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Pietà l’è morta? Guglielmo Minervini e il M5s

Chi l’ha visto?, scrive sarcasticamente e a caratteri cubitali il M5S di Lecce in un banner postato domenica 6 aprile. L’oggetto della campagna #RegionePugliaFiatosulcollo è l'assessore alle Politiche giovanili della Regione Puglia, Guglielmo Minervini, accusato di essere un «assenteista cronico» perché ha accumulato il «20% di assenze» pur prendendo tutto lo stipendio. Peccato che le assenze in questione siano dovute a un brutto cancro diagnosticato un anno fa, di cui erano tutti a conoscenza, avendolo pubblicamente annunciato lo stesso Minervini, che sul suo profilo Fb invita al silenzio. Pietà l'è morta?

Una volta c’era la parola. Poi venne l’insulto, la calunnia, l’insinuazione maligna. Il linguaggio della politica ci ha abituati purtroppo ad un livello da bassifondi non proprio adatto alle educande di un collegio. Ma sinora un limite era stato costituito dalla pietà. Per un tacito accordo, non scritto in nessuna legge ma scolpito nelle coscienze, l’aggressività verbale si fermava alla soglia della sofferenza e della malattia. Il 6 aprile scorso questo limite è stato violato. «Chi l’ha visto?», scrivono sarcasticamente e a caratteri cubitali i pentastellati di Lecce in un banner postato ieri. L’oggetto della campagna #RegionePugliaFiatosulcollo è l'assessore alle Politiche giovanili della Regione Puglia, Guglielmo Minervini, accusato di essere un «assenteista cronico» perché ha accumulato il «20% di assenze» pur prendendo tutto lo stipendio. Il solito lavativo, si dirà, giustamente messo alla berlina dai benemeriti cittadini.

“Fiato sul collo” è il tema della campagna, sottolineato dall’hashtag. Ma è un fiato che stavolta è davvero pesante, mefitico. I cittadini pentastellati leccesi, nella loro foga giustizialista giacobina, hanno sorvolato su un particolare: le assenze in questione sono dovute a un cancro diagnosticato un anno fa, di cui erano tutti a conoscenza, avendolo pubblicamente annunciato lo stesso Minervini. Infortunio colossale, che ha scatenato un diluvio di critiche sulla rete. Dopo i primi goffi e imbarazzati tentativi di giustificarsi, sostenendo di aver attinto a dati che erano pubblici, il giorno dopo i grillini di Lecce finalmente seppur in ritardo fanno le loro scuse a Minervini, sostenendo che si tratta di una gaffe e che non sapevano della malattia. Ancora una volta qualcuno agisce a sua insaputa. Male italico assai diffuso. I 5 Stelle tuttavia nell’atto di porgere le scuse, accusano il presidente Vendola di una «bassa e mediocre strumentalizzazione della notizia». In verità è insorta la rete, prima ancora di Vendola, ma stavolta il web sembra non essere per i 5 Stelle di Lecce il verbo democratico indiscusso.

Spiace dirlo, ma questa è la vecchia politica, che si arrampica sugli specchi e mai riconosce i suoi errori. E spiace ancor di più che questo errore lo faccia un movimento che fa della nuova politica la sua bandiera. Ci saremmo aspettati un sussulto di dignità. Quando uno sbaglia, dovrebbe chiedere scusa senza se e senza ma. Soprattutto quando si è andati oltre ogni limite, offendendo il comune sentire degli esseri umani, la pietas su cui si fonda ogni civiltà. Chiedere scusa e basta, per restituire un po’ di decoro alla politica e di umanità a sé stessi. Il fatto che questa regola sia costantemente calpestata da tutti non sminuisce affatto il suo valore indiscusso. Non basta rimuovere il banner per cancellare un errore dalla coscienza.

«Oggi solo silenzio» – scrive Minervini sul suo profilo Fb. «E un pensiero. È molto più volgare l'insensibilità che il linguaggio. Questo degrada la politica molto più di quanto possa offendere una persona. Grazie per l'affetto e la stima». Poi aggiunge un poscritto: «Per piacere non replicate con l'insulto. È questa la trappola: stimolare il basso ventre. Invece, lo stile è la forma dei migliori pensieri». Si sente in questa replica sobria e dignitosa l’insegnamento di don Tonino Bello, alla cui scuola Minervini è cresciuto. Alle parole del ventre, rispondere con le parole del cuore e dell’intelligenza. È troppo chiederlo?

