economiche italiane e del mondo: alcuni dati

Alcune cifre per comprendere le reali intenzioni delle politiche economiche e finanziarie dell’Italia e del mondo.

Alcune cifre rilevate da rari organi d'informazione ancora indipendenti.

In Italia l’ammontare annuo dell’evasione fiscale è di circa 140 miliardi di euro. Circa 60 miliardi di euro annui è il costo della corruzione. Ultimamente è trapelato che lo Stato starebbe pressoché abbuonando gli 88 miliardi di euro frodati dalle società che gestiscono le slot machine in Italia. La Commissione di tecnici nominata dal Ministero dell’Economia, infatti, ha ridotto la somma ad appena 30 milioni di euro, un megasconto che lo Stato starebbe concedendo contro i suoi interessi e quindi contro quelli dei cittadini italiani. Le missioni cosiddette “di pace” all’estero ci costano 750 milioni di euro l’anno. Da qui al 2026 le spese in armamenti ammonteranno a 29 miliardi di euro, quasi 2 miliardi l’anno. A 4,3 miliardi di euro ammonta la truffa attuata ai danni del fisco italiano e quindi degli italiani, dalle principali banche d’affari estere avendo chiesto e ottenuto in tempi celeri (che efficiente lo Stato quando deve rimborsare le banche!) il rimborso del credito d’imposta che spetta invece solo a società residenti in Italia. Altri sprechi servono per mantenere i privilegi della casta, troppo lunghi da elencare in dettaglio, un solo esempio: le 600.000 auto blu (solo il Ministro Brunetta ne ha 9), che ci costano 4 miliardi di euro l’anno. Sommando il tutto, lo Stato spreca quasi 300 miliardi di euro l’anno. Si ha un’idea di quello che si potrebbe fare magari con solo una parte di questa immensa cifra, dato che, ovviamente, non è interamente recuperabile in tempi brevi?

Eppure la legislazione antievasione fiscale ad esempio è chiaramente inefficace, se lo Stato continua a garantire le megafranchigie previste per gli evasori. Infatti, fino a 103.000 € di dichiarazione infedele (quando si dichiara meno del ricavato, omettendo scontrini fiscali e fatture) e fino a 77.000 € di frode fiscale (quando si dichiarano più spese del reale con false fatturazioni), non è penalmente rilevante. Ciò garantisce praticamente l’impunità agli evasori che, quando sono beccati, vanno a pagare multe irrisorie tipo quelle per la violazione del codice stradale. Basterebbe far rientrare nel penale e non nel provvedimento amministrativo l’evasione fiscale, comminando pene magari non severe come negli USA dove danno anche 15 anni di carcere, ma quanto basta per scoraggiare adeguatamente tali fattispecie di reato, che nella misura raggiunta fin’oggi si rivelano una vera e propria piaga sociale.

Con lo scudo fiscale al 5 % lo Stato poi si è accontentato delle briciole, 5 miliardi di euro, nel rientro dei 100 miliardi di euro dall’estero, che una volta “ripuliti” probabilmente riprenderanno la via dei paradisi fiscali, come successe con quello del 2004 quando rientrarono 150 miliardi di euro con uno scudo addirittura del 2,5 %. Lo Stato poteva chiedere un 15 - 20 %, sempre meglio che pagare l’aliquota massima prevista del 43 %, e incassare 15 - 20 miliardi di euro. Sarebbero rientrati ugualmente, magari qualcosa meno, pur di poterli “riciclare” legalmente con la complicità dello Stato italiano.

E la legislazione anticorruzione? Da marzo 2010 è fermo un disegno di legge scritto dal Ministro Alfano ma difficilmente approvabile per la sua inadeguatezza. La testata Il Fatto quotidiano con l’aiuto di giuristi e magistrati ha proposto un nuovo testo molto più efficace. Le linee principali sono il recepimento della Convenzione penale del Consiglio d’Europa sulla corruzione, sottoscritta a Strasburgo dagli stati membri nel 1999 e mai ratificata dall’Italia; ripristinare il falso in bilancio; rimaneggiare il sistema delle prescrizioni che con la ex Cirielli prescrive il reato di corruzione appena dopo 7 anni e mezzo dall’averlo commesso, arrestandone invece la decorrenza al momento dell’esercizio dell’azione penale, cioè della richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm, avendo così, in caso di condanna, la certezza della pena nonostante i tempi lunghi della giustizia; prendere il meglio delle molteplici proposte e disegni di legge giacenti da anni in Parlamento e ivi insabbiati da varie legislature, quali la legislazione premiale per incentivare il pentitismo anche in questo tipo di reati, che incoraggi il corruttore o il corrotto che va spontaneamente a confessare e a denunciare i suoi complici, prima che la notizia di reato sia stata iscritta a suo nome e comunque entro tre mesi dalla commissione del fatto e a condizione che restituisca il maltolto fino all’ultimo euro, con la sanzione automatica della decadenza e dell’interdizione dai pubblici uffici. Chi dovesse approvare questo testo in Parlamento dimostrerebbe la volontà reale di sconfiggere il cancro della corruzione.

