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Per la dignità dell’uomo, donne firmate l’appello di repubblica.it

"Per carità di Dio, donne: non firmate l’ennesimo appello di Repubblica". Così inizia la supplica lanciata da Giovanni Mistero in un articolo pubblicato sul sito di AgoraVox sabato 10 ottobre.

"Se «Repubblica» lancia una petizione dopo ogni frase del Cavaliere"
. Così titola l’articolo pubblicato su Il Giornale il sabato 10 ottobre firmato dalla redazione.

Senz’altro un caso.

In un commento il nostro autore afferma: "alle ultime elezioni ho votato Sinistra e libertà, andrò a votare alle primarie del Pd e scriverò il nome di Ignazio Marino sulla scheda".

Sì, certamente. Certamente il direttore de Il Giornale non voterà per Sinistra e libertà, ne parteciperà alle primarie del Pd.

Poi prosegue:"Ma detto questo, mi sembra tutto MENO che una questione pro o contro Berlusconi. Almeno questa volta. Credo".

Certo. Seppure il giornale di casa Berlusconi non veda la cosa sotto lo stesso angolo e ne fa proprio una questione di ’pro o contro’: "Silvio Berlusconi a Repubblica aveva appena chiesto un milione di euro per averlo diffamato, i giudici ancora non avevano risposto chiedendone 750 indietro a Fininvest".[1]
E già, perché insomma come scritto da Il Giornale quella era solo una battuta o caso mai uno sfogo: "Il premier s’infervora contro Rosy Bindi". E seppure:"È vero, Berlusconi offende le donne. Ma il colonnino di Repubblica.it che fa?" conclude Giovanni Mistero.

Giovanni Mistero - "Non firmate il nuovo appello di Repubblica. Lasciate perdere i Tre Giuristi [Appello per la libertà di stampa, ndr], le Tre Donne [Petizione contro il machismo, ndr]. Contribuite col vostro rifiuto a portare un barlume di luce e saggezza nel giornalismo degli appelli e delle firme inaugurato da Repubblica".


Redazione de Il Giornale - "L’ultima e più eclatante era stata la libertà di stampa". "Solo che poi il quotidiano di Ezio Mauro ci ha preso gusto. Il premier definisce «farabutti» alcuni esponenti di media e politica? Ecco che la petizione di cui sopra si allarga alla difesa del diritto di essere farabutti, al doppio urlo di «siamo tutti farabutti» e «la democrazia è in pericolo». Il premier s’infervora contro Rosy Bindi e le dice: lei è più bella che intelligente? Ecco che sul sito di Repubblica compare un nuovo invito a mettere nome e cognome in calce all’appello: «Quest’uomo offende noi donne e la democrazia: fermiamolo»"

Giovanni Mistero - "Lasciate vuote quelle caselle facili facili da riempire stando comodamente seduti davanti al pc, quei form con le righine in bianco dove inserire nome cognome e città di residenza. Una volta, per firmare un appello almeno si scendeva in piazza, si raggiungeva un gazebo, si lasciava un documento di identità per la verifica dell’autenticità della firma. La forza delle raccolte di firme sta nella sua straordinarietà, nel suo essere, etimologicamente, fuori dall’ordinario".

Redazione de Il Giornale - "Del resto, quello delle petizioni è sport nazionale qui, fra le più recenti ci sono quella contro il disegno di legge sulle intercettazioni approvato dalla Camera, ma anche quella per proteggere lo scrittore Roberto Saviano. In attesa del modulo on line per sostenere l’abolizione del Milan, l’abbattimento del Tg4 e la spianata di villa San Martino ad Arcore, viene un dubbio: non sarà che sul web ogni clic è un pezzettino di pubblicità in più? È la democrazia, baby".

Giovanni Mistero - "Ora Repubblica ha trasformato un gesto politico in una piccola incombenza telematica: due clic e la coscienza è tacitata, anche oggi abbiamo nutrito il nostro impegno".

