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Occupy Wall Street: fatti, persone, idee e ideali

Riccardo Staglianò è l’autore di “Occupy Wall Street” (Chiarelettere, 2012), un reportage nato dalla “convivenza” con i dimostranti americani che lottano contro la plutocrazia bancaria e finanziaria.

“Il vantaggio di non avere un leader è che non c’è nessuna da assassinare”. Jesse Jackson.

“Un boicottaggio intellettuale è assai più grave di un vaffanculo occasionale”. Attivista anonimo.

Il noto giornalista de “la Repubblica” si è recato per una settimana in America per incontrare Vlad Teichberg, ex operatore di borsa e oggi responsabile di http://globalrevolution.tv, “la CNN degli indignati”. Naturalmente ha cercato di capire anche il ruolo di altri protagonisti, come l’antropologo David Graeber e il proteiforme Kalle Lasn, un pubblicitario pentito che ha investito i suoi guadagni nella rivista anticonsumista www.adbusters.org/magazine (www.adbusters.it).

Questo viaggio ai confini della sinistra statunitense più o meno radicale viene raccontato con abile sintesi e sensuale maestria. Leggendo mi sono divertito a scoprire gli aneddoti simpatici e paradossali legati a una variegata ondata culturale suddivisa in tre correnti principali: molte persone sono a favore dell’economia della condivisione, altre sono schierate contro l’economia della corruzione, alcune sono vagamente nichiliste. Però “la maggior parte vede Steve Jobs come un eroe” (Bruce Nussbaum, ex vicedirettore di “Business Week”).

Comunque Teichberg ha affermato: “Questo è un movimento nuovo, senza padri né dogmi. Stiamo cercando di mettere insieme il meglio di tanti diversi contributi… Niente a che vedere con il comunismo, che ho conosciuto. Ormai non si può più pensare di spegnere internet. È come un genio uscito dalla bottiglia. Sappiamo mettere in rete i computer… E quando le masse detengono le informazioni è davvero molto difficile, per un governo, non tenerne conto. E pericoloso, perché solo con la violenza potrà impedire che il popolo ottenga ciò che ora sa appartenergli… Noi siamo non violenti e la violenza della polizia ci rafforza. Però c’è un limite, superato il quale è difficile prevedere come reagiranno le masse”.

A mio parere nulla cambierà finché la gente non inizierà a votare con il denaro. Tutte le grandi aziende e tutte le banche sono dei giganti con i piedi di cartapesta infiammabili dal boicottaggio delle loro attività. In ogni caso i dimostranti sembrano maturare relazioni innovative e ritengono la divisione partitica statunitense obsoleta; non discutono delle politiche democratiche o repubblicane e pensano alle necessità dei cittadini senza rappresentanza. Forse potrebbe nascere un’alternativa rispetto all’antiquato assetto politico bipolare che non è più in grado di rappresentare la complessità degli Stati Uniti delle nuove generazioni. In effetti l'età media dei politici americani è tra le più alte dei paesi più sviluppati, insieme al Giappone e all'Italia.

Naturalmente i grandi banchieri e le caste finanziarie possono vincere molte battaglie, ma non possono vincere la guerra contro il potere seduttivo delle idee che maturano sugli alberi della storia, anche se tutti “noi paghiamo il prezzo dei loro misfatti. Viviamo in un sistema che socializza le perdite e privatizza i guadagni. Questo non è capitalismo. È economia distorta” (Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia, a Zuccotti Park).

D’altra parte il pensatore anticonformista David Graeber ha denunciato i meccanismi repressivi all’interno delle università americane. Infatti ora insegna alla Goldsmiths University di Londra e ricopre il ruolo di portavoce del movimento (in Italia è uscito “Frammenti di antropologia anarchica”, www.eleuthera.it, 2011).

Secondo l'antropologo americano la dignità e la sopravvivenza sono sacri e i rapporti umani devono venire prima dei debiti. Il tempo dei sacrifici umani e inumani deve terminare: “la moneta non è una divinità, pagare i propri debiti non è il massimo della moralità… se la democrazia significa qualcosa, questo qualcosa è che possiamo metterci tutti d’accordo per organizzare la società in modo diverso”.

Soprattutto quando la posizione debitoria assume contorni paramafiosi: “Se si vuole instaurare un rapporto di estorsione violenta, di potere assoluto, e quindi trasformarlo in qualcosa di “morale” – facendo addirittura sembrare che siano le vittime a doversi vergognare – quello che si deve fare è trasformare questo rapporto in uno fondato sul debito” (“Che cos’è il debito’”, intervista di Philip Pilkington a David Graber, www.sinistrainrete.info, in inglese su www.nakedcapitalism.com).

Infine, alla dozzina circa di persone che possono supervisionare la stabilità economica e politica europea e occidentale segnalo il Forecasting Financial Crises: www.focproject.net. Tra i membri del comitato scientifico europeo c’è anche l’italiano www.marcosantarelli.it. Poi segnalo un forum economico europeo: www.thinkingeurope.eu (19 e 20 aprile, Dublino, Irlanda).

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