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Panico nella zona euro, colpa della Democrazia

Fonti governative danno per certa la riunione questa sera a Palazzo Chigi del Consiglio dei ministri.

Di certo l'urgenza non nasce dal varo delle misure straordinarie chieste dalla UE per fronteggiare la crisi del debito, semmai, dal pericolo di insorgenza civile che dalla Grecia sale. E se Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera titola, Fermare la deriva, il numero uno di Federcontribuenti alza i toni: "Al di là delle reali motivazioni che hanno spinto Papandreou a seguire la strada del referendum è innegabile si tratti di un atto democratico. E' giunto il momento di chiedere direttamente alle popolazioni cosa ne pensano di questi comandanti europei che attraverso le banche centrali infliggono punizioni e restrizioni inaccettabili.

Un referendum che faremo in modo di indire anche in Italia perché anche gli italiani stanno subendo senza difesa gli ordini di Eurolandia. Non si può pensare di schiavizzare la società senza che essa reagisca, del resto il meccanismo è chiaro a tutti.

Un futuro fatto di debiti con interessi da usura, senza sapere come e per cosa ci si indebita. Basta con questi governanti che si son messi in testa, con le loro banche, di comandarci a bacchetta". Carmelo Finocchiaro fa sapere quindi di essere solidale con il popolo ellenico e di appoggiare il percorso intrapreso dal governo greco.

Intanto, il Primo Ministro Socialista, George Papandreou, ha respinto una serie di critiche ottenendo il sostegno del proprio governo al referendum: adesso sarà tutta una questione di tempo.

Una cosa è certa, i leader di Eurolandia temono questo referendum, temono di dar voce agli oppressi, temono, sia la miccia capace di dar fuoco al fortino tanto protetto. Se si decidesse di chiedere attraverso il referendum se restare o meno nella zona Euro sarebbe scontato l'esito: una valanga di preferenze per l'uscita dalla moneta unica.

E se il referendum avesse come oggetto la serie di ordini impartiti dalla BCE per concedere aiuti monetari ad Atene? Anche qui l'esito sarebbe scontato? Vista l'insorgenza civile in Grecia, sì: comunque sia l'oggetto del referendum, la UE, ne uscirebbe con le ossa rotte.

Chi finge di non vedere l'onda che dalle nazioni sale contro il capitalismo, si renderà complice delle conseguenze e la storia ci insegna che un popolo oppresso è un popolo spinto a grandi gesta rivoluzionarie.

E se anche il Colle di Italia consiglia, - per non fare la fine della Grecia - di dimostrare di essere politicamente uniti contro un nemico comune quanto misterioso, qual è la speculazione finanziaria, è chiaro si debba prima di tutto rispettare la società civile, le sue idee in proposito e la sua drammatica situazione.

Dare la colpa alla moneta unica è sbagliato, bisogna puntare sulla speculazione, bisogna centrare il problema e approfondire il nodo della sovranità monetaria. Non importa quale moneta si stampi, importa capire quanto costa ad uno Stato la stampa, come, perché e chi decide quanta moneta comprare e a quale costo.

Capire l'indebitamento mondiale per spezzare le catene. Perché se gli Stati falliscono, se l'economia tracolla, se le popolazioni hanno smesso di vivere serenamente, la colpa è solo dei tassi di interesse, è colpa e lo diciamo a chiare lettere, del signoraggio.

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