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 Home page > Attualità > Salute > Obesità: una nuova forma di dipendenza?

Obesità: una nuova forma di dipendenza?

 

“Il cibo per me è una droga”

“Non riesco a resistere davanti a certi cibi”

“Alcune volte il mio unico pensiero è il cibo”

Sono alcune delle frasi che i pazienti riferiscono ai medici nei centri per la cura dell’obesità.



Da qualche anno è nata la controversia se l’obesità può essere considerata una vera e propria dipendenza. Ma cosa è la dipendenza? Un aumentato bisogno di una sostanza, legato ad una sofferenza in sua mancanza e all’impegno da parte della persona di averla anche a discapito di se stesso.

Molti pazienti obesi tendono effettivamente ad avere un forte desiderio verso determinati cibi, soffrono se ne vengono privati e li ricercano anche se conoscono le possibili conseguenze nocive sulla loro salute. Il cibo, effettivamente attiva i cosiddetti circuiti del piacere, specie quando si combinano zuccheri e grassi. Le maggiori conoscenze del cosiddetto circuito del piacere e del suo neurotrasmettitore principale, la dopamina, ha indotto alcuni ricercatori a pensare che, livelli bassi di recettori di dopamina D2 sia all’origine, negli obesi, della ricerca di cibo come forma di gratificazione immediata, come la droga lo è per i tossicodipendenti.

Rispetto alla dipendenza da sostanze, nel cibo mancano però i sintomi dell’astinenza (che possono essere mentali, come l’irritabilità, la depressione, l’incapacità di concentrarsi, e fisici con nausea, brividi, crampi) e della tolleranza (necessità ad assumere una maggiore quantità di sostanza per provare lo stesso piacere). Un altro fenomeno importante nella dipendenza è il cosiddetto craving, “il disperato bisogno di una sostanza”.

Tale bisogno può, nel tempo, essere scatenato da semplici stimoli associati alla consueta assunzione della sostanza. Ad esempio, chi è solito consumare della cocaina nella discoteca, potrebbe provare un forte desiderio di “tirare” mentre ascolta della musica dance. Il fenomeno del craving ha interessato, negli ultimi anni, gli studiosi dell’obesità, che hanno definito il cosiddetto “food craving”, come “un intenso desiderio di consumare un particolare cibo al quale è difficile resistere”. Questo fenomeno può verificarsi in seguito a diete molto rigide, oppure a causa di determinati stati emotivi, specialmente negativi.

Altre possibili cause del “food craving” possono essere legate al continuo pensiero del cibo (che può arrivare ad una vera e propria immaginazione visiva dello stesso) e al tentativo di evitare tali pensieri che, paradossalmente, diventano ancora più intrusivi.

I recenti studi sulle dipendenze stanno dimostrando che non ci troviamo di fronte ad un semplice problema di scarsa forza di volontà, ma di una vera e propria malattia che ha componenti genetiche, ambientali (esposizione precoce alla sostanza), sociali (scarsi supporti) e psicologiche (intensi stress). Queste componenti si possono riscontrare nei soggetti obesi. Basta pensare alla presenza di genitori obesi in bambini che tendono ad aumentare di peso o all’uso del cibo come sedativo o per un effetto “nostalgico”. Come ci ricorda il neuroscienziato David Linden, questo ovviamente non deve deresponsabilizzare chi ne soffre.

Ognuno di noi può sviluppare una malattia senza averne necessariamente colpa, ma è responsabile della sua cura attraverso un miglioramento dello stile di vita.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.35) 19 marzo 2013 16:20

    strana l’idea che uno sia colpevole di una sua malattia.

    Potrei capire che uno sia colpevole di una sua dipendenza o di un suo trauma, ma per la malattia non lo capisco.

    • Di (---.---.---.58) 19 marzo 2013 16:42

      Salve,

      non mi sembra di aver scritto che una persona è colpevole di una sua malattia, anzi esattamente il contrario "Ognuno di noi può sviluppare una malattia senza averne necessariamente colpa"

    • Di Geri Steve (---.---.---.35) 19 marzo 2013 20:42

      grazie per avermi gentilmente risposto,

      ma proprio non mi sembra che "Ognuno di noi può sviluppare una malattia senza averne necessariamente colpa" sia "esattamente il contrario" di essere colpevoli delle proprie malattie: in italiano vuole dire: "non proprio tutti sono necessariamente colpevoli", mentre il contrario sarebbe che "Nessuno è colpevole".

       

      Immagino che lei abbia semplicemente scritto cosa diversa da quel che pensa: probabilmente il punto a cui voleva riferisi è che normalmente gli obesi vengono considerati colpevoli della loro obesità, il che è vero ma anche falso. E’ vero nel senso che se mangiassero meno e si muovessero di più non sarebbero obesi, ma è falso che quelle siano sempre loro scelte.

      E’ anche falso che i non obesi siano sempre più virtuosi degli obesi, spesso sono soltanto geneticamente differenti.  Il fatto è che molti di noi si sono evoluti in modo da poter superare anche periodi di carestia, mentre nella nostra storia evolutiva non abbiamo dovuto affrontare sedentarietà e eccessiva disponibilità di cibo.


      Personalmente, io sono un anziano diventato quasi obeso dopo aver praticato molto alpinismo e corsa: sono quasi immobilizzato alle gambe e ho difficoltà ad adeguarmi a questa mia nuova situazione. Per gli ex pesisti è ancora più difficile adeguarsi alla loro ridotta attività fisica, e certamente non è colpa loro.


      GeriSteve

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