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Perché Napoli è diventata una tra le piazze europee più importanti nello spaccio della droga?

La camorra è un cancro radicato nel tessuto sociale della città di Napoli. Il traffico di stupefacenti risulta essere una delle principali fonti di profitto dei clan appartenenti al territorio. La camorra è soprattutto un centro di interessi economici, capace di gestire enormi capitali, reinvestiti in diversi settori del mercato, da quello immobiliare a quello finanziario. 

L'incontro organizzato, martedì 15 gennaio, dal Centro culturale Gesù Nuovo ha cercato di rispondere alla domanda: “Perché Napoli è diventata una tra le piazze europee più importanti nello spaccio della droga?” L'analisi non può che partire dai quartieri di Scampia e Secondigliano, nell’insieme considerati cuore pulsante della malavita organizzata, dove ogni giorno polizia e magistratura combattono attivamente il fenomeno criminale. Il magistrato Maurizio De Marco, applicato alla Direzione distrettuale antimafia nel pool di contrasto ai clan camorristici operanti a Scampia, e il dirigente del commissariato della Polizia di Stato Michele Spina hanno riportato la propria esperienza sul campo nell'incontro moderato dalla giornalista di RaiTre Francesca Ghidini.

Secondo il dr De Marco, per rispondere alla domanda posta dal titolo dell’incontro non è possibile prescindere dalla storia del clan Di Lauro agli inizi degli anni Ottanta. Prima di questo periodo molti erano gli esponenti malavitosi contrari allo spaccio di droga, in particolare Alberto La Monica a capo dell'omonimo clan di Secondigliano, ma Paolo Di Lauro riuscì a trasformare quelle che erano semplici "famiglie" in una vera e propria holding, offrendo una nuova dimensione all'organizzazione criminale. Lo sfruttamento del particolare tessuto urbano di Scampia ha poi permesso di ridurre al minimo la possibilità di intercettare i carichi di stupefacenti.

Michele Spina dal 2007 è impegnato nella lotta alle piazze di spaccio di Scampia, non solo per debellare il problema della droga, ma per liberare gli abitanti “intrappolati” all'interno dei palazzi dove avveniva fisicamente il traffico di stupefacenti: “La differenza tra i territori di Scampia-Secondigliano e gli altri luoghi in cui si spaccia in Italia è nella modalità dello spaccio, cioè in questo tipo di arroganza e di prepotenza della Camorra nei confronti degli abitanti dei palazzi, reclusi nelle loro abitazioni, impediti nella possibilità di entrare in casa perché privi delle chiavi dello stabile, costretti a passare attraverso le file degli spacciatori e dei tossicodipendenti, quindi violentati all’interno delle proprie abitazioni dalla presenza della malavita organizzata”.

La strategia adottata dalla squadra del dottor Spina è stata quella di attaccare il sistema criminale, andando ogni giorno ad abbattere i cancelli abusivi, creati per impedire l’ingresso alle forze dell’ordine. I cancelli erano prontamente ricostruiti, ma la costanza delle operazioni condotte dalla polizia, dai carabinieri, dalla guardia di finanza, con l’aiuto dei vigili del fuoco, ha fatto desistere il Sistema, che ha dovuto riorganizzarsi uscendo alla luce del sole, esponendosi maggiormente ad eventuali blitz e controlli.

“La guerra non è stata ancora vinta” ammette Spina, che rimanda celebrazioni di vittorie ancora lontane. Scampia, infatti, sarà pur presidiata dalle forze dell’ordine, ma manca ancora la presenza dello Stato, capace di manifestarsi solo dietro associazioni di volontariato che non possono da sole risollevare le sorti del quartiere. Durante l’incontro è intervenuto anche Ciro Corona, presidente dell’Associazione ®esistenza, che ha riassunto in breve la propria esperienza nelle terre di Gomorra. In questi luoghi i giovani sono, fin da bambini, a contatto con la malavita, tanto che i volontari dell’associazione hanno dovuto, in un primo momento, prelevare i ragazzini dalle proprie abitazioni per condurli a scuola, ragazzini che al mattino non riuscivano a svegliarsi perché impegnati durante la notte a confezionare le dosi di droga. Corona ha denunciato più volte, durante il suo intervento, la mancanza dello Stato “che si presenta sul quartiere solo sotto forma di divisa”.

Quello che manca maggiormente nei posti come Scampia è un’alternativa alla Camorra, spesso l’avvicinamento alla malavita avviene per l’impossibilità di scegliere una strada diversa; a conferma di questo anche il monito del giovane presidente che ricorda ai presenti: “A Scampia non ci sono piazze dove incontrarsi, non ci sono biblioteche, non ci sono punti di ritrovo, come un cinema, l’unico posto dove poter incontrare qualcuno sono (o erano) le piazze di spaccio”.

Occorre un piano d’azione preciso da parte delle istituzioni per il recupero del quartiere, la mancanza di una forte presa di posizione delle amministrazioni locali e nazionali si manifesta nelle campagne elettorali, dove solo pochi partiti, e comunque in maniera marginale, affrontano il problema della malavita nel nostro Paese. La motivazione? La camorra vota, si candida e spesso viene eletta, creando un ibrido pericoloso tra Stato e Parastato criminale. Si illude, infatti, chi pensa che le organizzazioni camorristiche operino solo nei confini del Meridione. Ecco perché lo Stato ha il dovere di intervenire in situazioni come quella di Scampia che hanno avuto origine da una volontà politica e istituzionale criminale, come ha ricordato, accompagnato dagli applausi dei presenti, Ciro Corona.

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