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Papa Francesco vuole nominare cardinale una donna?

"Non è uno scherzo", ci tiene a precisare El Pais

No, non è uno scherzo ma, in realtà, non si tratta neppure di una notizia vera e propria, quanto una riflessione (sensata, per una volta) sulle parole pronunciate da Papa Francesco durante la lunga intervista rilasciata alla Civiltà Cattolica
 
Una riflessione che viene da uno dei più autorevoli giornalisti del quotidiano spagnolo, Juan Arias, per 18 anni corrispondente da Roma, ora in Brasile, ma con un occhio sempre rivolto al Belpaese e, in particolare, al Vaticano.
 
"Non è uno scherzo, scrive Arias. È una cosa venuta in mente a Papa Francesco: nominare cardinale una donna. Chi lo conosce, dentro e fuori la Compagnia [dei gesuiti], prima di arrivare alla cattedra di Pietro, assicura che il primo Papa gesuita della Chiesa è chiamato a sorprendere ogni giorno non solo con le sue parole, ma anche e soprattutto con i suoi gesti. Ed è quanto sta facendo nei primi sei mesi di pontificato".
 
Che Papa Francesco stia scuotendo le fondamenta polverose del Vaticano è fuori di dubbio. I suoi atti "inconsueti" e le sue dichiarazioni (apparentemente, almeno) progressiste hanno portato ad un'interesse verso la Chiesa Cattolica che non si registrava dai primi anni di pontificato di Giovanni Paolo II. Ma da qui a nominare una donna cardinale ne passa. Oppure no?
 
LEGGI ANCHE: Omossesualità, aborto e divorzio. Cosa ha detto il Papa
 
Arias spiega perché non si tratterebbe di una cosa così impossibile, prendendo spunto da quanto dichiarato nella lunga intervista con padre Spadaro:
«È necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Temo la soluzione del “machismo in gonnella”, perché in realtà la donna ha una struttura differente dall’uomo. E invece i discorsi che sento sul ruolo della donna sono spesso ispirati proprio da una ideologia machista». 
E come si possono "ampliare gli spazi" se non dando alle donne ruoli cui non hanno avuto diritto finora? 
Non si tratta di una cosa da poco, il giornalista di El Pais è molto chiaro su questo punto. Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione. Ma i mezzi per farla, dogmaticamente parlando, ci sarebbero:
"Oggi, secondo il diritto canonico, possono esistere cardinali che non siano già sarcedoti: è sufficiente che siano diaconi. Ma una donna, potrebbe dire qualcuno, non può essere diacona, oggi, a differenza di quanto accadeva 800 anni fa e soprattutto nelle prime comunità cristiane. E questa è ugualmente una delle riforme che frullano nella testa di Francesco. Non c'è di mezzo alcun dogma. Le donne potrebbero diventare diacone domani stesso."
Una tesi che sembra suffragata proprio dalle parole di Bergoglio: « Le donne stanno ponendo domande profonde che vanno affrontate. La Chiesa non può essere se stessa senza la donna e il suo ruolo». 
 
Ha scritto in proposito Phyllis Zagano della Università di Chicago, la maggior esperta di condizione femminile all'interno della Chiesa, che "il diaconato femminile non è un'idea per il futuro. È un'idea del presente, un tema di oggi". 
 
La speranza è che le parole di Arias e Zagano non siano solo l'ennesima speculazione troppo entusiasta sulle parole (invero piuttosto caute) di Papa Francesco. Del resto, se ne sono viste fin troppe di questi tempi. I fedeli non hanno più bisogno di parole, ma di fatti
 
Foto: Alessandro Prada/Flickr
 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.152) 29 settembre 2013 19:30

    Omissis >

    Da Vespa una serata di Porta a Porta dedicata a Papa Francesco ed alla sua “apertura” verso gli omosessuali, i divorziati e le donne che hanno abortito.
    Un’apertura che il Papa ha riassunto domandandosi “cosa fa il confessore” e concludendo che “dialoga con tutti, valuta caso per caso e discerne qual’è la cosa migliore da fare”.

    Con l’occasione Vespa ha proposto un servizio sulla cosiddetta comunione “spirituale” di separati e divorziati. Soggetti che in Chiesa si incolonnano con gli altri fedeli e che ricevono, in cambio, dal sacerdote un gesto di benedizione individuale.
    E’ restato indefinito l’approdo di tale comunione “in spirito”.

    Stando al tema, è davvero singolare che nessuno si sia ricordato dell’aprile 2010 quando le tv trasmisero la diretta di Berlusconi (risposato e separato) che faceva la Comunione nella Chiesa di Milano Due.
    Il Parroco officiante spiegò la cosa a sua volta chiedendo: “Cosa potevo fare, negargliela?”.
    Mons.R.Fisichella liquidò l’accaduto come assolutamente regolare in quanto Berlusconi, dopo essersi separato dalla seconda moglie, “non permaneva più in uno stato di peccato”. In pratica disse che, tra un divorzio e l’altro, per il confessore si ripristina la situazione originaria del matrimonio religioso.
    Si dimenticò (?) di precisare che il Codice di Diritto Canonico “giustifica” il non rispetto del vincolo di convivenza solo per il coniuge allontanatosi a seguito di un adulterio subito. E questo non era proprio il caso di Berlusconi.

    Tant’é. Ogni conclusione diventa “praticabile” se si prescinde dal valore a dal significato di Parola e Merito

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