Il corpo delle donne

"è stranoto che il sottoscritto ama l’ altra metà del cielo, ovvero il dono più bello che Dio ci ha fatto..." (Silvio Berlusconi, La Maddalena, 10 settembre 2009)



Giovanni Mistero argomenta il perché non firmare :"Voi che siete l’altra metà del cielo; voi che da millenni portate avanti le famiglie, che accudite i bambini,[...]voi che lavorate tutto il giorno e nonostante questo la sera siete capaci di preparare la cena a figli e marito; [...]". "Non appendetevi giocosi cartelli al collo, non fatevi foto ironiche e spiritose da lanciare sull’home page del sito. Il momento è troppo serio. Il volto e il corpo è il vostro, non è di Berlusconi ma non è nemmeno di Repubblica". "Soprattutto, non fate in modo che i vostri volti e i vostri corpi vadano a pochi pixel di distanza dal colonnino morboso di Repubblica.it, quello zeppo di backstage di calendari, donne nude, capezzoli, labbroni, tette, cosce un tanto al chilo".

Il Giornale di domenica 11 ottobre in un articolo di Nino Materi: "Quelle donne «offese» da Silvio che poi posano come veline", di queste preoccupazioni si fa eco. "Un consiglio: se volete farvi due risate, curiosate pure tra i clic della photo-gallery. Nell’apposita sezione creata sulla home page della versione web del quotidiano diretto da Ezio Mauro, vi capiterà infatti di imbattervi negli autoscatti di aspiranti veline (e velone) che, da un lato accusano Berlusconi di «mortificare la figura femminile», ma dall’altro si autopromuovono con foto che sembrano prese pari pari da un book per il casting del «Grande Fratello»". Poi prosegue "Ecco allora l’avvenente brunetta che - con tanto di cosce all’aria - fa la risentita: «Donna offesa dal premier!». Poi è la volta di due pseudo «meteorine» che - ombelico e tettine in bella vista - sgridano il Cavaliere: «Non si trattano così le donne!». E che dire della bruna che pare la controfigura di Belen? Lei - forte di una quinta di seno - è assai indispettita: «Berlusconi, io non sono disponibile!». Chi l’avrebbe mai detto, con quel po’ po’ di davanzale... Aspetto da top model, invece, per la simpatica lettrice di Repubblica.it che - armata di sega elettrica - ammonisce il premier: «Stai calmo con le offese, sono più cattiva che bella!!!». Periodo di castità in vista per un’altra avvenente fan del giornale fondato da Eugenio Scalfari: «Piuttosto che stare con lui (Berlusconi, non Scalfari, ndr), preferisco chiudermi in cella nel convento delle Clarisse. A vita». E mentre una sexy signora si traveste da filosofa menagramo («donna offesa ma fiduciosa, perché sa che nulla è eterno»), un’altra - fresca di permanente - tiene a sottolineare di essere «molto arrabbiata con il pornoduce». Gettonatissima, tra le professioniste delle freddure anti-premier, la gelida: «Più alto che onesto... »".

La mamma e le puttane

Siamo il frutto della nostra cultura. In un paese come l’Italia, con la chiesa cattolica covata nel suo seno come lo stato Vaticano inflitto nella sua capitale Roma, per il maschio italiano - ma i valori traversano i generi - la donna è di due specie: la santa o la dannata, la mamma o la puttana, mia moglie e le altre. La donna non è mai vista come l’altra: un essere umano a parità di diritti e di doveri, da giudicare dai fatti e dalle azioni. Una persona con le sue debolezze e i suoi meriti, le sue forze e una sua aspirazione a realizzarsi nella propria vita come un essere intero. No. Per il catechismo che ci è stato inculcato, è la tentatrice, Eva o Maddalena. Per l’amore materno è una rivale che potrebbe rapirgli il senso della sua vita: suo figlio. La donna non è mai soggetto ma sempre complemento, un accessorio. Mai essenziale, sostanziale. Che completa o accompagna: "l’altra metà del cielo". L’altra metà. L’accessorio utile per farsi valere in società, da esibire come un trofeo conquistato ("la gioia più bella è proprio quella della conquista..."), e si capisce che la lotta è stata aspra, per conquistare la preda. Il complemento piacevole da abbinare con i tappeti e le tende ("alzi la mano chi di voi non amerebbe trascorrere una serata al tavolo con una bella donna..."). Ma se poi lei osa rizzasi, esprimersi come attore della propria esistenza. Ecco gli insulti. Ecco la bastonata che arriva con le risate ("Un consiglio: se volete farvi due risate, curiosate pure tra i clic della photo-gallery"). Per il maschio italiano che gioisce delle sue pulsioni, la donna presto si riassume in "donne nude, capezzoli, labbroni, tette, cosce un tanto al chilo". "Ecco allora l’avvenente brunetta che - con tanto di cosce all’aria -" "- ombelico e tettine in bella vista -" "- forte di una quinta di seno -" "con quel po’ po’ di davanzale..." "si traveste da filosofa".