Ora, l’austera manovra finanziaria da 25 miliardi di euro varata dal Ministro Tremonti che assicura di non togliere un euro dalle tasche dei cittadini (bisognerebbe chiarire di quali cittadini) ma fatta di tagli (gli armamenti però non si toccano!), sacrifici e moderazione salariale (per molti italiani ma non per pochi arciricchi), ci dicono che serve per scongiurare il possibile dissesto finanziario tipo quello della Grecia. In tal modo però si smantella ulteriormente il già precario stato sociale o welfare che dir si voglia. Tagliare indiscriminatamente istruzione, cultura, ricerca, sanità e giustizia significa ridurre fortemente il diritto all’istruzione, alla salute e alla sicurezza. Nelle Scuole e nei Palazzi di Giustizia sempre più spesso si ha notizia che il personale più responsabile per poter continuare a svolgere il proprio lavoro è costretto ad acquistare di tasca propria materiale didattico e di cancelleria. Molti commissariati chiudono alle ore 20,00 per mancanza di personale (e se uno ha bisogno di aiuto di notte?) e i mezzi delle forze dell’ordine poi spesso non possono uscire per mancanza di carburante. Alla faccia della sicurezza! Inoltre, tanto per parlare di sprechi veri, mentre le strutture sanitarie e scolastiche pubbliche boccheggiano lo Stato però continua ad elargire sovvenzioni alle cliniche e alle scuole private.

Poi, congelare per 3 anni con tale manovra gli stipendi significa aggravare la già triste qualità della vita delle persone che faticano ad arrivare alla fine del mese a causa dello già scarso potere d’acquisto dei loro già magri stipendi, e certamente in tal modo non si rilanciano i consumi e così l’economia dell’Italia. Chi non consuma non produce, e i consumatori più importanti, non solo in termini meramente numerici (che non è comunque cosa da poco umanamente parlando) ma anche economici, sono le masse che acquistano vari beni di prima necessità che rappresentano il grosso dell’economia, e non quelli di lusso in quanto destinati ad una ridottissima nicchia.

Ecco un ragionamento elementare. Qualche migliaio di facoltosi capaci di acquistare panfili di lusso, Ferrari, costosissimi gioielli e abiti firmati, fa muovere una piccolissima parte dell’economia in quanto rappresentata da un indotto marginale. Se invece 55 milioni di italiani con uno stipendio o salario o onorario raddoppiato (si può se si vuole realmente incrementare il potere di acquisto dei redditi delle famiglie, se si vuole veramente risolvere la crisi economica in favore dei molti e non dei pochi) iniziano a spendere di più ogni giorno nei supermercati e ad ogni stagione nei negozi di abiti e scarpe, ad andare in pizzeria o al ristorante o al pub e al cinema ogni fine settimana, a cambiarsi l’auto più spesso e a farsi un sacrosanto mese di vacanza all’anno, si muove un indotto gigantesco. L’industria alimentare, tessile, calzaturiera, turistica e alberghiera e negozi, ristoranti, pizzerie ricomincerebbero a lavorare e a espandersi, la disoccupazione a diminuire e l’economia ricomincerebbe a girare.

Non ci vuole essere dei Premi Nobel dell’Economia o dei geni della politica economica e finanziaria per comprendere questa elementare verità, ma solo buon senso e soprattutto tanta buona fede. Invece i governanti del mondo intero sono proiettati verso questa politica dell’austerità a senso unico, quello dei sacrifici delle masse, a vantaggio di chi detiene la maggior ricchezza del pianeta e degli strumenti per non solo conservarla ma addirittura accrescerla all’infinito, quali banche, uomini giusti nei posti chiave delle istituzioni e mezzi d’informazione compiacenti, in poche parole, di chi detiene il potere reale. Lo scrittore Saramago definiva senza mezzi termini simile disegno politico-economico un crimine contro l’umanità poiché toglie alle persone la possibilità di vivere dignitosamente col proprio lavoro. Le difficoltà economiche tolgono dignità e creano sofferenza, e a volte provocano anche la morte: parecchi casi di omicidio e suicidio affondano le radici nella miseria, come nella miseria affondano quelle della criminalità, micro o organizzata che sia. Avere la possibilità di guadagnare uno stipendio o un salario di duemila-tremila euro al mese allontana gran parte delle cattive tentazioni e della seduzione dei facili guadagni, nelle quali invece si precipita molto facilmente quando ci si trova nella miseria e nella disperazione più nera.

