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Patrizia Dall'Occa

Patrizia Dall’Occa

Chi sono e chi non sono, sono questioni a cui ormai non rivolgo più la mia attenzione... lascio a chi verrà la libertà di espressione. Quello che voglio è però chiaro: scirvere. Che sia prosa o poesia, che sia di letteratura o di quotidianità, lascio che le parole scivolino libere da vincoli, come in un gioco senza fine, quel gioco, che da ormai tempo immemore, ha nome...vita.

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  • Primo articolo mercoledì 09 Settembre 2008
  • Moderatore da lunedì 10 Ottobre 2008
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Ultimi commenti

  • Di Isabeau (---.---.---.156) 10 novembre 2008 01:38
    Patrizia Dall'Occa

    Io sono la solita, quella dei sentimenti e del ragionamento da donna. Il ragionamento di ogni madre e di ogni moglie. Io no ho letto Gomorra, non ancora, forse mai.
    Non ne ho bisogno.
    La camorra l’ho vissuta addosso, perché qualcuno di casa lavorava troppo giù... le minacce le ho respirate, le ho provate, le ho assorbite, ma con la forza di un padre che ha saputo mediare non mi hanno segnato, non mi hanno cambiato, non hanno vinto.

    Chi parla e chi scrive, non sa o non vuole sapere. Il dormire tremando, la sensazione che nulla possa servire se la sentenza è emessa, il sentirsi seguiti, pedinati, il dover rinunciare alle innocenti uscite con amici, alle scappatelle notturne perché non sai se tornerai a casa... la tua linea è reale, e la sesazione che hai trasmesso mi ha scaraventato a forza in una realtà che ho dimenticato di avere vissuto, ma che non mi ha mai lasciato.

    La vita dei reclusi nel mondo non la si può riportare su un libro, non la conosce chi governa protetto, chi compare in tv, chi si spaccia da esperto. Essere prigionieri per essere vivi è qualcosa che si può solo affrontare, spesso in silenzio, spesso senza parlare. E hai solo due scelte. La tua famiglia, o il nulla.

    Ho avuto un padre che ha saputo ragionare, mediare, sospettare, e agire.
    E’ passato, ma raccontare fa male, fa ancora paura.

    Urlare non serve. Vivere è una scommessa, continua. E accade sottovoce.

  • Di Isabeau (---.---.---.156) 10 novembre 2008 00:07
    Patrizia Dall'Occa

    Ho riletto più volte l’articolo, e mi trovo in difficoltà nel cercare di esprimere ciò che penso, perché il fraintendimento quando si parla di morale e di politica è all’ordine del giorno, è come servirlo su un piatto d’argento.
    Non posso definirmi un’esperta di politica, perché, semplicemente, per me, la politica è tutt’altra cosa da ciò che da anni si vede in Italia, ma non solo qui.
    Credo che la prima cosa da fare sia un po’ di autocoscienza nazionale. L’Italia non è un popolo che si sia mai basato su grandi ribellioni, ha sempre cercato di adattarsi a ciò che veniva, cercando un modo per sopravvivere e prendere il massimo da ogni situazione. Questa è storia. (ricordate? Francia o spagna... purché se magna...)
    La nostra "politica" si è incentrata troppo sulla contrapposizione di due idee forti, quella del fascismo e quella del vero e puro comunismo. Ma queste due ideologie sono derivate da uomini che le hanno caratterizzate con le loro idee, con il loro punto di vista, costruite su concetti che per loro erano fondamentali e si sono imposte in periodi troppo particolari per essere presi ad esempio per la vita e la sopravvivenza di una Nazione così improbabile come l’Italia.
    Le realtà, ed accettiamole come tali, in Italia sono due: il Sud e il Nord. Per sua conformazione geografica, pur non essendo così grande, il nostro stivale si estende in linea pressocché retta, passatemi l’inesattezza, allontanado drasticamente i suoi abitandi per pensieri e concezioni folosofiche-politiche-istituzionali. Già pensare di unire due sfere così distinte è un’impresa, farlo poi giocando sui propri interessi è inaudito.
    L’uomo, per sua natura, cerca profitto e risalto, vuole arrivare per potersi imporre. A suo favore gioca il fatto di essere munito di cervello, di morale, etica e giudizio.
    Ora la cosa è semplice. Chi ha più morale ed etica si trattiene dal giocare sporco. Chi ne ha meno ha più facilità a venire a compromessi, a chiudere un occhio, ad andare avanti.
    Da donna mi sono sempre detta che (perdonatemi maschietti) se fossi nata uomo e senza scrupoli oggi governerei il mondo.
    Quello che voglio dire è che è normale che lassù ci siano persone che di morale ne hanno poca, o che hanno la tendenza a rigirare le questioni come meglio possono.
    E’ dunque superfluo parlare di questione morale in un campo dove la morale ha ben poca importanza.
    Ciò che si dovrebbe riuscire a fare, ma sono la prima a non sapere come, è ricondurli alla loro umanità.
    L’impossibile ma utile sarebbe ricreare la classe politica dal nulla. Azzerare ciò che è stato fatto, annullare tutti coloro che già masticano e si nutrono all’interno dei palazzi e cercare qualche uomo nuovo, qualcuno che ancora creda.
    Se ciò però non è possibile purtroppo bisogna usare le armi che ci sono ma non sono io quella esperta da poter dire quali sono queste armi e come usarle.
    Quello che so è che non c’è buono ne’ da una parte ne’ dall’altra, e sarebbe ora che gli italiani se ne rendessero conto.
    Cambiare bandiera ad ogni votazione non ha senso. Non lasciare mai a chi governa la possibilità di concludere ciò che si è riproposto non è un metodo per cambiare lo status quo.
    Una vera novità sarebbe non votare, rendere palese il proprio disappunto, far capire a chi governa che il loro non è un gioco, che noi non siamo pedine.
    E mi ripeto, ma per necessità, io non sono pro o contro un partito piuttosto che l’altro. Ho le mie idee, idee nate da anni di studio, e che non possono essere riproposte da chi agisce per ripicca.
    Questa è una questione morale, il gioco che fanno, che è lontano mille miglia dalla realtà dell’Italia.
    Una volta mi arrabbiavo con chi inveiva contro il tal politico dicendo che se era tanto migliore poteva tirarsi su le maniche e arrivare dove era arrivato lui.
    M forse, proprio perché migliore... lassù, su quelle poltrone non ci può arrivare.
    E se questa è la morale...

