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 Home page > Tribuna Libera > Perché ci si ostina contro l’articolo 18

Perché ci si ostina contro l’articolo 18

"La guerra prossima ventura è sul lavoro, e noi stiamo combattendo su minutaglie irrilevanti come l'articolo 18. Io in 54 anni di attività imprenditoriale non mi sono mai imbattuto nell'articolo 18...". Carlo De Benedetti

Così esordisce uno dei maggiori imprenditori italiani e come lui la maggior parte degli imprenditori. Allora perché tanto accanimento su questo articoletto, e nemmeno tutto, ma solo sulla parte che parla del possibile reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato?
 
E' evidente che la questione non ha nulla di strutturale, di materialmente rilevante. E' solo una battaglia puramente ideologica e sopratutto voluta fortissimamente dalle centrali finanziarie BCE e FMI, sostanzialmente. La stessa ministra dalla "lacrima sul viso" qua e là nelle sue esternazioni lo ammette " E' l'Europa che ce lo chiede".

 
Ma cosa vi è di ideologicamente rilevante nella frase in cui si dice "possibile reintegro"? Sì, perché il lavoratore potrebbe volere anche l'indennizzo e dati alla mano l'85 per cento di quelle pochissime cause per l'articolo 18 terminano con l'indennizzo perché al lavoratore non interessa lavorare in un clima di ostilità, la vita gli sarebbe difficile, e al datore di lavoro pur di togliersi quel rompi scatole, preferisce indennizzare anche di più.

Ma perché allora visto anche che in tutti i paesi d'Europa e in gran parte del mondo non si chiama articolo 18, ma comunque si afferma l'illeggitimità di un licenziamento per discriminazione e è previsto anche il reintegro?

Ma perché si manda il messaggio alla figlia perché madre intenda

Significa, fuor di metafora, che il vero problema è la legge 300 detta anche Statuto dei lavoratori. L'art 18 è il pilastro formale di quella legge. Se cade la breccia cade allora tutta l'impalcatura senza altro colpo ferire. Dietro lo Statuto dei lavoratori vi è una legislazione che protegge e difende i diritti sul posto di lavoro. Libertà di scegliersi il sindacato (tra l'altro già smantellato dall'art 8 della legge Sacconi), libertà di esprimere il proprio pensiero, libertà di assemblea, difesa dei rapporti fra lavoro e capitale, divieto di essere monitorizzati, fotografati, auscultati, diritto alle pause di lavoro ecc ecc .

Ma oltre ai fatti sostanziali è l'effetto psicologico, morale che si inferirebbe se cadesse anche questo ultimo baluardo. Sarebbe un altro colpo, alla dignità e alla difesa dei lavoratori.

E' una battaglia della lotta di classe che si sta conducendo. Ecco perché ci si ostina contro l'articolo 18. Ecco perché la ministra dalla lacrima sul viso se ne inventa una al giorno di motivazioni, tutte campate in aria, tutte fasulle, tutte pretestuose. E' arrivata persino a dire che se si abolisse l'articolo 18 i salari aumenterebbero! Tutte motivazioni subito ritirate, tra l'altro, perché non reggerebbero un solo minuto in più, nonostante le milizia mediatiche e professorali reclutate a sostegno delle varie tesi.

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