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“Pensiero unico" e maestro unico

Per illustrare in modo chiaro ed efficace il mio punto di vista sull’azione “terapeutica” esercitata dal ministro (Entero)Gelmini potrei ricorrere ad una metafora medica assai semplice ed eloquente: penso che la Gelmini stia operando come quel dottore che per "rianimare" un paziente ormai agonizzante, decide di sferrargli il colpo letale.

Per illustrare in modo chiaro ed efficace il mio punto di vista sull’azione “terapeutica” esercitata dal ministro (Entero) Gelmini potrei ricorrere ad una metafora medica assai semplice ed eloquente: penso che la Gelmini stia operando come quel dottore che per "rianimare" un paziente ormai agonizzante, decide di sferrargli il colpo letale.
 
Oggi la scuola è un organismo quasi cadaverizzato, ma non sarà certo la Gelmini, e tanto meno il super-ministro Tremonti, a farla rinascere, specialmente con interventi di mera amputazione chirurgica. Al massimo potranno far risorgere, dalle ceneri del passato dove è rimasto sepolto per anni, la figura del "maestro unico". Un vero anacronismo storico, un vecchio arnese didattico metodologico che continua a sopravvivere nell’odierna società, malgrado l’abrogazione legislativa e il superamento da parte delle più aggiornate e avanzate teorie nel campo psico-pedagogico.
 
Il “maestro unico” ha continuato ad esistere attraverso le trasmissioni della televisione-spazzatura, nell’impero globale e totalitario delle merci e dei consumi, nell’ideologia conformista e massificante del pensiero unico, ormai egemone in una società edonistica e consumistica di massa, influenzata dalla pubblicità commerciale, nell’omologazione e nell’impoverimento culturale imposto alle giovani generazioni degli ultimi anni dal “Grande Fratello” televisivo, grazie ad un super-concentrato di potere economico, mediatico e ideologico, asceso stabilmente al governo della nazione.
 
Un dominio totalitario che include e oltrepassa il fenomeno del berlusconismo. Il pensiero unico si è diffuso come un virus insidioso e subdolo, frutto marcio di un crescente degrado culturale della società italiana. Un degrado antropologico di cui il berlusconismo è solo uno degli effetti, il più evidente e clamoroso, ma non è la causa.

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