    Patrizia

  • Di Isabeau (---.---.---.156) 4 novembre 2008 23:20
    Patrizia Dall'Occa

    Mi unisco a MrJones nel dire che trovare nuovi modi per avvicinare i giovani all’arte non dovrebbe essere un male, anzi. Se si riesce a conciliare due realtà fino ad ora così lontane, tanto di cappello. Se poi con i proventi di tali serate si sovvenziona il Museo... scusate, ma dove sta il lato negativo? PIuttosto che ricorrere a intriti meno legali, ben venga una serata tra amici al sapore di arte.
    E poi, che l’arte contemporanea possa non incontrare facilmente il gusto dei più, fa parte del suo essere. E’ facile rimanere incantati davanti all’amato Caravaggio i ad un impazzito Picasso... eppure... due talenti completamente differenti che al loro comparire hanno destato no pochi dubbi e rifiuti.
    Chi può dire cosa sia arte e cosa non lo sia? Possiamo dire se soggettivamente un’opera incontra il nostro personale gusto... ma cosa di più?

  • Di Isabeau (---.---.---.156) 4 novembre 2008 23:00
    Patrizia Dall'Occa

    Ecco finalmente una breccia da cui respirare sul caso Saviano. Un buon esempio di come una denuncia contro "la malattia" per eccellenza, tutta italiana, possa servire ad unire chi lotta per trovare la medesiam cura.

    Un pizzico di sana utopia, in un breve abbraccio solidale di una politica che mai come ora non da’ certo il meglio di se stessa.

    Grazie Armando, per averci offerto un equilibrio, anche se solo momentaneo...

  • Di Isabeau (---.---.---.26) 4 novembre 2008 15:23
    Patrizia Dall'Occa

    Ho letto con le lacrime agli occhi prima ancora di leggere la risposta di Federico.

    Valutare positivamente un articolo come questo purtroppo non aiuta nella cattura di chi ha creato il precedente per queste parole.

    Ma non mi andava di rimanere in silenzio. Il dolore non lo si può immaginare ne’ ricreare, lo si può avvertire come un vento leggero sulla pelle, come un’eco lontana, possono scorrere lacrime silenziose...ma il dolore non basta, non è mai bastato. Fortunato è andato oltre, e la recriminazione di Federico è il suo riflesso. 

    Non ho la televisione in casa, non la sopportavo più, da un anno e mezzo vivo di radio e internet. Eppure ho saputo della vicenda di Fortunato solo attraverso le parole di Sergio. E mi sento impotente. Cosa posso fare da qui? come possiamo trasformare "l’abitudine" al dolore in indignazione? Quante volte anche io mi sono sentita dire che tanto, il tempo passa e i fatti si dimenticano, che tanto è normale, l’Italia è così, la Camorra è una realtà con cui si deve andare di pari passo. Ma non è vero. L’Italia non è questo. L’Italia è gente, persone, uomini, donne, madri e padri, figli. Ed è incredibile assistere al silenzio omertoso dei più, tacciare elementi utili per paura, paura di aggressioni di una minoranza che sulla paura ha costruito la sua forza.

    Sto parlando a vanvera, non so più come ordinare i pensieri.
    Nel mio piccolo diffonderò la notizia, nel mio piccolo farò in modo che questo evento non sia dimenticato, che non sia l’ennesima normalità in una realtà anormale.

    Per Fortunato. Per Federico. Per tutti i morti senza nome di un mondo che il suo, di nome, l’ha seppellito nell’indifferenza.

    Patrizia

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