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Paolo Conte ad Alghero, l’imprevedibile poeta del canto

Paolo Conte ad Alghero, l’imprevedibile poeta del canto. Esemplare suite di musica e testi con l’orchestra diretta dall’Avvocato astigiano. Finale silente con il pubblico che implora “Azzurro”. L’atteso appuntamento d’essai del decimo Festivalguer catalano si consuma nel primo sabato di agosto con il concerto di Paolo Conte. 

Salito sul grande palco coperto dell’anfiteatro Ivan Graziani di Alghero intorno alle ventidue, accompagnato da una eccellente orchestra di dieci musicisti. Quattro anni dopo i suoi ultimi concerti sardi, l’Avvocato più amato della canzone d’autore, riserva agli oltre duemila dell’arena un incipit solenne: pubblico in piedi e scrosci di applausi per “Quanta Pasion”. Una cornice che si chiude non proprio allo stesso modo, novanta minuti dopo con un finale piuttosto freddo. Classico rientro in ribalta con tutti i musicisti, dopo una fine neppure annunciata (azzerate le battute con il pubblico durante lo show) per un solo brano. L’uscita questa volta è definitiva e passeranno lunghi minuti prima di una breve apparizione del cantautore. Stavolta solo, una mano fugace verso la siepe di fan che continua a reclamare “Azzurro” e poi il buio totale, che convince proprio tutti alla via silenziosa verso i cancelli.

Nel mezzo evolve uno spettacolo di altri tempi con brani e musiche eccellenti. Guidate dall'antico Maestro in completo nero, per lo più seduto al piano. Si alternerà anche allo xilofono sempre supportato dagli eccellenti compagni sul palco. C'è una splendida sezione acustica con alloggi rialzati alle spalle del pianista solista e composta da: Nunzio Barbieri (chitarra acustica, elettrica), Daniele Dall'Omo e Luca Enipeo (chitarre), Jeno Touche, superbo al contrabbasso. Spalla al cantautore è l'ottimo violino di Piergiorgio Rosso. Tutti i musicisti vestono un rigoroso abito nero d'ordinanza, compreso il batterista Daniele Di Gregorio, eccellente pure alle percussioni e marimba.

C'è una indelebile scia del Novecento nelle musiche cool di Conte che attraversano il vecchio continente sino a giungere ai Mambo ed ai Charleston di oltre oceano. Una suite di suggestive ambientazioni ed immancabili storie di donne, amori e tante mani che figurano nelle narrazioni sonore e felliniane. Riunite nell'ultimo album, Nelson, edito nello scorso autunno, dal quale Conte estrae  autentici capolavori. L'Orchestrina, il singolo che ne anticipò l'uscita, dà adito a tutti i musicisti di offrire dei solo da capogiro. La sezione fiati si eleva negli alti di Claudio Chiara al sax. Luca Velotti incrocia con il sax soprano e aggiunge autentiche perle al clarinetto. Chiude non da ultimo, Lucio Caliendo (oboe, fagotto e tastiere) la formazione orchestrale di culto. “Come Di”, “La topolino amaranto” ed “Alle prese con una verde milonga” sono alcune degli storici brani dell'avvocato che strappano applausi durante la stessa esecuzione. 

Un concentrato intenso del grande repertorio che, come già detto, esalta il variegato pubblico, privato della ciliegina finale. Il festivalguer si avvia al giro di boa non senza i colpi di coda finali. Se nella settimana ci sarà lo spazio per i giovani emergenti (Modà e Caparezza, rispettivamente il 10 e 11 agosto), il prossimo 13 agosto prelude senza dubbio un'altra e alta febbre da sabato sera. Fuoco alle polveri e clima incandescente: Beppe Grillo is Back.

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