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Piano Michelin: chiude anche il magazzino di Tribano (PD)

Gli effetti del piano di ristrutturazione annunciato la scorsa settimana da Michelin si fanno sentire anche nel più piccolo degli impianti coinvolti: il magazzino di Tribano, 30 chilometri a sud di Padova, che serve le zone del nord-est e anche alcuni paesi dell'est Europa. Magazzino che tanto piccolo non è, se consideriamo la realtà al di là dei dati riportati dai quotidiani nazionali.

Oltre ai 28 lavoratori direttamente dipendenti da Michelin, infatti, bisogna includere nel discorso i 30 dipendenti della Brio srl, addetti al carico-scarico delle merci all'interno del magazzino, i 5 della Ceva srl e la sessantina di “padroncini”, i trasportatori che effettuano le consegne direttamente al cliente per conto della multinazionale francese, la quale in molti casi rappresenta il loro unico cliente. Parliamo quindi di oltre 120 lavoratori, con relative famiglie, la cui vita è messa a rischio. La situazione diventa ancora più grave se consideriamo due elementi: in primo luogo che il magazzino ha attraversato sostanzialmente indenne gli ultimi anni di crisi e anche nelle ultime settimane ha registrato ingenti volumi di lavoro - parliamo di 190/200 ore di lavoro al mese per dipendente. La scelta dell'azienda, dunque, più che essere legata a reali esigenze di mercato, va messa in relazione con le dure lotte che hanno visto protagonisti i facchini del magazzino negli ultimi dieci anni, e che hanno portato come risultati la regolare applicazione del contratto dei lavoratori e la costituzione di srl anzichè di cooperative. In secondo luogo il rapporto tra Michelin e il comune di Tribano che conta poco più di 4000 abitanti: dopo l'arrivo dell'azienda, nel 1998, intorno al suo magazzino - 22.000 mq- si è sviluppata l'attuale zona industriale di Tribano e un quartiere residenziale. Addirittura è stato costruito appositamente uno svincolo della strada statale.

L'effetto dello smantellamento del magazzino Michelin, appare quindi molto chiaro: sarebbe il compimento della desertificazione a livello lavorativo dell'intera area, già colpita negli scorsi anni dalla chiusura di numerose aziende. 

E se questi sono gli effetti della chiusura dello stabilimento di dimensioni minori all'interno della ristrutturazione prevista da Michelin, possiamo solo immaginare cosa comporterebbe la riuscita del piano dell'azienda a livello nazionale. La vicenda del magazzino di Tribano, così come quella dei lavoratori della Haier, è un chiaro esempio del comportamento ormai comune delle multinazionali, che dispongono i loro piani senza curarsi minimamente degli effetti che poi avranno sul territorio.

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