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Pensare alla pubblica amministrazione senza pregiudizi

«Quanti dipendenti pubblici sono assenteisti?» si domanda Daniel Di Schuler nel suo articolo del 22 febbraio. Dando anche la risposta: tanti, tantissimi. Un «pubblico malcostume», più che un pubblico servizio, per citare ancora l’autore.
Pur rassegnato al fatto che la P.A. sia il bersaglio periodico (e frequente) degli attacchi dei benpensanti come del popolino, ogni tanto non mi rassegno a subire le ingiurie in silenzio. E scrivo: ma non per inserirmi in una polemica sterile e nemmeno per prendere a tutti i costi le parti dell’uno o dell’altro. Vorrei solo ampliare un po’ l’orizzonte della discussione e provare a capire esattamente di cosa stiamo parlando - al di là degli slogan logori di decenni. Partiamo allora da alcune di quelle affermazioni, provando a commentarle.

“Tanti dei nostri dipendenti pubblici rubano in tutto o in parte il proprio stipendio”.
Che alcuni lo facciano è certamente vero. Che siano tanti, se ne può parlare. Ma, a proposito di rubare, vorrei sottolineare che i dipendenti pubblici pagano sullo stipendio fino all’ultimo centesimo delle tasse dovute alla Stato, essendo così completamente estranei alla prassi dell’evasione fiscale (che Di Schuler non manca di denunciare), inventata da coloro che possono permettersela: i privati. Rubare non è mai cosa buona, né nel molto né nel poco; ma non traccerei simili linee di demarcazione tra pubblico e privato a proposito di una cosa così seria. Il rubare lo è.


“L’assenteismo dei nostri dipendenti pubblici è ancora oggi, in media, triplo di quello che si registra nel settore privato”.
Il dato andrebbe verificato e valutato. Se è realistico, è certamente indicativo. Ma non dimentichiamo che una delle modifiche introdotte da Brunetta nella normativa è stata decurtare dallo stipendio una trentina di euro (in media) per ogni giornata di malattia. Ciò per un’assenza giustificata (la malattia). I privati invece no, a loro non viene decurtato nulla. Se ora vogliamo pensare che i dipendenti pubblici siano eterni ammalati, be’, si può. Ma pensare che siano stupidi, disposti a perder soldi volentieri, questo no, non è più sostenibile.

“Non si può generalizzare, ma proprio le differenze tra settori apparentemente omogenei del nostro pubblico impiego inducono a sospettare che vi deve essere del marcio”
Questa confesso che non l’ho proprio capita. Esisterebbe dunque una pubblica amministrazione virtuosa? Quindi con chi ce la vogliamo prendere? Con tutti gli assenteisti? Ma allora perché scagliarsi solo contro i pubblici?

[Dipendenti che] “sono spesso stati assunti chissà perché a fare chissà che cosa”
È impossibile assumere un pubblico dipendente senza motivo (e quasi impossibile farlo senza concorso e con l’attuale regime di tagli alla spesa); ma in ogni caso le motivazioni di ogni assunzione vengono espresse nella premessa di qualsiasi atto di determinazione o di deliberazione. Se le motivazioni sono assenti o insussistenti, il provvedimento è impugnabile. Se poi l’operazione nel suo insieme sembra una montatura... be’, allora bisognerebbe prendersela con la politica.

Non si può neppure pensare di far tornare a crescere il paese, portandosi dietro una simile zavorra”.
Mi viene in mente una vecchia barzelletta. Intervista a un manager d’azienda: “scusi, quante persone lavorano da lei?” E lui: “bah, più o meno il cinquanta per cento”. Alzi la mano chi non è mai stato in un’azienda privata e non ha mai visto nessun raccomandato, nessun amico degli amici, nessun incompetente (per non dire altro) in posti di comando, nessuna “zavorra”. Se lavorassero davvero come si deve, le aziende private dovrebbero essere efficientissime, precisissime, puntualissime. Me ne sono occupato qui. E chiunque abbia mai contattato un call center sa quanta inefficienza, approssimazione, incompetenza sia propria di ogni privato.

“Non si tratta di licenziare qualcuno dei nostri 3,4 milioni di dipendenti pubblici [...] Si tratta di metterli tutti nelle condizioni di dare un contributo alla vita del Paese; di metterli nelle condizioni di svolgere, per davvero, un lavoro”


Lapalissiano, non si può non essere d’accordo. Ciò vuol dire dare più mezzi alla pubblica amministrazione (invece di ridurla in queste condizioni).

“Facessero il proprio mestiere, o meglio facessero un qualche mestiere, non sarebbero, in proporzione, più di quelli tedeschi e sono meno di quelli francesi”.
E prima o poi viene fuori “la vera verità”: di Schuler pensa che i dipendenti pubblici siano tutti uguali. Li si conta a milioni: è la P.A., in questione, non i singoli - seppur moltissimi - devianti. Punto e basta. Vorrebbe essere “fuori dal coro” e “impopolare”, ma purtroppo il suo pezzo non è né l’una né l’altra cosa: è noto che il “tiro sulla P.A.” ambisce da tempo all’iscrizione nell’albo degli sport nazionali. Il suo è un piccolo contributo - pur volendo concedere “suo malgrado” - alla generale campagna d’odio contro i reietti di turno: appunto, i dipendenti pubblici (ma quand’è che il turno passerà a qualcun altro?).

La lotta al malcostume nella pubblica amministrazione dovrebbe essere prioritaria, per i nostri governi, tanto quanto la lotta all’evasione fiscale”.
Escludendo (per i motivi su riportati) la malattia, si ricorda che l’assenteismo (cioè l’assenza di fatto a fronte di una falsa attestazione di presenza) è punita dalla legge fino al licenziamento. Ebbene sì: perché i dipendenti pubblici - checché se ne continui a dire - sono sempre stati e sono tuttora licenziabili. Proprio come quelli privati. Chi dice il contrario, ahimé, ignora la legge vigente.

“Si parla spesso di poteri forti; uno, fortissimo, è proprio rappresentato dalla massa compatta dei voti dei dipendenti pubblici e delle loro famiglie: un potere contro cui nessun politico può apertamente andare”.
Qui si parla addirittura degli statali come di una lobby, omogenea e determinata. Siamo alla teoria del complotto. Sospendo ogni giudizio (rimettendolo al lettore).

“Servirebbe un grande accordo di tutti i partiti, dunque, per creare nel pubblico impiego, un sistema di premi ed avanzamenti per i meritevoli, e qui siamo tutti d’accordo, e di retrocessioni e punizioni, licenziamento assolutamente compreso, per chi si ostina a non voler fare il proprio dovere. E qui non si dice d’accordo quasi nessuno”.
Come dicevamo, non solo il licenziamento dei dipendenti pubblici è già previsto dalla legge, ma questo sistema di premi e punizioni esiste già. Su cos’altro dovrebbero mettersi d’accordo?

“Ancora una volta si tratta di guardare alla realtà senza pregiudizi”.
Completamente d’accordo. Quando cominciamo?

 

Leggi anche: Fuori dal coro: quanti dipendenti pubblici sono assenteisti?

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