 

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Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.29) 8 aprile 2014 12:30

    La solidarietà umana al sig. Minervini è dovuta, non potrebbesere altrimenti, in specie da chi ha avuto persone care colpite dal male incurabile.
    Tragedie umane che solamente chi non li ha vissute non le può comprendere.
    L’Articolista si è accodato alla schiera di coloro che sono venuti meno al pensiero del sig. Minervini " «Per piacere non replicate con l’insulto. È questa la trappola: stimolare il basso ventre. Invece, lo stile è la forma dei migliori pensieri».
    Parole forte, pesanti, oculate e sagge.
    Invece l’articolista scrive "Alle parole del ventre, rispondere con le parole del cuore e dell’intelligenza. È troppo chiederlo?" mentre egli stesso ha scritto "... il giorno dopo i grillini di Lecce finalmente seppur in ritardo fanno le loro scuse a Minervini, sostenendo che si tratta di una gaffe e che non sapevano della malattia. Ancora una volta qualcuno agisce a sua insaputa. Male italico assai diffuso."
    Concordo, però noto una "strumentalizzazione" delle disgrazie altrui parte di tutti, per dare all’untore.
    Vorrei solo fare presente all’articolista, che personalmente credo nella buona fede dei 5Stelle, se ne fossero stati a conoscenza non avrebbero scritto quello che hanno scritto nei confronti del sig.Minervini, mentre non credo nella correttezza sfrontata dei deputati PD che in Aula hanno sfottuto il loro collega ammalato di sclerosi multipla e scimmiottato il medesimo ripetendone le parole balbettando e ridendo di egli. Mentre i 5Stelle ignoravano la disgrazia del sig. Minervini i PD -onesti, seri e canzonatori- ben sanno e sapevano della malattia del loro collega sig. Matteo dell’Osso.
    Ebbene, l’articolista ha ragione : "Pietà l’è morta" non solamente da parte del M5Stelle verso il sig. Minervini ma anche da parte di altri.... non Le pare? Anche se non è una giustificazione.

    • Di (---.---.---.165) 8 aprile 2014 13:14

      Ma per cosa è dovuta una giustificazione?

      Piuttosto, dovremmo augurarci che tutti i nostri politici svolgessero un’azione di controllo e denuncia per i casi di malaffare, ivi incluso l’assenteismo cronico di cui abbiamo ben altri scandalosi esempi (rispetto al "solo" 20% denunciato nel caso Minervini)!
      Quando poi l’interessato ha spiegato i motivi del suo comportamento, correttamente gli sono state presentate le scuse e gli auguri di rimettersi presto e bene.
      I veri personaggi senza pietà e sopratutto senza Carità, sono coloro che in malafede strumentalizzano qualsiasi cosa pur di gettare fango su chi tenta di fare il proprio dovere: questo si che è il Male italico assai diffuso. 

  • Di Giacomo Belvedere (---.---.---.231) 9 aprile 2014 18:30
    Giacomo Belvedere

    Strumentalizzare vuol dire servirsi di cose o persone per propri fini utilitaristici o di partito, scavalcando spesso le regole morali. Premesso che sono un semplice cittadino e non ho né mai ho avuto tessere di partito, né sono candidato alle europee, nazionali, regionali, comunali e nemmeno alla carica di amministratore del condominio, faccio fatica a capire cosa, chi o perché io stia strumentalizzando. Quale utile ne tragga. Con buona pace di tutti, dunque, date al Pd ciò che è del Pd e a me ciò che è mio. Il fine dell’articolo era segnalare con amarezza che cittadini che dicono di voler cambiare la politica cadono poi nel trappolone della più vecchia politica. Chi sbaglia paga e chiede scusa: questa dovrebbe essere la regola della nuova politica. Invece si insiste nello schema mentale tante volte visto: "io ho sbagliato ma il mio era un peccato veniale compiuto in buona fede a mia insaputa, invece quello degli altri è un peccato mortale, commesso - come recitava il catechismo di una volta - con piena avvertenza e deliberato consenso". È lo schema farisaico della pagliuzza e della trave. Ora, il fatto che l’altro abbia una trave nel suo occhio, non mi autorizza affatto a credere che nel mio ci sia solo una piccola pagliuzza. Altrimenti si cade nel meccanismo autoassolutorio della più vecchia politica, in cui nessuno ha mai responsabilità di niente. Se così fan tutti, dove sta la novità? La mia era solo amarezza nel constatare che la vecchia politica è dura a morire. Quanto sarebbe stato bello poter ascoltare invece queste parole: "Ci siamo sbagliati e, seppur involontariamente, abbiamo gettato fango su un galantuomo che sta cercando di svolgere il suo dovere nonostante la malattia. Gli chiediamo scusa senza se e senza ma. Punto".
    Quanto alla domanda "per cosa è dovuta una giustificazione?", se chiamare pubblicamente "assenteista cronico" uno che è costretto ad assentarsi e solo per il 20% a causa di un brutto cancro non richiede nemmeno un minimo di giustificazione, vuol dire che viaggiamo su pianeti diversi. Sarà colpa mia che sono marziano. Lo dico con immensa tristezza e me ne scuso con i terrestri. Senza se e senza ma.

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