Per la dignità dell’uomo, donne firmate l’appello di repubblica.it

 

Commenti all'articolo

  • Di Giovanni Mistero (---.---.---.134) 12 ottobre 2009 10:32

    Cara Enza, chiedo scusa per la mia poca prontezza, ma a dire il vero non ho ben capito la struttura e il procedimento logico di questo suo testo. Non ho capito la frase, in corpo gigantesco e in neretto, "SENZ’ALTRO UN CASO". Che due articoli che parlano della stessa cosa escano nello stesso giorno, sì, mi pare si possa definire "senz’altro un caso", ma serenamente, pacificamente: senza l’ironia o quella punta di dietrologia che traspare da quel gigantesco grassetto. Vorrei rassicurare anche lei: non ho contatti di nessun tipo col quotidiano chiamato "Il Giornale".
    Immagino che, in soldoni, voglia dire che ho scritto un pezzo simile a quello del Giornale, o intercambiabile con quello del Giornale. Lei prende pezzi del mio testo e li monta, alternandoli, con pezzi di quello del Giornale. Liberissima di farlo. Ma chiedo: a che pro? con quali finalità retoriche e comunicative? Cosa vuole dire, facendo questa operazione di montaggio alternato? Sembrano domande pedanti, ma le faccio con sincerità e semplicità: proprio non ho capito (mi sa che da questo commento ne uscirò come uno un po’ tontolone; pazienza).

    Che suoni come una - eufemisticamente - contraddizione il fatto che Repubblica inviti le donne a non farsi offendere da Berlusconi, e lo faccia sullo stesso sito dove compaiono, nel suo colonnino di destra, quotidianamente, regolarmente, scentificamente, donne nude, culi, tette, labbra, anticipazioni di calendari dell’anno che verrà, immagini di star alle quali durante una cena si sgancia la spallina del reggiseno, fermi-immagine e ingrandimenti dell’esibizione della starlette scosciata, Ilary Blasi senza reggiseno che si china sulla scrivania delle Iene, Samantha la barista di Waco che serve il caffè con la minigonna senza mutandine, e insomma, mi fermo qui con gli esempi, che lo faccia da quel sito, dicevo, prima di perdermi negli incisi e negli esempi: che si inviti da quello stesso sito a firmare un appello contro le offese alle donne, contro l’uso del corpo delle donne, contro la riduzione delle donne a oggetti e non a soggetti, ebbene: suona quantomeno, appunto, eufemisticamente, come una contraddizione.

    Questo per quel che riguarda l’aspetto del corpo delle donne, che mi sembra il centro del suo testo (credo). Poi c’è anche una questione più strettamente legata alle forme del giornalismo. Ma non mi sembra al centro dei suoi pensieri, quindi non la affronto.

    saluti

    • Di Resist Enza (---.---.---.13) 12 ottobre 2009 12:15

      @ Giovanni Mistero

      Senz’altro un caso.

      Non dubito che lei non sia un lettore de il Giornale e che come lei afferma "ho votato Sinistra e libertà, andrò a votare alle primarie del Pd e scriverò il nome di Ignazio Marino sulla scheda". Ma è il caso, fortuito, che gli argomenti messi in luce siano medesimi. Per lei che è di sinistra e Il Giornale che non lo è.

      Ed è qui che risiede l’interesse, questo fatto che ho desiderato capire. La parte iniziale dell’articolo con le citazioni è un po’ lunga, ma necessaria a comprendere, per chi non ha letto il suo articolo ne gli articoli de Il Giornale. (Ed invito tutti a farlo). Non si può fare una citazione integrale di ogni scritto, per cui si cerca di mantenere il senso esatto di ogni intervento. (Anche se lei dirà che ho mutilato il suo testo, perciò le citazioni sono riferite con un link ed ognuno verificherà). Poi se mi metto a ’manipolare’ come in un gioco di patchwork le citazioni per far dire ai testi riportati sensi che non sono loro, questo annullerebbe totalmente il mio proposito.

