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Perché non possono essere i tecnici a riscrivere la legge elettorale?

Perché, nell’era dei tecnici, a riscrivere le regole del gioco devono essere i giocatori e non l’arbitro? Perché, in altre parole, Monti e i suoi possono sostanzialmente imporre al Parlamento la propria agenda su pensioni, lavoro, giustizia, così come le tasse e i tagli che ritengono adatti, ma non svolgere una funzione finalmente davvero ‘terza’, e cioè liberare questa politica avida, ingorda e litigiosa dal compito di scrivere la nuova legge elettorale?

Una norma con cui, tra l’altro, si dovrebbe cercare di ristabilire un briciolo di democrazia sostanziale in un Paese che, stretto tra la crisi della rappresentanza, la cessione di sovranità imposta dagli accordi europei e la demagogia degli alfieri della democrazia diretta, sembra non serbarne che un pallido ricordo.

Certo, mandare a morte il Porcellum è un compito che spetta per legge al Parlamento, non a un governo di ‘tecnici’. Ma lo stesso si potrebbe dire degli indirizzi di politica economica e della salvaguardia dei conti dello Stato. Funzioni cui il Parlamento, e più in generale la politica, ha dovuto abdicare – tra una fiducia e l’altra – per manifesta incapacità. La stessa che stiamo osservando da settimane nell’estenuante dibattito sulla legge elettorale, in cui ogni partito alza la voce per portare a casa le modifiche che più gli aggradano e strappare così qualche punto percentuale nella prossima competizione elettorale. Al punto che si è prodotto l’esito paradossale per cui c’è chi, dopo aver acconsentito a interventi ben più sostanziali su stato sociale e imposizione fiscale, minaccia di far cadere l’esecutivo sulle modifiche al Porcellum. C’è già la scusa incrociata per spiegarlo agli elettori: hanno fatto saltare il tavolo perché volevano votare con la legge-porcata (Pdl); la loro proposta era un bluff (Pd).

Abboccheranno? Se poi il compromesso si dovesse davvero raggiungere, da quanto si legge in queste settimane appare evidente che non sarebbe ispirato da alcuna visione di lungo periodo. Così che appena chiuse le urne ci troveremmo inevitabilmente a parlare della necessità di mettere mano al post-Porcellum, perpetuando l’anomalia tutta italiana – segnalata da tutti i politologi – di pensare che la legge elettorale si possa cambiare in continuazione, ogni volta sia opportuno. Per la propria parte, naturalmente. Vista l’incapacità dei giocatori a pensare al bene del ‘gioco’, e non della propria squadra, sarebbe il caso di far intervenire nuovamente l’arbitro. E farlo subito, prima che i giocatori finiscano per rendere impossibile non solo la loro, ma qualunque vittoria.

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