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 Home page > Tribuna Libera > Passaggio dalla pena di morte ai sette giorni di servizi sociali

Passaggio dalla pena di morte ai sette giorni di servizi sociali

Il paese del Diritto e della Costituzione più bella del mondo, il paese depositario del diritto romano (dura lex sed lex), della legislazione più ampia del mondo, del Parlamento più ridondante, dei 208 prefetti, delle 5 forze di polizia, del più alto numero di procure e tribunali del mondo, del debordante numero di avvocati (solo a Roma sono quanti in tutta la Francia), il paese di sua Santità e del primato morale ,il paese...

Ecco questo paese, affettuosamente o ironicamente denominato "Bel paese", è il paese più corrotto del mondo civilizzato, sopravanzando anche parecchi dei cosidetti paesi del terzo o quarto mondo, essendo classificato appena dietro alla Nigeria. È il paese che ha istituzionalizzato l'arte del delinquere e che vanta il primato di criminalità organizzata con ben 4 mafie che di fatto governano almeno un terzo del territorio nazionale, che ha fatto del perdonismo la scappatoia dei potenti mentre è inflessibile con i miserabili, con i reietti e con tutti coloro che non possono permettersi la ricca parcella di un avvocato di grido o che non hanno agganci col potere dei mammasantissima.

Le cronache quotidiane ci consegnano un quadro desolante, tutti rubano a tutti e più si sale in alto nella gerarchia sociale e più aumenta la spregiudicatezza e l'entità della ruberia. Politici che rubano soldi pubblici, amministratori che derubano le società che amministrano, banchieri che svuotano i fondi dei loro istituti a danno dei loro correntisti, un giro di tangenti affettuosamente chiamate "bustarelle", che si infilano in tutti i gangli delle attività produttive alterandone la correttezza, mentre sullo sfondo dilaga l'endemica piaga della "raccomandazione", ovvero l'arte tutta italica di mettere le persone sbagliate al posto giunto e dalla quale non si salva né il pubblico né il privato con risultati che sono sotto gli occhi di tutti e alla faccia della meritocrazia. Ultimo dato della Commissione Europea: L'Italia detiene il 60% dei reati di corruzione dell'intera eurozona.

Ma come si è potuti arrivare a questo punto? E siamo sicuri che anche dopo i clamori degli arresti poi pagano realmente? Qualcuno ci aggiorna?

L'analisi è complessa, probabilmente richiederebbe una indagine sociologica approfondita che trae spunto da dinamiche storiche, culturali e religiose. Siccome non mi ritengo un cultore della materia lascio il compito ad altri più qualificati del sottoscritto. Tuttavia una risposta un po' riduttiva ma comunque attinente al fenomeno la si può dare, prendendo come riferimento a confronto ciò che avviene nel mondo anglosassone o nella democrazia più celebrata (a torto o a ragione) del mondo, ovvero gli USA, paesi che molti ritengono i più fedeli interpreti del diritto romano.

Già in una ipotetica discussione tra un cattolico ed un laico sul tema delle pene da erogare per chi delinque è evidente che il solco tra l'indulgenza o perdonismo e l'applicazione della legge del taglione (lex talionis - occhio per occhio, dente per dente) che pure compare nella Sacra Bibbia, si apre con implicazioni di fondo che investono il concetto stesso di "pena". Ovvero "pena" intesa come espiazione del peccato ed eventuale redenzione e riabilitazione oppure intesa come conto da pagare alla società a prescindere da un percorso interiore di ravvedimento? E qual è la congruità della pena da far realmente scontare in relazione al delitto commesso?

Ecco qui sta il nocciolo della questione. La congruità della pena e le modalità di espiazione.

Il nostro paese, per cultura religiosa e un senso di civiltà giuridica, ha escluso la pena di morte, anche per i reati più efferati. È una impostazione che la quasi totalità del mondo civile ha adottato , con eccezioni ancora esistenti soltanto in alcuni stati USA (iniezione letale) e in Giappone (impiccagione), come anche in Lituania, Ucraina e Russia ma con tendenza ad uniformarsi in direzione di una legislazione universale .Il movimento "Nessuno tocchi Caino" è stato un promotore di questa battaglia di civiltà.

