• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Persio Flacco

L'autore non ha inserito, ancora, una sua descrizione.

Statistiche

  • Primo articolo lunedì 08 Agosto 2013
  • Moderatore da giovedì 02 Febbraio 2014
Articoli Da Articoli pubblicati Commenti pubblicati Commenti ricevuti
La registrazione 19 498 44
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0
Moderazione Da Articoli moderati Positivamente Negativamente
La registrazione 8 8 0
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0












Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 11 settembre 2013 12:18

    Lei dice:

    -Avevamo convenuto (lei aveva convenuto) che le nostre rispettive posizioni sono inconciliabili. Non vedo l’utilità di continuare a discutere su questo argomento"
    Ha ragione, avrei dovuto astenermi dal commentare il suo articolo.

    -lei ritiene che il sionismo sia oggi una pratica aggressivamente colonialista.-
    Non ho una opinione così riduttiva del sionismo, dunque probabilmente non ho scritto nulla del genere. Avrò semmai detto che essendo il sionismo un movimento nazionalista ispira anche (ma non solo) certe tendenze aggressivamente nazionaliste.

    -Io ritengo che il sionismo sia la prassi nazionalista che ha preparato il terreno giuridico e istituzionale affinché lo stato di Israele nascesse-
    Concordo: prassi e struttura organizzativa. Qualcuno lo definisce movimento risorgimentale ebraico. Cosa che non è il sionismo attuale. E’ un fatto, non una opinione.

    -e che il sionismo attuale ha la stessa funzione di difesa dello stato nazionale ebraico-
    Uno Stato in genere ha i suoi organi che provvedono alla difesa e alla promozione dei suoi interessi.
    Organi che rispondono alle linee di indirizzo del governo e del parlamento, non alla visione politica ideologica dei vertici di una lobby.
    E’ anche interessante il modo col quale pone la questione: una riedizione della classica domanda "Questo giova agli ebrei?". In sintesi: la lobby sionista porta vantaggio a Israele, dunque è ok. Intendiamoci: si tratta di una domanda legittima e comprensibile se fatta da un membro di una comunità ebraica che ha in prima battuta la preoccupazione di difendere la sua comunità, il luogo della sua identità culturale e/o religiosa, dalla ben più grande e potente comunità nella quale è immersa. Diciamo che quella domanda deriva dal una sorta di istinto di autoconservazione.
    Ma Israele non è un ghetto, non è il più grande ghetto del mondo: è uno Stato sovrano, uno stato-nazione, e la domanda "Questo giova ad Israele?" diventa la più schietta espressione di una mentalità ultranazionalista.
    In queste ore l’AIPAC, soprannominata il gorilla da 800 libbre, è impegnata a convincere il Congresso a dare il suo consenso ad un attacco alla Siria. Non so in base a quali considerazioni l’AIPAC ritiene che "Giova ad Israele" un attacco USA alla Siria: lo immagino, credo anche abbastanza precisamente, tuttavia questa volta dall’altra parte c’è, in base ad uno degli ultimi sondaggi, il 74% di cittadini statunitensi contrari all’attacco che spingono in direzione contraria.

    Qualcuno si è accorto del pericolo: sia che il consenso venga dato o negato i cittadini americani percepiranno la lobby come una entità che li ha sovrastati presso i loro rappresentanti o che, avendo tentato di farlo, è uscita sconfitta e ridimensionata dallo scontro. Questo "Giova ad Israele?" Io non credo. 
    Anche perché il confine tra la definizione di lobby pro-israeliana e lobby ebraica è sottile e ricco di ambiguità.

    Ma questo è solo un aspetto legato alla contingenza, ve ne è un altro molto più carico di implicazioni. Lo si mette in luce ponendosi la domanda: "Perché la Lobby ritiene che sarebbe vantaggioso per Israele se la Siria venisse bombardata?" In base a quale visione ideologica? Non tratto questo aspetto per brevità: non voglio esagerare.

    -In conclusione: lei ritiene che sia legittimo essere antisionisti e che questo non ha niente a che vedere con l’antisemitismo. -
    Esatto. Sono ideologicamente avversario dei nazionalismi: li ritengo la materia con la quale sono stati costruiti i totalitarismi nazifascisti.

    - Io ritengo che essere antisionisti significhi negare il diritto all’esistenza dello stato di Israele-
    Se cortesemente mi illustrasse in base a quali percorsi logici arriva a questa conclusione...

