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 Home page > Tribuna Libera > Ong: come siamo diventati ostili al salvataggio dei migranti?

Ong: come siamo diventati ostili al salvataggio dei migranti?

L'attacco mediatico alle ONG, la politica di respingimento mascherato messa in atto dal governo, con gli ostacoli frapposti all’azione di queste organizzazioni, ci ha fatto fare un passo indietro, siamo passati dall'ostilità all'accoglienza e all'integrazione, all'ostilità, al salvataggio.

Venti anni fa i flussi migratori erano flussi migratori, gli immigrati erano persone in cerca di lavoro o di asilo, le ONG un vanto per l’Italia e per l'Occidente, la loro azione umanitaria una necessità.

Oggi i flussi migratori sono un’invasione, gli immigrati sono clandestini, le ONG un problema, la fine della loro azione umanitaria di salvataggio dei profughi, motivo di soddisfazione per maggioranza, opposizione e gran parte dell’opinione pubblica .

Cosa è successo?

Com’è stato possibile che affermazioni come“clandestini”, ”invasione”, ”non c’è posto per tutti”, da timidi spot razzisti, siano diventati linguaggio comune, convinzioni diffuse e trasversali? Com’è stato possibile questa inversione di rotta della nostra umanità, della nostra civiltà, che ha ridotto gli immigrati a clandestini, a pesi insostenibili, a delinquenti e poi a spazzatura? Parole, comportamenti, politiche, tutto ha contribuito a cacciarci in una spirale di odio e di ostilità. E le parole sono diventate azioni.

L’assalto agli immigrati, l’assedio alle scuole dei bambini immigrati, le ordinanze per bus comunali riservati ai soli indigeni, e poi le barricate per respingere donne e bambini, sfuggiti alla guerra e alla fame, mentre le forze politiche anche di sinistra, per qualche voto in più, hanno giustificato e giustificano questa rivolta, mentre si ingrossano le file di politici e giornalisti che fomentano paura ed odio contro contro gli immigrati. Il che rischia di generare un conflitto tra indigeni e migranti, e quindi ritorcersi contro di noi, i nostri figli e i nostri nipoti.

Nella formazione di questa mentalità ostile all’accoglienza e di odio verso gli immigrati, certamente hanno avuto un ruolo le scorie razziste del ventennio, la gestione liberista della globalizzazione, la manipolazione mediatica e la riduzione della nostra capacità critica.

Il ruolo delle scorie razziste del ventennio. Per l'Italia non si è trattato davvero di una inversione di rotta, ma di qualcos'altro, di un rigurgito di scorie razziste, mai sopite e sempre vive, che ci portiamo indietro, attaccate alla pelle, dal ventennio fascista.

Venti anni di fascismo, non passano mai invano, lasciano sempre delle scorie, specie se si tratta di un regime con una politica condivisa dal popolo. Il fascismo ha fatto leggi razziste, ma soprattutto ha inculcato nella mente del popolo il senso della superiorità dell'uomo verso altri uomini, di un popolo rispetto agli altri popoli. La stessa esperienza coloniale non è stata solo la conquista di un paese per sfruttarlo, ma il tentativo di sostituire la civiltà a quella dei negri.

E tutto questo è un terreno fertile, su cui facilmente si sviluppa la mala pianta della superiorità razziale. In linea con il liberismo di ieri e di oggi che applica lo stesso meccanismo alle aziende. E allora, quando si crea l'occasione di un confronto tra popoli e tra razze, ecco venir fuori le scorie razziste.

Il ruolo della gestione liberista della globalizzazione. L’occidente ha fatto dell’Africa un immenso deposito di spazzatura nucleare, l’ha indotta a produrre ogni specie di droga, gli ha venduto le armi superate e le tecnologie obsolete. Questo continente, nella zona del Sahel e del Sahara, non riesce a sfamare i suoi figli, che emigrano. Ma se l’immigrazione nasce da un atto di rapina e da incuria ambientale, anche la nostra ostilità all’accoglienza e all’integrazione, è frutto di una rapina da parte della gestione liberista della globalizzazione.

La rapina agli immigrati del diritto e a noi del dovere costituzionale di solidarietà (art 2 Cost.). Entrambi soffocati dalla politica del rigore, che mentre ha garantito la sovranità del credito, il pagamento alle banche dei debiti pubblici, ci ha reso poveri di soldi e di diritti e nemici dei nostri simili.

La povertà, le guerre tra i poveri costruite dal capitale per indebolire i dipendenti e rafforzare i padroni ci hanno predisposto ad una ostile accoglienza degli immigrati.

Il ruolo dell informazIone. Tra i fattori formativi di una mentalità ostile verso gli immigrati, fondanentale è stata l’informazione, i mass media e la manipolazione mediatica. Per mesi, per anni, l’equiparazione immigrati/delinquenti, immigrati terroristi, portatori di malattie infettive e contagiose, il pericolo di un'invasione, hanno riempito le prime pagine di giornali, i titoli dei tg, i talk, e poi i social. Tutti insieme, appassionatamente, hanno detto e ripetuto la stessa cosa, gli stessi argomenti, perché nella manipolazione, conta più che bugia, la ripetizione della bugia.

Il che ha avuto un effetto moltiplicatore delle voci contro gli immigrati e della loro affidabilità. E’ il meccanismo della manipolazione mediatica della pubblicità, applicata alla politica. In questo modo l’invasione, i clandestini, l’equiparazione immigrati delinquenti, sono diventati frasi e convinzioni comuni. In questo modo sono state condizionate le opinioni pubbliche ed impaurito la gente. La riduzione della capacità critica. Di fronte a questo bombardamento mediatico, la realtà effettiva delle cose è passata in secondo piano, mentre la capacità critica si è ridotta, e con essa la capacità di argomentare.

E allora ogni assurdità è diventata plausibile, anche l’accusa che gli immigrati sottraggono lavoro agli italiani e favoriscono lo sfruttamento dei lavoratori, che le ONG sono complici degli scafisti. Non sono gli immigrati a sottrarre lavoro agli italiani, ma il padrone che non crea posti di lavoro, perché non investe in azienda, nell’economia reale, ma in borsa per fare speculazione finanziaria.

Non sono le ONG ad aiutare gli scafisti, ma quelli che hanno depredato e depredano l'Africa, costringendo gente disperata ad abbandonare il loro paese, quelli che hanno destabilizzato la Libia e chi non si cura di creare corridoi umanitari, ma di ostacolarli, la Germania e l'Europa che hanno chiuso agli immigrati le vie di transito di terra e costretto a scegliere la strada del mare.

E intanto una coltre di nebbia, ci nasconde che, tra i paesi europei, l’Italia, insieme alla Grecia, è quella che li accoglie di meno, mentre il Libano, un paese grande come la Sicilia, ne ospita due/ tre milioni, e il nostro bisogno di immigrati, per il gap demografico del nostro Paese, per il loro contributo in termini di pil di tasse e oneri amministrativi.

 

 

Soldi per le imprese e la criminalità organizzata, e voti per la politica,questa è l'emigrazione.

E a fronte di questa prospettiva un partito che non aiuta la gente, ma se stesso ,un partito, che e` una fabbrica del consenso,si butta a capofitto ad inseguire questi voti, anche se persegue una linea che è contro la sua storia la sua identità.


 

E così se l’opinione pubblica,per una qualsiasi ragione privilegia la politica dei respingimenti degli immigrati ,questo partito l’adotta,

E allora i salvataggi degli immigrati e le ONG che li realizzano,diventano un problema, perche in contrasto con questa linea.

 

Commenti all'articolo

  • Di Birichino (---.---.---.103) 21 agosto 2017 18:53

    Siamo tutti fascisti! Ma finitela di dire cazzate! Gli extracomunitari danno da mangiare anche te?

  • Di Persio Flacco (---.---.---.43) 22 agosto 2017 10:42

    Che io sappia nessuno Stato accoglie tutti, altrimenti non sarebbe uno Stato. Il concetto stesso di "accoglienza" implica un perimetro da superare e un’autorità sovrana che lo governa. Non si potrebbe nemmeno parlare di "dovere di accoglienza" senza un soggetto (lo Stato) al quale riferire questo dovere.
    Se il dovere di accoglienza dovesse prevalere sul dovere di esercitare la sovranità sui confini dello Stato, lo Stato stesso diverrebbe una sorta di porto franco per le persone, territorio libero nel quale tutti hanno gli stessi diritti di passaggio e di residenza. Non dubito che le forze potenti della globalizzazione gradirebbero che così fosse; dubito che lo gradirebbero i cittadini di quello Stato che si vorrebbe soggetto unicamente al dovere di accoglienza.
    Quello che sta avvenendo è dovuto proprio alla presa di coscienza, a volte confusa, a volte orientata da ideologie antiche e malsane, di una parte crescente della popolazione di essere espropriata dei propri diritti di sovranità, di essere minacciata nella sua identità culturale, di veder scomparire un contesto di diritti del lavoro frutto di decenni di lotte e di conquiste sindacali.
    Perché è questo inevitabilmente che avviene alla coscienza di classe e ai diritti dei lavoratori quando milioni di sottoproletari che devono sopravvivere in qualche modo vengono gettati sul mercato del lavoro.
    Dunque lasci perdere le categorie del razzismo e dell’intolleranza, che riguardano solo una piccola minoranza ideologizzata degli italiani, perché con lo stigma morale contro chi pone limiti al dovere di accoglienza, non si fa altro che aumentare la loro credibilità come unico argine ad un fenomeno che appare incontrollabile.

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