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Paola Concia (Pd): “Diritti dei gay vitali per la crescita del Paese. La sinistra li metta al centro”

Intervistata da AgoraVox, Paola Concia racconta i ritardi del parlamento nell’approvazione di una legge anti-omofobia. E chiede al PD di mettere al centro della propria agenda i diritti civili. “Assicurarli a tutti ci renderà una società migliore e un paese più ricco”.

«La battaglia per i diritti degli omosessuali è una battaglia di tutti. Sono sempre stata contraria agli omosessuali di professione», disse qualche tempo fa Paola Concia. Lei, omosessuale, deputata Pd tra i più attivi nelle battaglie per i diritti civili dei cittadini non eterosessuali, una professione l’ha già. Si occupa di tennis (ha sempre sognato di diventare tennista professionista) ed è una manager sportiva, nonché una dei rari parlamentari ad avere davvero un mestiere che sia diverso dal fare muffa incollati alla poltrona. Piuttosto attiva in parlamento (novanta per cento di presenze in aula nell’ultima legislatura), nove anni fa ha deciso di dichiararsi pubblicamente lesbica e ha iniziato a impegnarsi in battaglie per i diritti di omosessuali e transessuali dentro e fuori il parlamento. Oggi fa parte della Commissione Giustizia della Camera e si sta battendo, insieme al Ministro delle Pari Opportunità, per l’approvazione di una legge che istituisca in Italia un aggravante specifica per chi commette reati motivati dal disprezzo dell’orientamento sessuale della vittima.

Lo scorso aprile i giornali si sono occupati di lei dopo che, insieme alla sua compagna, subì un’aggressione verbale omofoba mentre stavano andando a vedere un concerto. «Il problema – spiega lei ad AgoraVox – è che di situazione come quelle che sono accadute a me sono all’ordine del giorno, anche molto più tragiche, nel senso di violenze vere e proprie. C’è bisogno di un lavoro capillare per insegnare il rispetto della diversità nel nostro paese, che purtroppo per ora non c’è. Ci vuole un grande lavoro nella legge, nelle scuole, nel lavoro e nella società, sui cittadini, perché si insegni il rispetto di omosessuali e transessuali. Bisogna riconoscere loro il diritto di cittadinanza».

In Italia esiste un’emergenza omofobia?

«C’è un’emergenza omofobia legata a un problema più profondo di arretratezza culturale. Il nostro paese è tornato indietro nel rispetto dei cittadini “diversi”. Gli episodi d’intolleranza sono assolutamente aumentati».

La legge contro l’omofobia a che punto sta?

«La legge è in discussione alla Camera, dal 23 maggio è in aula e sarà votata verso la fine di giugno».

Secondo lei al momento della votazione cosa succederà?

«Vedremo. Si scopriranno le carte e si capirà chi è contro l’omofobia solo a parole: sarà il momento della verità».

Lei sul suo blog ha inserito un “cronometro” che tiene conto dei giorni trascorsi dalla presentazione del ddl anti-omofobia, che ancora non è stato approvato..

«Sono 980, a oggi. Per una legge di due articoli. È assurdo che non bastino 980 giorni ad approvare dei provvedimenti contro le violenze omofobe. Il problema vero è che molti non riescono ad accettare una legge che contiene esplicitamente le parole “omossessuale” e “transessuale” ».

Consideriamo l’esito delle iniziative precedenti: questo sono mille giorni che è in discussione, i Pacs rischiarono di far cadere il governo Prodi, il matrimonio gay è come l’aglio per i vampiri…

«Se fosse approvato, scoppierebbe la rivoluzione».

A questo punto cosa pensa che sia giusto fare?

«Io penso che il centrosinistra debba mettere al centro delle politiche di cambiamento i diritti civili. Deve farla sua questa battaglia: essere motore del cambiamento della società per costruire davvero un’alternativa al centrodestra. E i diritti civili sono un elemento fondamentale di questo cambiamento, sullo stesso piano del lavoro, della lotta alla precarietà, delle politiche in favore della ricerca scientifica, della cultura e della scuola. Il Partito Democratico e il centrosinistra in generale devono riuscire a capire che assicurare i diritti civili ci rende un paese più ricco, non soltanto socialmente ma anche sul piano economico».



In che modo?

«Gli studi socio-economici hanno dimostrato quanto le società aperte siano società più ricche economicamente e socialmente. Le due cose vanno di pari passo: è scientificamente e statisticamente provato. Nel mondo i Paesi più ricchi sono anche quelli più aperti. Il riconoscimento dei diritti civili di omosessuali e transessuali è assolutamente indispensabile alla crescita economica. È un dato di realtà, solo noi non l’abbiamo capito».

Perché quando si parla di diritti civili gli unici politici sensibili al problema sembrano quelli di sinistra?

«Perché i politici di centrodestra non riescono a crescere rispetto a questo tema, ad affrontarlo in modo sereno. Hanno un problema ideologico, nell’affrontarlo: si sentono portatori di politiche anti-omosessuali e quindi devono rispondere a questo stereotipo. Anche se alcuni a destra hanno cominciato ad aprirsi, per esempio quelli di Futuro e Libertà».

Il coordinatore nazionale di Fli, Roberto Menia, affiancò Giovanardi nella crociata contro i manifesti dell’Ikea. Disse: “Se il mondo funzionasse in quel modo, nell’arco di una generazione sparirebbe”.

«Mi pare strano».

Lo disse da Cruciani a Radio 24.

«Comunque sia, molti parlamentari di Futuro e Liberà stanno facendo un percorso di crescita rispetto a questi temi. Alcuni sì, probabilmente resistono. C’è una destra molto arcaica nel nostro paese. I partiti devono fare molta attenzione a selezionare una classe dirigente attenta ai diritti civili».

Si avvicinano i referendum. Lei domenica andrà a votare?

«Certo».

Cosa voterà?

«Sì, sì, sì, sìììììì!»



ARCHIVIO: Picchiata per avere difeso un amico gay dagli insulti omofobi, ha rischiato di perdere un occhio. A Napoli anche i clan con gli omosessuali.

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