    -e che questo abbia (spesso) al suo fondo un’ideologia antisemita, perché solo agli ebrei si nega ciò che si ritiene legittimo per altri.-
    Ma guardi, io non nego a nessuno il diritto di ubriacarsi col nazionalismo.

    - Altra cosa è essere fermamente contrari alle politiche israeliane nei Territori su cui ho le mie idee, ma non nego certo a nessuno il diritto di critica.-
    Diritto di critica, purché non si indichi la fonte ideologica che ispira tali politiche, che altrimenti scatta l’accusa di antisemitismo.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.105) 10 settembre 2013 20:47

    Per quanto mi riguarda considero l’argomento di capitale importanza, da quello che capisco invece non lo è altrettanto per lei.

    Dunque non vorrei tediarla con una conversazione alla quale forse partecipa solo per dovere di gestione dei commenti che il suo articolo riceve.

    Se le interessa continuare questa conversazione me lo faccia sapere, altrimenti basterà che non risponda.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 10 settembre 2013 16:46

    Definirei P.F. più che altro un ostico fustigatore di costumi.

    Riguardo alla promozione dell’equazione antisionismo = antisemitismo da parte della nota lobby gli esempi non mancano. Quello in fondo è uno dei tanti.

    Il gioco di specchi dal quale salta fuori quella equazione è semplice: il sionismo di oggi è il sionismo di ieri, dunque essere antisionista significa negare a Israele il diritto di esistere ecc.

    Questo ovviamente è falso: il sionismo di oggi non può essere quello che è stato il sionismo prima della fondazione dello Stato di Israele.
    Il sionismo di oggi è né più né meno che un movimento nazionalista come ce ne sono tanti, non diverso nelle idee guida da quelli passati e presenti.

    ---------------------------------------------------------------
    Los Angeles Times

    Letters to the Editor
    Los Angeles Times

    To the Editor:

    Two opinion articles addressed anti-Semitism as separate from anti-Zionism. Judea Pearl finds the latter more dangerous than the former. Ben Ehrenreich suggests that anti-Zionism is nothing more than legitimate criticism of Israel.

    The Anti-Defamation League views anti-Zionism as a form of anti-Semitism — and certainly one of its most pernicious.

    We agree with Ehrenreich that there is a place for legitimate criticism of Israel. The anti-Zionist movement, as it has become today, seeks to delegitimize Israel as a nation and singles out Jews alone as a people who are not entitled to a homeland.

    This position has been co-opted as a front for those who want to blame Jews for the perceived wrongdoings of Israel. It is not mere criticism of Israel but a movement to displace Jews from their internationally recognized homeland.

    And it is just the beginning. As we saw during the recent Gaza conflict, there were numerous incidents of people allegedly protesting Israel and Zionism who wound up assaulting Jews and vandalizing Jewish institutions.

    Don’t be fooled by the term. Anti-Zionism is a form of anti-Semitism, and both are dangerous.

    Amanda Susskind
    Director, ADL Pacific Southwest Region

     
     
  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 9 settembre 2013 12:46

    Bisognerebbe anche aggiungere che una nota lobby internazionale fa del suo meglio per convincere l’opinione pubblica che i termini "ebreo" e "sionista" sono sinonimi.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.35) 5 settembre 2013 22:52

    Lei scrive: "Credo che sia compito esclusivo dell’ONU, per l’autorità che dovrebbe avere come organismo internazionale, dopo aver messo d’accordo i cinque grandi prepotenti, di intervenire e disarmare le fazioni in lotta."
    Sono d’accordo, ma questo presuppone che l’ONU possa deliberare e agire a prescindere dagli interessi di ciascuno dei paesi membri. Cosa che non è possibile a causa del diritto di veto dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (una eredità ormai anacronistica della seconda guerra mondiale) che possono bloccare ogni risoluzione contraria ai loro interessi particolari.
    Non so se si arriverà mai a superare questa anomalia: credo che i cinque membri permanenti non rinunceranno mai volontariamente alle loro prerogative.

    Tuttavia personalmente preferisco un ONU zoppo a nessun ONU. L’Assemblea Generale mantiene ancora una capacità di indirizzo largamente autonoma, e questo è importante almeno per tenere in vita la nozione di Diritto Internazionale.

TEMATICHE DELL'AUTORE

Tribuna Libera Mondo

Pubblicità



Pubblicità



Palmares

Pubblicità