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Occupazione di Fiume e D’Annunzio: la celebrazione incrina i rapporti con la Croazia

Se Paolo Sorrentino dovesse girare un film su quanto successo tra Trieste e Monfalcone nel giorno del centenario dell'occupazione di Fiume, probabilmente lo intitolerebbe la grande vergogna della Venezia Giulia.

Una regione che porta un nome che oggi storicamente non rappresenta più nulla, ma che identifica quell'area che va da Trieste fino al monfalconese. Una grande vergogna che si è consumata, passando da corposi contributi pubblici, tra iniziative e mostre che si sono realizzate nel territorio per sdoganare D'Annunzio e celebrare l'occupazione di Fiume, all'uso politico della storia. Ma il tutto alla fine è avvenuto con una grande coerenza, con ciò che quell'atto ha rappresentato. Una grande coerenza che si è registrata mentre sfilavano a Monfalcone presso il monumento eretto per celebrare l'occupazione di Fiume, ad esempio anche magliette di Casapound, e ci ha dovuto pensare Facebook per negare ai fascisti del terzo millennio agibilità politica, labari della Decima Mas o della Federazione Nazionale degli Arditi, maglie con scritto Fiume o morte, con tanto di presenza di alcuni Sindaci e gonfaloni, con tanto di Inno d'Italia, ed il tutto a pochi metri da un monumento che ricorda i deportati, per mano nazifascista, nei campi di concentramento. Una grande vergogna che ha determinato un grande scandalo a livello diplomatico con la Repubblica di Croazia ed anche una prima reazione politica interna. Mentre si attende una presa di posizione da parte dell'Europa e delle massime istituzioni italiane che al momento hanno preferito chiudersi dietro il compromesso del silenzio.

La questione diplomatica
Nel 2017 intervenne l'Ambasciata della Repubblica di Croazia dopo una lettera che avevo inviato alla stessa, in merito alle sconcertanti celebrazioni che avvengono tra Ronchi e Monfalcone ogni 12 settembre, e la risposta fu chiara. Queste iniziative non favoriscono i rapporti amichevoli tra Italia e Croazia. Si è fatto finta di niente da queste parti. Senza fare i conti con l'oste, ignorandolo totalmente. Come se la Repubblica di Croazia fosse inesistente. Arriviamo al 2019, come Resistenza Storica si contatta anche il Sindaco di Rijeka, e risponde con una lettera durissima definendo come vergognosa l'inaugurazione della statua di D'Annunzio a Trieste. Si trattava di dover celebrare l'uomo politico, irridente, nazionalista, che occupò Fiume. In tutta la retorica italianissima si esercita una forma di negazionismo, riduzionismo, giustificazionismo pazzesco, come se i 16 mesi fiumani furono oro, e non una dittatura tremenda per chi la subì. Gli oppressi in Italia non hanno voce in capitolo. Il 12 settembre viene inaugurata la statua di D'Annunzio, mentre a Monfalcone si svolge una sorta di mini parata con la presenza di simboli del ventennio, per celebrare l'occupazione di Fiume.La Croazia si imbufalisce.Il ministro degli Esteri Gordan Grlic Radman ha dichiarato in un'intervista con Media Service che condanna fermamente la decisione della città di Trieste di erigere un monumento a Gabriele D'Annunzio, che il MVEP si è espresso con una nota diplomatica, aggiungendo che tutti coloro che promuovono "ideologie che sono state sconfitte non hanno posto in un'UE come questa ".Si è dovuto scusare anche l'ambasciatore italiano per le provocazioni che si sono registrate a Fiume. La polizia croata ha arrestato gli autori di un gesto provocatorio e irresponsabile.La bandiera del Regno d'Italia è stata posta sul recinto del Palazzo del Governatore a Fiume giovedì mattina. Li chiamano i rivoltosi, i provocatori. Si è evidenziato che D'Annunzio non fu liberatore ma occupante, e che queste "sono ideologie che sono state sconfitte e che hanno introdotto gli orrori della seconda guerra mondiale. Tutti coloro che sostengono tale ideologia non hanno posto nell' Unione Europea". 
 
