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Per coraggio, per paura, per amore

Edward è un giovane tedesco che assomiglia in modo impressionante ad Adam: stessi occhi, stessa bocca, stesso naso. Cresce con la nonna, la mamma e, in parte, con un patrigno piuttosto singolare. Di Adam, suo prozio, però, nessuno gli fornisce ulteriori informazioni.

Edward, quindi, non sa nulla, finché da adulto torna nella soffitta dove suo nonno si era rintanato per diversi anni e dove era morto. Lì vi trova le risposte: in un pacchetto, di un'altra epoca, mai aperto, una pila di fogli gli sveleranno la storia del fratello di suo nonno che è anche la sua, perché in quella soffitta “si sono strettamente intrecciate”.

“Per coraggio, per paura, per amore” di Astrid Rosenfeld è un romanzo diviso quindi in tre parti: il racconto biografico di Edward, quello di Adam e l'epilogo in cui i due trovano finalmente il filo conduttore che li unisce.

Una storia inventata, ma ispirata in parte alla tragica realtà delle guerre mondiali, della Germania e soprattutto delle persecuzioni naziste antisemite, nella quale i vari protagonisti hanno, ognuno a loro modo, un carattere forte dai tratti interessanti e particolarmente originali: una nonna autoritaria e ingombrante, un'altra dal piglio energico che deride il nazismo, ma che con la sua tenacia e il suo savoir faire riuscirà a salvare parte della famiglia, una mamma apparentemente debole e un'altra dall'”aria di un fiore rinsecchito” che parla “sempre a voce bassa” e si aggira “per casa silenziosa come un fantasma”, ma che sporadicamente esprime intuizioni acute, una delle quali si rivelerà quasi una sorta di profezia; un'insegnante di pianoforte baffuta e dalla mente annebbiata dall'alcool e un insegnante di violino, alle cui mani mancano nove dita saltate in aria durante la prima guerra mondiale, che, nonostante la sua adesione entusiasta al nazismo, continuerà a brindare con un'ebrea e ad aiutare il nipote di lei a raggiungere lo scopo della sua vita, motore di tutto il romanzo.

Particolarmente degno di nota, per la tenerezza che suscita e soprattutto perché forse è il personaggio più realmente emblematico, anche se del tutto marginale al nocciolo della storia, è Ercole, un bambino orfano, senza nome e senza età che non ha nessun ricordo antecedente al ghetto di Varsavia.

Un romanzo dall'intreccio sofisticato e intrigante che ben si adatterebbe ad un dramma teatrale, la cui trama attira il lettore pagina dopo pagina fino alla fine del libro, impedendogli di staccarsene.

Ma è anche un viaggio attraverso il tempo, dove il passato penetra nel presente e dove le storie e gli incontri dal sapore onirico offrono l'occasione di soffermarsi e riflettere sui sentimenti più forti, come appunto, il coraggio, la paura e l'amore.

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