      E il proposito è nella conclusione: si è così addomesticati a questi sensi comuni che non ci si rende più conto di essere ognuno per ciascuno l’oggetto dell’altro. Tra maschio e maschio è un rapporto di dominante a sottomesso, cosi il più insignificante capo ufficio o consigliere comunale di paese diventa un despota perché lui ha quello che gli altri non hanno: il potere di ricatto ( veda il mio articolo http://www.agoravox.it/Il-lavoro-no... ). Quando invece l’altro è una donna, inevitabilmente ci si arriva a quel punto lì: l’utero, la vulva o come preferisce nominarla. (ecco una citazione de Il Giornale di sabato che parla del premio Nobel per la letteratura a Herta Müller, che l’articolo riesce a mai nominare se non all’ultima frase: "Che fare? Niente, per ora state all’Herta.", "L’Unità, il quotidiano femmina formato pochette fondato da Antonia Gramsci, per esempio, è felicissimo, e può titolare «Anche nella letteratura il Nobel è donna». Come l’utero, la letteratura è mia e me la gestisco io.").

      Non penso che lei si sentirebbe ’realizzato’ se ogni qual volta si parlasse o si pensasse a lei, lei sarebbe contenuto nel suo essere intero in una verga e un paio di testicoli. Eppure per le donne questo succede.

      Quanto al sito di Repubblica.it, sì non hanno aperto una pagina dedicata unicamente a questa petizione. E dunque si trova lì quel che si trova e che sono le stesse foto che si vedono in prima pagina. Ma seppure una spazio fosse stato dedicato al malcontento delle donne, lei è sicuro che non avrebbe, per conto proprio, fatto come il consiglio dato ai lettori de Il Giornale di "curiosate pure tra i clic della photo-gallery"? E che qualcosa da ridire (vedi Il Giornale) lo si trova sempre... Siamo il frutto della nostra cultura. Io come lei. e se qualcosa è inaccettabile bisogna cercare di correggerlo, anche con una firma.

      Concludo: la politica non è un evento eccezionale, è fare società. E’ un fatto quotidiano. Non c’è bisogno di domandare la permissione o aver ricevuto l’unzione del popolo per indignarsi e non rassegnarsi.

      Ricambio i saluti.

    • Di pina gatta (---.---.---.174) 13 ottobre 2009 18:21

      Le giovani donne, nate quando tutti , o quasi, i diritti erano stati conquistati, non si rendono conto di quanto stanno cadendo in basso e del pericolo che tutti stiamo correndo. Purtroppo, noi cinquantenni e oltre, siamo pienamente coscienti che i nostri ideali e valori di donne emancipatesi finalmente dalle tante minorità-giuridiche, economiche e sociali-, sono stati dimenticati o derisi dalle ultime generazioni di donne cresciute davanti le tv publiche e private che le hanno plagiate, snaturate, facendole ripiombare nel ruolo delle donne-oggetto! Facciamoci sentire noi che non siamo adute nella trappola, ribelliamoci e uniamoci a Rosy Bindi nel gridare: non siamo donne a sua disposizione!

    • Di patrizia panicucci (---.---.---.193) 23 ottobre 2009 22:56

      vergogna!!!!!!

  • Di pv21 (---.---.---.113) 12 ottobre 2009 12:22

    Invece di continuare a rincorrere i proclami di Berlusconi e tutte le diatribe innescate ad arte è il momento di guardarci allo specchio. La storia dice che La "febbre" del Tribuno si manifesta con scatti improvvisi ad intervalli sempre più vicini e che cerca di imporre agli altri (tutti) le proprie regole e debolezze. E’ il momento di ascoltare quelle Voci dentro l’eclissi di uomini simbolo di dirittura morale, rigore ed impegno civile. Prima che ... (c’è di più => http://forum.wineuropa.it

  • Di sganapino (---.---.---.70) 12 ottobre 2009 20:24

    L’articolo è contradditorio e confuso. Comunque mi consente di dire che l’appello di La Repubblica è riduttivo. Berlusconi ce l’ha con tutti gli italiani che non lo votano! Una volta disse che gli italiani era COGLIONI. Ultimamente ha detto che gli italiani sono MASCALZONI, ovviamente sempre quelli che non lo votano. Quindi Lui non ha problemi con le donne, li ha con chi non gli dà ragione. E a chi si deve sempre dare ragione?

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