La questione politica interna

Il PRC/Sinistra Europea interviene, come si è appreso dal Piccolo del 15 settembre, chiedendo le dimissioni dei sindaci che con o senza fascia tricolore hanno legittimato siffatte celebrazioni. Si legge: Il sindaco di Monfalcone, quello di Ronchi, i rappresentanti dei Comuni di Trieste, Gorizia, Duino Aurisina, Fogliano Redipuglia, San Pier d'Isonzo e San Pietro Musolino (hanno partecipato alla celebrazione del centenario dell'occupazione di Fiume). Il tutto in una cerimonia dove erano presenti i simboli della Decima Mas, della federazione nazionale arditi ed il tutto mentre è esploso un caso diplomatico con la Repubblica di Croazia. Che nel 2017 iniziò proprio in relazione alle cerimonie che si svolgono tra Ronchi e Monfalcone. E' politicamente e storicamente irresponsabile partecipare a siffatte iniziative. Auspichiamo le immediate dimissioni di chi vi ha partecipato o che nei rispettivi consigli comunali vengano presentate da subito mozioni di sfiducia nei confronti dei rispettivi Sindaci che con o senza fascia tricolore hanno comunque presenziato a questa iniziativa inconciliabile con i valori della nostra Costituzione e non favorito i rapporti amichevoli tra l'Italia e la Repubblica di Croazia". Arrivano segnali importanti anche dall'opposizione di Monfalcone, città che è guidata da una sindaca leghista. La Sinistra, come si apprende dal Piccolo del 16 settembre, ha presentato una interrogazione al Sindaco dove, dopo aver evidenziato la gravità di quanto accaduto con la celebrazione della marcia su Fiume a livello diplomatico, politic o e storico, si punta la targa inaugurata per questa occasione nella quale si legge: " D'Annunzio e i legionari una storia di amor patrio nelle radici della nostra identità. Nel centenario dell'Impresa di Fiume ". 

 

Nel testo si legge che "Siamo sorpresi che l'identità della democrazia Italiana sia vista originare in una iniziativa eversiva, che avrebbe avuto bisogno invece di un ricordo critico, lontano dall'improbabile visione romantica e pseudoeroica che si è cercato di sdoganare come unica voce istituzionale in queste settimane." Chiedendo: Se non ritenga che celebrare un atto ostile, illegittimo, finalizzato ad occupare una città straniera, giustificandolo sotto l'ombrello dell' "amor patrio " non possa rappresentare un approccio ideologico ed avventato, soprattutto per chi amministra una terra di confine.- Se non ritenga opportuno rimuovere la targa che ricorda la disavventura di Fiume, sostituendola con un'altra che rammenti le vittime innocenti del velleitario nazionalismo di quegli anni."

 
Le reazioni antifasciste
Intanto,il fronte antifascista si è fatto sentire. C'è stata una grande manifestazione antifascista a Ronchi, proclamata dall'ANPI a cui ha aderito anche l'ANPI Nazionale, sono stati diffusi dei cartelli con scritto Ronchi dei Partigiani, Ronchi città dei Partigiani, Via D'Annunzio dalle nostre città, per evidenziare che l'identità del luogo è partigiana e non fascista e certamente non "dei legionari". C'è stato il manifesto di Resistenza Storica, di cui abbiamo già accennato, che ha visto l'adesione di oltre 200 personalità ed una prima reazione del Sindaco di Fiume, a sostegno dell'appello contro la celebrazione dell'occupazione di Fiume. C'è stata una seconda lettera firmata da decine di giovani, rivolta ai fiumani, con la quale chiedono ponti e non muri. E c'è stato il sostegno del Sindaco di Fiume a Ronchi dei Partigiani.
Forza Ronchi dei Partigiani. Il Sindaco di Rijeka, Fiume, Vojko Obersnel, così ha condiviso il 15 settembre sul proprio profilo ufficiale di Twitter la sua vicinanza a Ronchi dei Partigiani. Gruppo nato per contrapporsi a quel "dei legionari" di Ronchi. Dal 1925 vede il Comune di Ronchi con la denominazione ufficiale Ronchi "dei legionari", essere associato a quell'evento storico tremendo, la marcia su Fiume, che comporterà 16 mesi di dittatura, con migliaia di croati costretti a fuggire, e subire il fascismo prima del fascismo come tengono giustamente ad osservare a Rijeka. Ronchi dei Partigiani, diventato oramai noto oltre i confini nazionali, nasce nel 2013, sia per opporsi alle celebrazioni della marcia su Fiume che ovviamente per dare un proprio contributo all'antifascismo, per omaggiare la Resistenza di Ronchi.
 
E' vergognoso che una cittadina porti una denominazione storica che rappresenta valori negativi soprattutto per chi l'ha subita quella marcia. A Fiume "dei legionari" significa dittatura, distruzione, violenze, razzismo. Non è questa l'anima di Ronchi, non è questo lo spirito di Ronchi. Ronchi merita la medaglia d'oro alla Resistenza e non "dei legionari". L'auspicio è che la denominazione "dei legionari" di Ronchi, con la quale si celebra l'occupazione di Fiume, venga cancellata quanto prima. Non si può continuare ad accettarla come se nulla fosse, perchè Ronchi, così almeno la penso, possa ritornare a chiamarsi come è sempre stata nel cuore dei ronchesi, Ronchi. E il suo spirito sarà sempre quello della Resistenza e dei partigiani che andrà rivendicato sempre. Uno spirito che costruisce ponti e non muri. E quello che vogliamo costruire è un ponte verso Rijeka. Che con "dei legionari" non sarà mai possibile.
 

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