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Nozze gay in California. Chiusi nella nostra arretratezza

L’incostituzionalità della Proposition 8 ha fatto parlare molto di più per il ritardo in cui si è raggiunto questo traguardo in California, terra di diritti storici per gli americani (il caso di Harvey Milk è noto), che per la sentenza in quanto tale. Quando mi documentavo sul pezzo di ieri, mi veniva continuamente sotto gli occhi la presunta omosessualità del giudice distrettuale Vaughn Walker, e mi immaginavo – se fosse vera – cosa sarebbe successo in Italia se un giudice gay stabilisse la costituzionalità del matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Negli Stati Uniti c’è una legge che obbliga ogni giudice ad astenersi se “la sua imparzialità potrebbe ragionevolmente essere messa in discussione“. Appare evidente che l’imparzialità di Walker verrebbe compromessa trattandosi di un caso in cui è parte rilevante e in causa. In realtà però non lo è.

Aaron Zelinsky sull’Huffington Post cerca di spiegare perché l’imparzialità del giudice non verrebbe compromessa:

“Se ogni giudice fosse parziale, perché è un membro interessato da un contenzioso particolare, i magistrati di sesso femminile non potrebbero decidere su una causa che riguarda le donne. Per lo stesso motivo, tutti i giudici religiosi non saranno idonei ad ascoltare il primo emendamento nei casi riguardanti la religione. Tutti i giudici che sono genitori non saranno idonei per decidere controversie per la custodia dei figli. [...]
Un giudice può essere un membro interessato pur mantenendo la sua obiettività giudiziaria. Le caratteristiche personali non sono di per sé fattori di squalifica per le decisioni giudiziarie. [...]
Se il fine della Prop 8 è quello di proteggere la sacralità delle unioni eterosessuali, un giudice eterosessuale è ugualmente interessato al risultato, poiché è in gioco nella decisione anche il suo matrimonio.

Patt Morrison del New York Times fa un ulteriore esempio di come i giudici siano in realtà al di fuori delle logiche parziali:

Circa 2/3 degli elettori della California ha annullato la legge Rumford (la Rumford Fair Housing Act del 1963 proibiva la discriminazione per affittare o vendere proprietà a persone di colore, ndr), quando passò la Proposition 14, che, come la Proposition 8, aveva modificato la Costituzione della California. La Proposition 14 diceva che i californiani potevano effettivamente rifiutarsi di vendere o affittare a chiunque, per qualsiasi motivo. Alla fine, la Corte Suprema ha stabilito che la Proposition 14 violava il 14° emendamento, e non importa se il 100% dei californiani aveva votato a favore – la discriminazione razziale era incostituzionale. La clausola di uguale protezione che Walker ha citato nella sua sentenza a favore della Proposition 8 è parte del 14° emendamento.

Il Giudice Walker è omosessuale, ma negli States pochissimi giornali – per lo più ultra-conservatori – hanno usato l’arma della sua sessualità per ribattere la sentenza. Questione di civiltà, si dirà.

Ora spostiamoci in Italia, mettiamo il caso che due coppie dello stesso sesso vogliano sposarsi e vadano fino alla Corte Costituzionale per veder chiariti i propri diritti. Mettiamo pure il caso che la Suprema Corte dia loro ragione e tra i togati ci siano – diciamo - due omosessuali. I giornali conservatori – o presunti tali, ma tant’è – secondo voi scriveranno le stesse cose che Zelinsky e Morrison hanno scritto nei loro giornali, oppure, come ormai prassi consolidata, Feltri e Ferrara si scaglieranno contro i due giudici gay solo perché sono “di parte”?

Differenti punti di vista. Le stesse due coppie hanno un verdetto sfavorevole dalla Corte Costituzionale, di cui è risaputo che gli organi costituiti sono per lo più avanti con l’età e non facilissimi ai rimedi “alternativi”, cosa scriverebbero Repubblica e L’Unità secondo voi?

Sento dire che in questi casi l’Italia pecca di inciviltà. Secondo me invece è il contrario: il nostro paese non è incivile, ma poco aperto ai cambiamenti. L’Italia si è dimostrata molte volte un paese più che civile, ma sotto questo aspetto è ancora arretrato rispetto a moltissime altre nazioni. E le unioni civili sono solo la punta dell’iceberg, perché siamo arretrati in molte cose che negli ultimi anni hanno visto una classe politica scarsamente aperta ai veri problemi personali dei cittadini.

Parlo di Eluana Englaro, di Piergiorgio Welby, di Luca Coscioni. Parlo soprattutto del Comitato di Bioetica che non riesce a deliberare sulla natura del testamento biologico. E parlo delle centinaia di malati terminali che rifiutano l’accanimento terapeutico e chiedono, con la loro immensa bontà e voglia di vivere (sì, di vivere), di essere lasciati morire in pace senza sofferenze.

Ecco, parlo anche per loro: l’Italia è un paese civile, facciamo in modo che diventi anche aperto e sensibile a certe tematiche.

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