Certo, questa è una teoria keynesiana fortemente in contrasto con quella della deregolamentazione selvaggia dell’economia (privatizzazioni a tappeto, tagli consistenti alla spesa sociale e salario flessibile stabilito solo dalle esigenze del mercato) insegnata nella Scuola di Chicago il cui maggior esponente è stato il Premio Nobel per l’economia Milton Friedman, fondatore della scuola monetarista. Quest’ultima dottrina vediamo tutt’oggi gli effetti che ha prodotto nel mondo: povertà e disuguaglianza sociale estrema. Quella keynesiana, così da John Maynard Keynes, economista britannico, invece adottata nel 1932 dall’appena eletto Presidente democratico Franklin Delano Roosevelt per fronteggiare la depressione economica seguita al crollo della borsa del 1929, attraverso interventi statali annunciati nel New Deal (nuovo patto), in breve risollevò l’economia statunitense e ridusse la forte disoccupazione, tanto che nel 1936 fu rieletto con più del 60 % dei voti, mai prima successo.

Invece quali sono state le “geniali ricette” per uscire dalla recente crisi eguagliata da molti a quella del ’29? Davvero corsi e ricorsi storici, considerata la stessa rincorsa agli investimenti in borsa e stesso crollo; rincorsa stavolta inaugurata alla fine degli anni ’90 dalla internettiana new economy basata non sulla produzione reale, ma sugli evanescenti e sopravvalutati titoli borsistici delle imprese Internet, sproporzionalmente gonfiati nelle previsioni di crescita rispetto alla reale ricchezza rappresentata da dipendenti e mezzi ed esplosa nella primavera del 2000 nella più grande bolla speculativa mai vista prima, con azioni scese considerevolmente o azzerate e mai risalite. L’allora Governatore della Federal Reserve Alan Greenspan per fronteggiare la recessione seguita allo scoppio della bolla speculativa, continua massicciamente la cosiddetta economia del debito, suo “sport” preferito, (creare denaro dal nulla per prestarlo, mentre le banche ci ingrassano; debito pubblico che secondo le previsioni del nuovo Governatore successogli il 24 ottobre 2005, Ben Bernanke, rischia di esplodere già quest’anno, rovinando invece i cittadini), abbassando i tassi d’interesse all’1 % per aumentare la domanda dei prestiti, e letteralmente istigando la popolazione all’indebitamento, sia accendendo mutui per l’acquisto della casa (nuova bolla, immobiliare stavolta) che per le spese correnti. Il guaio è che furono accesi con tassi variabili che in breve risalirono fino al 5,25 % provocando insolvenze e pignoramenti a catena le quali fecero esplodere la famigerata crisi dei mutui sub prime a rischio elevatissimo ma mascherato, dilagata poi in tutto il globo. 

L’Autore inglese David Icke nel suo libro Il segreto più nascosto scrive: “Gli iniziati e gli uomini della “Elite” controllano la politica, le banche, gli affari, i servizi segreti, la polizia, gli eserciti, l’istruzione e i media di tutto il mondo. Forse il più importante di questi settori, in termini di controllo, è quello delle banche: la creazione e la manipolazione del denaro. I crolli della Borsa non accadono così per caso, ma perché qualcuno li provoca. La maggior parte del denaro in circolazione non è reale ma costituito da cifre che passano elettronicamente da un conto corrente su un computer a un altro… Più denaro, elettronico o di altra natura, è in circolazione, maggiori attività economiche possono svolgersi e, quindi, più prodotti vengono comprati o venduti, maggiore è il reddito delle persone e maggiore è l’occupazione. La cricca finanziaria però, ha sempre cercato di creare dei boom economici elargendo molti prestiti e poi staccando la spina. Economisti e giornalisti economici strapagati… vi diranno che i boom e le crisi rientrano nel cosiddetto “ciclo economico”. Balle! Si tratta invece di una manipolazione sistematica messa in piedi dalla Elite per appropriarsi della ricchezza reale del mondo. Durante un boom economico molte persone finiscono per indebitarsi ancora di più. Un’attività fiorente implica che le aziende chiedano ulteriori prestiti per comprare nuovi macchinari e incrementare così la produzione. La gente chiede prestiti per comprarsi una casa più grande e una macchina nuova e più cara, perché ha fiducia nel suo futuro economico. Poi, nel momento più conveniente, i maggiori banchieri, coordinati dalla rete di società segrete, alzano i tassi d’interesse… i prestiti diminuiscono… così la circolazione del denaro… ciò comporta la riduzione dell’occupazione… a causa della diminuzione delle attività economiche; così persone e aziende non riescono a guadagnare la cifra necessaria per rimborsare i prestiti e finiscono per fallire. A questo punto le banche si appropriano delle loro vere ricchezze – le loro aziende, la casa, la terra, la macchina – in cambio del mancato pagamento di un prestito che non è mai stato più che una cifra digitata su uno schermo”.

A credere solo a un decimo di tutto ciò, c’è da starsene davvero poco allegri e tranquilli per noi comuni mortali!

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares




Ultimi commenti