E fin qui tutti d'accordo o per lo meno quasi tutti. La pena dell'ergastolo, ovvero la carcerazione e quindi la limitazione a vita della libertà, ha almeno in teoria surrogato la pena di morte. Tuttavia molti, specialmente nella predominante cultura cattolica di questo paese che ha nel Vaticano un referente politico sovranazionale, hanno fatto tali e tante pressioni sul legislatore che, di fatto, l'ergastolo è stato derubricato ai venti o trenta anni di detenzione a seconda dellla gravità del reato commesso.

Ma anche su queste pene un generale buonismo frutto della cultura perdonista sempre di matrice cattolica, ha inculcato l'idea che sia inutile accanirsi su chi ha sbagliato, essendo più importante il percorso di recupero sociale dell'individuo. Ergo raramente, per non dire praticamente mai, specialmente se l'individuo è ben radicato nel tessuto sociale ed economico di questo paese, queste pene vengono di fatto erogate. Bastano circostanze attenuanti e buoni avvocati per ridurre al massimo ad una decina di anni la condanna. A questi punti, sempre per soggetti appartenenti ad una determinata classe sociale e con un occhio di riguardo soprattutto per i politici, di fatto tra periodo in attesa di giudizio o eventualmente ai domiciliari, buona condotta, eventuale indulto o sconto di pena per ravveddimento collaborativo, si può arrivare a pochissimi anni da scontare ai servizi sociali o agli arresti domiciliari (se non già pregiudicati).

Da questa folle corsa all'ingiù nella applicazione della pena siamo arrivati alla incredibile settimana complessiva di servizi sociali accordata ad un ricco e potente uomo politico come Silvio Berlusconi, condannato a 4 anni per una frode di circa 7 milioni di euro ma con accertati oltre trecento milioni caduti in prescrizione. Ecco appunto "la prescrizione",altro meccanismo giuridico che consente di fatto di non espiare la colpa quantunque essa venga giudiziariamente accertata.

La prescrizione, che è conseguente al meccanismo tecnico di dilazionare abnorme dei tempi processuali, è diventata l'apoteosi del perdonismo, la scappatoia più gradita soprattutto per i politici di rango ma anche per manager e boiardi di stato. È una categoria giuridica la cui applicazione non ha eguali nel mondo. Da noi, nell'opinione pubblica è stata equiparata alla "assoluzione " .

E così ridendo e scherzando, complice la politica, la giustizia in senso lato, l'educazione morale e religiosa, i media compiacenti, per finire ai cittadini tutti, in questo bel paese si è affermato, via via sempre di più, il concetto che il gioco valga la candela, ovvero che se rubi e soprattutto se più rubi per disporre di buoni avvocati, difficilmente paghi o paghi pochissimo. Prima di tutto perché prima devono beccarti, che è un evento a bassa o bassissima probabilità, soprattutto se sei un tipo accorto con buone protezioni, poi ci sono i buoni avvocati, le leggi compiacenti, i codicilli e le norme da impugnare, i ricorsi, i tre gradi di giudizio e poi chissà che nel frattempo non intervenga un indulto o qualcosa di simile.

Allora tutti sotto a rubare, a prendere tangenti, a frodare il fisco, a costruire abusivamente, perché la furbizia paga e rende la vita piacevole mentre l'onestà ti tormenta e ti consegna inesorabilmente alla coglioneria .

A proposto: c'è ancora qualcuno che ha voglia di dire che siamo la seconda o terza economia dell'Eurozona? Che vogliamo andare a picchiare i pugni sul tavolo? Che vogliamo riformare i trattati comunitari? Che vogliamo maggior solidarietà europea nel gestire l'immigrazione?

 

Foto: Filippo/Flikr

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