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Pil fasullo

Una banca qualsiasi di un paesino qualsiasi, in questo caso si tratta di Unicredit a Favaro Veneto e di un conto aperto a una collaboratrice domestica rumena due anni fa. Intanto non si capisce perché anche in banca c’è il costume, come da parte di tanti, di dare del tu, la badante o l’immigrato può avere l’età di nostra nonna o nostra madre e gli diamo del tu, con un italiano/a non lo faremmo. Ovvio poi che costoro il “lei” non lo imparino mai.

Il conto prevede un canone di 6€ al mese e il pagamento di una polizza assicurativa per 4€ mensili senza scadenza (assicura un aiuto di 300€ al mese per 4 mesi se si perde il lavoro e il pagamento agli eredi di un “capitale” pari al saldo del c/c in caso di morte), dieci euro al mese fisse dunque, senza imposta di bollo se il deposito non supera i 5000€.

Così l’impiegato aprì il c/c a suo tempo, inutile pretendere che tanti consumatori capiscano effettivamente l’utilità delle proposte se non vengono chiaramente spiegate e se l’impiegato stesso non verifica che il cliente abbia capito. Un conto operabile anche online, ma la titolare del c/c non ha mai avuto un computer.

La persona di fatto non ha mai usato il conto e le sembrava pure costoso, non poteva essere altrimenti, quando vuol chiuderlo le viene detto che se avesse fatto accreditare lo stipendio il canone dei 6€ si sarebbe azzerato.

L’osservazione che si fa al ns. mondo della finanza, evoluto e pieno di carte e norme a garanzia del consumatore (?) è la seguente: nessuno della banca in due anni ha mai chiamato la signora per invitarla a movimentare il c/c e renderlo più utile a sé stessa. Chi li spingeva a farlo?

Il misero deposito di una badante non merita molte attenzioni e, inoltre, se al gruppo Unicredit quel c/c “rende” 10€ al mese, perché affannarsi? Se un milione di clienti “let it be” (lascia che sia), l’amministratore delegato alla riunione annuale degli azionisti potrà annunciare che gli incassi da servizi (e che servizio?!) ai clienti sono ammontati a 10 milioni di €.

Non male, anche questo fa parte del PIL. Aveva ragione Robert Kennedy nel 1968: il Pil non misura la nostra felicità, anche le rendite parassitarie ne fanno parte. 

 

Foto: Luz/Flickr

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