• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Home page > Attualità > Non pagati si lavora meglio?

Non pagati si lavora meglio?

Sono da poco uscite le dichiarazioni dei redditi per l’anno 2009 dei parlamentari (e non solo) dello Stato italiano. Riteniamo che sia giusto fare una piccola riflessione, a questo punto. Buttiamo lì due cifre, per cominciare, così che sia ben chiara l’entità di ciò su cui riflettiamo (fonte) BERLUSCONI 40.897.004 €; GHEDINI (anche avvocato di B.) 1.297.118 €; BERTOLASO (ex sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alla Protezione Civile) 860.195 €; SANTANCHE’ 642.517 €; LONGO (altro avvocato di B.) 530.847 €; LA RUSSA (difesa) 374.461 €; TREMONTI (tesoro) 301.918 €; BRUNETTA (pubblica amministrazione) 300.894 €;

A noi è venuto subito da pensare: “però! ricchi questi politici! deve essere un lavoro impegnativo e devono avere tante spese!”. Magari. Ovviamente in quei numeri ci sono gli introiti derivanti anche da lavori privati e da possedimenti, ma bisogna che ricordiamo che i parlamentari (e annessi) sono anche onorati da notevolissime agevolazioni di vario genere, come esenzione dal pagamento di biglietti di cinema, teatri, treni, aerei, pasti eccetera. In questa pagina troverete, seppur risalenti alle lire, l’elenco di questi che noi chiameremmo “privilegi”.

Questa loro “fortuna” non è però casuale, ne infondata, ne sbagliata. Tutto iniziò (per semplificare lasciamo da parte la storia antica) quando in Inghilterra, nel corso del 1800, i movimenti più fortemente democratici conquistarono il diritto alla remunerazione per chi rappresentava i cittadini, i parlamentari, appunto. Al tempo fu una grande conquista della democrazia, perché permetteva a chi lo avesse voluto, di abbandonare il proprio lavoro (perfino quello nel proprio podere) per dedicarsi alla passione politica. La possibilità di accesso alle cariche, dunque, si fece davvero universale (prima ancora del suffragio!).

In Italia abbiamo ripreso questo concetto molto in ritardo: con l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica, il 1° Gennaio 1948, si è affermato all’articolo 69 che “i membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge”. Vediamo cosa dice la legge n. 1261 del 31 ottobre 1965 (e successive modificazioni previste dalle finanziarie).

Il parlamento italiano è composto da 630 deputati e 315 senatori (più quelli a vita), i primi hanno questa remunerazione: 5.486,58 € netti mensili di indennità (stipendio), 3.503 € di diaria; i secondi sono così pagati: 5.613,63 € al netto della ritenuta fiscale al mese di indennità, 3.500 € di diaria.

In aggiunta a questi entrambe le figure sono dotate di vari rimborsi forfettari per spese generali o legate all’attività svolta, erogate in parte a loro stessi ed in parte al partito di appartenenza, oltre a tessere per libera circolazione su treni, autostrade, aerei e navi, facilitazioni sanitarie, telefoniche e alimentari.

Al termine dei rispettivi mandati, sono erogati dallo Stato vari assegni accumulati dai parlamentari tramite ritenute fiscali (i famosi vitalizi).

Ora. A noi paiono davvero tanti soldi, e tanti privilegi, e ad ogni lettore chiediamo una piccola riflessione: è giusto che i nostri rappresentanti pesino così tanto sulle nostre tasche? è davvero un lavoro tanto duro e richiedente una così grandiosa carriera da meritare quelle remunerazioni? è ancora necessario dotare coloro che entrano in politica di uno stipendio indipendente che permetta l’accesso a tutti, anche ai più poveri? Se sì, così tanto ricco?

Meditiamo, prima di dover arrivare a pagare l’auto-blu anche al nostro sindaco che parla in dialetto nelle occasioni solenni e che, magari, ha già di suo una bella jaguar.

MM

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares