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#Occupyscampia: l’ipocrisia dei media

La politica dovrebbe occuparsi correntemente degli aspetti della vita quotidiana dei cittadini, rendendoli partecipi delle decisioni e del processo istituzionale. Invece si astrae, se ne allontana, salvo tornare quando il vento è favorevole e i media ne ampliano il messaggio a dismisura, dandoti la convinzione che essi lavorino 24 ore su 24 per te. Un caso simile sta capitando in queste ore a Scampia, periferia di Napoli.

I mass media sono un fenomeno umano piuttosto strano. Sono sensazionalistici, voraci, spesso bugiardi, essi stessi disinformati sulla realtà quotidiana della gente. Alla continua e spasmodica ricerca di notizie, si gettano a capofitto sui primi impalpabili sentori di “avvenimenti in corso” e inviano sul territorio giornalisti malpagati o, come più di frequente avviene, collaboratori totalmente votati alla causa (cioè gratis – in inglese “free job”).

Il cronista raccoglie i dati sul campo, li elabora, li corregge e invia il pezzo alla redazione entro un certo orario, in modo tale che i redattori modifichino laddove necessario le parti su indicazione del caporedattore, che farà a fine giornata un'ultima riunione col direttore e gli altri capiredattori per la stesura definitiva del foglio. Le modifiche apportate possono talvolta essere pesanti, cosicché lo stesso senso dell'articolo viene mutato e il giornalista si ritrova il giorno dopo sul quotidiano affermazioni che non sono le sue. E' lo spietato mondo dell'informazione, non solo italiano.

 Tre giorni fa esce un articolo sul Mattino di Napoli a firma di Marco Di Caterino intitolato “Scampia, il clan impone il coprifuoco”. Secondo il giornalista, i cartelli criminali della zona riconducibili a vario titolo ai Di Lauro e agli scissionisti (una dicotomia cristallizzatasi nell'immaginario collettivo da una semplicistica lettura ed elaborazione cinematografica del libro Gomorra di Saviano sulla celebre faida di camorra del 2004/2005) avrebbero obbligato gli abitanti dell'area tra Melito e Scampia a starsene chiusi in casa. Gli Abbinante-Abate, in particolare, avrebbero chiesto al potente clan Polverino di Marano un supporto militare per tenere sgombre le strade ed evitare nuovi omicidi dopo i cinque avvenuti a gennaio. La notizia scuote l'opinione pubblica: un titolone così come si può ignorare? La Rete si mette in moto ed ecco che, sul Mattino Online e sulle bacheche di Facebook, cominciano a fioccare i soliti commenti indignati e disgustati, accompagnati ai soliti triti e ritriti “fuitevenne” in tutte le salse emozionali possibili.

Su Facebook, tuttavia, cominciano a essere pubblicate anche le prime smentite da parte delle associazioni anticamorra e di promozione sociale presenti nell'area Nord di Napoli. Nessun coprifuoco, dicono, solite sparate mediatiche e la puntuale diffamazione del quartiere e dei suoi abitanti. Poi, però, ecco arrivare la novità inattesa.

 Una deputata del Pd, Pina Picierno, si indigna alla lettura dell'articolo e invia un “tweet” su  Twitter appunto, intitolato “#occupyscampia” sulla falsariga dei movimenti di contestazione “Occupy” nati in varie parti del mondo per contestare la grande finanza globale. “Occupiamo Scampia, indigniamoci, riprendiamoci la nostra terra” è il motto. Decine, centinaia di persone twittano a loro volta quell'occupyscampia e alcuni cominciano già ad ipotizzare la data dell'occupazione e gli oggetti da portare (tende, sacchi a pelo, cuscini, stufette a gas, smartphone). Moltissimi internauti aderiscono all'iniziativa.

I media si gettano sulla notizia con la solita superficialità. I Tg nazionali, il Mattino, la Repubblica, il Corriere, il Manifesto, tutti insomma pubblicano l'immancabile intervista all'onorevole Picierno (uguale su ogni testata giornalistica, frutto di un probabile comunicato stampa emesso dal suo ufficio) e il suo volto sorridente, che sprona alla mobilitazione della “gente perbene” del quartiere, e agli altri onorevoli del Pd come Luisa Bossa e Teresa Armato, rispettivamente consigliere e assessore alla Regione Campania sotto l'ultima presidenza di Antonio Bassolino, che chiedono a gran voce un intervento forte delle istituzioni e della società civile contro l'omertà e la paura. Una sollevazione di sdegno istituzionale in piena regola, ma che nasce soltanto perché un bel titolone è stato pubblicato sulle prime pagine dei giornali, altrimenti di Scampia e delle periferie di Napoli stavamo a parlarne al prossimo scoop giornalistico. Inoltre “#Occupy Melito” o “#Occupy Marano” non sarebbero state la stessa cosa...



