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Paolo Calabrò

Paolo Calabrò

Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia. Gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Collaboro con le riviste online «AgoraVox.it»«Pagina3», «Filosofia e nuovi sentieri» e «Mangialibri». Ho pubblicato: C'è un sole che si muore (a cura di, con Diana Lama, ed. Il Prato, 2016); L'intransigenza. I gialli del Dio perverso (ed. Il Prato, 2015); La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (ed. Il Prato, 2014); Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (ed. Diabasis, 2011).

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  • Primo articolo giovedì 07 Luglio 2010
  • Moderatore da sabato 07 Luglio 2010
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Ultimi commenti

  • Di Paolo Calabrò (---.---.---.242) 12 agosto 2010 14:07
    Paolo Calabrò

    "Tutti gli esperti dicono che se il governo italiano togliesse le sovvenzioni accadrebbe la stessa cosa nel nostro paese".

    Ciò che vale ovviamente anche per il nucleare. O no?

  • Di Paolo Calabrò (---.---.---.242) 12 agosto 2010 12:53
    Paolo Calabrò

    Grazie per l’attenzione. Le centrali nucleari producono complessivamente tra un terzo e un quarto della CO2 prodotta dagli impianti tradizionali: dato coincidente con le stime più ottimistiche (che non tengono conto della dismissione della centrale, del trasporto del combustibile e del confinamento delle scorie), che valutano cifre non inferiori al 20% rispetto al termoelettrico e considerano le emissioni delle due tecnologie assolutamente "paragonabili". Il nucleare è anche in questo senso, come in tutti gli altri, imprevedibile e rischioso: non si riescono a quantificare i tempi né i costi di costruzione, né quelli di smaltimento delle scorie.
    Per quanto riguarda l’uranio, esso è presente (come ogni altro elemento chimico) un po’ dappertutto (ma è così per ogni sostanza: anche gas e petrolio sono in tutto il mondo). Il problema non è questo, come giustamente rilevi: il problema è estrarlo in posti dove ce n’è in abbondanza, altrimenti è come cercare l’oro nel giardino di casa. E i produttori di uranio (perché lì sono i giacimenti attualmente noti) sono questi (cifre in percentuale):

    Australia 22,5
    Kazakistan 13,7
    Canada 8,4
    Russia 8,4
    Sud Africa 8,2
    Niger 5,8
    Namibia 5,1
    Ucraina 3,8
    Uzbekistan 2,1

    Piacerebbe a tutti comprare solo in Australia e in Canada, ma purtroppo i nostri diretti partner commerciali sono altri.
    Ricordo di passaggio che il prezzo dell’uranio è aumentato del 600% in soli 7 anni, dal 2000 al 2007. È così che accade alle risorse scarse: aumenta il prezzo. E a chi si affida alle risorse scarse: aumentano le spese.
    Ultime notizie: la Germania non ha semplicemente preso 40 anni di tempo per smentire l’annuncio del 100% rinnovabili entro il 2050. Ha detto anche come farà. E lo ha detto qui.
    Un caro saluto

  • Di Paolo Calabrò (---.---.---.242) 12 agosto 2010 08:27
    Paolo Calabrò

    Grazie. Non mi ritengo più intelligente, preparato o furbo di Zichichi (qualche rotella a posto questi "ambientalisti" ce l’hanno ancora), né della Hack o di Veronesi, firmatari tra gli altri della lettera a Bersani per convincerlo della bontà del nucleare. Il fatto è semplicemente che i problemi loro sembrano ignorarli, con una scrollatina delle spalle, come se pensassero "nessuno è perfetto". Ma non siamo al cinema. Qui l’imperfezione significa l’inquinamento radioattivo dei fiumi d’acqua dolce (cioè quelli da cui ricaviamo l’acqua potabile). I due luminari scrivono nella lettera: «Il tema dello smaltimento, del deposito e della sicurezza di tutti i rifiuti nucleari, ad esempio, ci riguarda indipendentemente dalla scelta di costruire nuove centrali. E costituisce un grande tema di ricerca e innovazione tecnologica». Beati loro, che riescono a dedicarsi serenamente alla ricerca mentre si preparano ad aggravare i problemi irrisolti.

  • Di Paolo Calabrò (---.---.---.172) 10 agosto 2010 16:42
    Paolo Calabrò

    Gentile Anonimo,
    perdoni la franchezza, ma la sua frase «Lo volete capire che le centrali nucleari coprono la base del diagramma di carico mentre le rinnovabili no?» dovrebbe essere la prova schiacciante a favore del nucleare? Premesso che concordo volentieri sulla opportunità della ricerca e del risparmio energetico, il punto è che:

     la prima nuova centrale italiana sarà pronta tra non meno di dieci anni: quando la copriamo questa base del diagramma di carico, dopo la scadenza degli obiettivi energetici europei (2020)?

     il fotovoltaico è un settore che deve continuare ad essere (e sostanziosamente) incoraggiato, soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi e del fatto che qualunque investimento non sarà mai tanto grande quanto quello necessario alla realizzazione (a spese dello Stato, ci si dimentica sempre di dirlo) di un programma nucleare anche minimo;

     le rinnovabili non pongono i problemi di sicurezza, inquinamento, sanità creati dal nucleare (e non pongono domande come queste, ad ora senza risposta);

     la Germania mostra che le rinnovabili sono il futuro - certo, non il presente - e che a questo futuro bisogna arrivare passo dopo passo.

    Si ricordi inoltre l’impatto energetico dello stand-by elettronico nelle abitazioni: come giustamente evidenzia, dobbiamo cominciare a pensare in maniera diversa.
    Buona giornata.

  • Di Paolo Calabrò (---.---.---.46) 4 agosto 2010 07:59
    Paolo Calabrò

    Ciao, nessun problema. Va da sé che efficienza ed eccellenza non sono prerogative né di singole nazioni né di singoli sistemi economici o classi sociali: ci possono essere (e ci sono, anche in Italia) eccellenza ed efficienza nel pubblico come nel privato. E - fino ad oggi - i diversi sistemi di produzione di energia coesistono, come giustamente osservi. Grazie per aver rimarcato che il tono voleva essere tutt’altro che ideologico: non sono contro il nucleare perché "mi è antipatico" o "perché adoro i pannelli fotovoltaici", bensì perché credo che il nucleare abbia una serie di problemi intrinseci che alla fine lo portano a costare molto, molto di più degli altri sistemi di produzione di energia. In definitiva, sono contro il nucleare perché non ho ancora ricevuto risposte a queste domande.

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