Le associazioni storcono il naso. Continuano a ripetere che la notizia è falsa, che la gente conduce la sua vita quotidiana di sempre, pur se tra le mille difficoltà di un contesto disagiato e abbandonato dalle istituzioni. Chiedono ai giornali di ritrattare quello scoop fondato su voci e interviste non ben definite. D'altronde, come dice lo stesso articolista del Mattino, la fonte è radio piazza. Un'affermazione che in sé vuol dire tutto e niente

Le proteste sul Web si fanno veementi, si leggono perfino insulti e minacce di querele da parte di chi vuole portare la protesta a Scampia e di chi invece non vuole la carità “a tempo” e teme strumentalizzazioni politiche. Qualcuno infatti teme che il Pd voglia una passerella politica per le prossime elezioni nazionali. Forse sì, forse no. In ogni caso l'appuntamento viene fissato per venerdì 3 febbraio alle ore 18 in Piazza Giovanni Paolo II. Molti sono felici, altri rimangono scettici; alla fine sarà soltanto la manifestazione a dare la risposta definitiva. Ma è un dato di fatto che Scampia sia ritornata alla ribalta soltanto per motivi di natura criminale e soltanto per un titolone ad effetto, con bella figura per i politici sdegnati e pessima figura per i soliti napoletani omertosi e collusi.

C'è poi una riflessione che il mondo politico (ammesso che esista ancora un ceto “politico” in Italia) deve fare. In questa intervista di Roberto Saviano all'ex boss Massimo Prestieri affiliato ai Di Lauro vengono alla luce alcuni tratti dei rapporti tra la camorra e la politica. Uno dei passaggi è questo:



"Gli chiedo se ha mai incontrato politici di centrosinistra. "No, mai ma sono certo che il clan Moccia assieme ai Licciardi appoggia il centrosinistra, perché erano nostri rivali e quindi ne parlavamo continuamente tra noi e anche con loro della spartizione dei politici. Noi ce la prendevamo con loro quando vinceva la sinistra, perché significava che per loro erano più affari, più appalti, più soldi, meno controllo". E politici di centrodestra, mai incontrati? "Sì certo, io sono stato per anni e anni un attivista di Forza Italia e poi del Pdl. Ho incontrato una delle personalità più importanti del Partito delle Libertà in Campania. Non posso fare il nome perché c'è il segreto istruttorio, ma mi ricordo che nel marzo del 2001, pochi mesi prima delle elezioni, questa persona, seguita da una marea di gente, si fermò in Piazza della Libertà sotto casa mia. Ero affacciato al balcone, godendomi lo spettacolo della folla che lo seguiva (tutta opera nostra che avevamo spinto la gente ad acclamarlo), e questo politico, incurante perfino delle forze dell'ordine che lo scortavano, incominciò a salutarmi lanciando baci a scena aperta. Scesi e andai a salutarlo, ci abbracciammo e baciammo come parenti, mentre la folla acclamava questa scena. Questa cosa mi piaceva perché non si vergognava di venire sotto la casa di un boss a chiedere voti e mi considerava un uomo di potere con cui dover parlare. Sapeva benissimo chi ero e cosa facevo. Ero stato già in galera avevo avuto due fratelli uccisi in una strage. Era nel mio quartiere, chiunque fosse di Napoli sapeva con chi aveva a che fare quando aveva a che fare con me. Nel mio studio, invece, venne in quel periodo un noto ginecologo, una delle star della fecondazione artificiale in Italia. Quando si voleva candidare a sindaco venne ad offrirmi 150 milioni di lire in cambio di sostegno. Non potetti accettare poiché il clan già aveva già scelto un altro cavallo".


Certi clan sono intoccabili perché garantiscono voti ai partiti di entrambi gli schieramenti, ai politici soprannominati dai camorristi “cavallucci”. Non vedremo mai un'azione efficace dello Stato fin quando i rappresentanti istituzionali copriranno e sosterranno le loro attività, ma sentiremo soltanto gettare palate di merda sul popolo napoletano e additarlo quale male assoluto dei suoi mali e esempio negativo per antonomasia agli occhi dell'Italia intera. La realtà sociale partenopea (come ogni realtà sociale) è complessa, è fatta di impiegati, operai, commercianti, piccoli imprenditori, artigiani ecc. Nessuno nega l'esistenza dei clan camorristici né la loro enorme influenza sulla società. Ma se questi gruppi sono diventati così potenti, è per via del loro legame con la politica. Il rischio di queste iniziative è che rimangano un evento mediatico passeggero e vadano ad inimicarsi proprio coloro che più lavorano sul territorio.


Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.189) 2 febbraio 2012 21:51

    Gli atti simbolici qui non valgono nulla, a Scampia, dove vivo da 20 anni. Qui viviamo la vita reale e desideriamo diritti reali.

  • Di (---.---.---.74) 3 febbraio 2012 10:16

    Ha ragione Scamarcia fino a quando non sarà spezzato il legame tra camorra, mafia e politica non si riuscità mai a sconfiggere definitivamente i clan. E per fare questo occorre condurre una lotta contro un ceto politico che si oppone (apertamente o surrettiziamente) ad un risanamento dalla corruzione degli organi dello Stato. E’ la corruzione il terreno sul quale avviene l’incontro e lo scambio tra politici e mafiosi.

    E’ ora di aprire un fronte di lotta dall’antimafia civile contro l’insieme dei politici che si oppongono ai controlli di legalità sul loro operato.

    Sono contento di apprendere che finalmente Saviano si sta accorgendo che il problema mafioso non è un sottoprodotto del capitalismo, e che pertanto non è sufficiente la lotta contro i clan sul terreno dell’economia, ma è un sottoprodotto della politica italiana, a partire dai Borboni.

    Dei giornalisti è inutile parlarne!

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