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 Home page > Attualità > Economia > Non lavoro in Italia…

Non lavoro in Italia…

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Ho un’azienda che realizza prodotti B2B per clienti di tutto il mondo.
Ho piattaforme B2C con i server in Canada e gli utenti che provengono da decine di nazioni diverse.
Altre piattaforme B2B con clienti prevalentemente all’estero.
Compro servizi da tutto il mondo.


Nella carta di credito aziendale la maggior parte degli acquisti è effettuata all’estero: pago servers, prodotti elettronici, servizi, collaboratori.
L’editore del mio libro è anglosassone ed è possibile che presto venga tradotto in inglese per essere distribuito nel mondo.

Io vivo in Italia ma non lavoro in Italia.

Chi lavora nel Nuovo Web non sono sicuro che lo stia facendo realmente in Italia. Forse vive in Italia, digita e clicca su un “terminale” fisicamente in Italia, ma la sua attività probabilmente si svolge altrove… Specie quando i clienti sono altrove (Vedi per esempio gli annunci AdSense comprati in tutto il mondo, ospitati su pagine che stanno su server in giro per il mondo, realizzati da soggetti che vivono ovunque e che papano servizi di società worldwide).

Non sono un fiscalista ma credo che quando l’attività si svolge prevalentemente al di fuori della fisicità del territorio italiano, è giusto che paghi le tasse personali dove vive, ma non credo che l’Italia sia il luogo più corretto in cui avere la sede delle proprie attività.

La mia SRL italiana paga più del 50% di tasse (tutto sommato), non può scaricare molte delle spese che invece sostengo realmente per le attività, è vessata dalla burocrazia, spende almeno 500 euro al bimestre di commercialista e lo stato si comporta come un nemico.

Commenti all'articolo

  • Di illupodeicieli (---.---.---.39) 31 ottobre 2008 13:35

    Hai perfettamente ragione: non so quanti anni tu abbia, ma anche in passato è stato così. Già all’inizio degli anni 90 diverse aziende del mio settore,l’arredamento, trasferivano le fabbriche in Polonia o comunque all’estero. Prima solo macchinari e poi direttamente ,come si direbbe oggi, delocalizzavano il tutto. Chi ora è al governo non è molto diverso da chi c’è stato fino a inizio anno corrente.Quelli di prima vedevano nel commerciante al minuto l’evasore favorendo solo la grossa distribuzione e le coop, i loro amici che hanno società con sede all’estero.

  • Di paolo praolini (---.---.---.199) 31 ottobre 2008 23:09

    L’Italia è rappresentabile come un centometrista che corre con una palla al piede da 10Kg.
    La palla rapresenta la burocrazia e le infrastrutture rimaste agli anni ’70.
    Purtroppo la politica ormai divenuta miope, ha perso la percezione di ciò e stà trainando il nostro paese a perdere competitività a livello Europeo e mondiale.
    Gran parte delle risorse che dovrebbero servire allo sviluppo della Nazione, vengono disperse per soggiogare al clientelismo ed al triste gioco del ricatto del voto di scambio.
    Io ti costruisco l’ospedale dove vuoi tu, mi garantisci il voto di n...., io realizzo lo scalo aereo dove vuoi tu....
    faccio arrivare i finanziamenti europei alla tua clinica....etc....etc.......etc..
    Insomma neanche con questo governo avremo speranza di trovare lo slancio per ridare vigore alla nostra invecchiata e quasi decrepita Italia.
    Purtroppo aveva ragione The Economist quando nel già lontano 21 Maggio 2005 riporto’ la vignetta di un Italia sorretta da bastoni di legno ed il titolo: l’economia italiana è stagnante, il suo business è depresso e le riforme moribonde.
    Tutto questo purtroppo non fà che generare la fuga delle aziende italiane e non attira i capitali di società estere che volessero investire in Italia.
    Quale futuro ci aspetta?
    Pur volendo essere ottimisti il cielo è grigio....



    • Di fab (---.---.---.118) 1 novembre 2008 15:55

      ... Insomma neanche con questo governo avremo speranza di trovare lo slancio per ridare vigore alla nostra invecchiata e quasi decrepita Italia....

      con questo governo?? ma se hanno basato la campagna elettorale su stupri, assalti in villa, clandestini, rom e lavavetri... a me non sembra aver mai sentito parlare nessuno dei lor signori, sul fatto di voler evitare la crisi economica, perche dicevano non esiste, o investire su innovazione, abbattimento del digital divide, spreco clientelare amministrativo, o nuove infrastrutture non incancrenite da subappalti mafiosi. Ed ora, a noi utili idioti, sull’onda di una crisi che invero è spuntata come per magia preparano pure la ilare operazione salva banche.

      < ... Studiando il sistema bancario, si spiega la ragione dell’intoccabilità delle banche. Ecco perché nessun partito, da destra a sinistra, salvo pochissime eccezioni, ha sollevato il problema. Neanche i paladini dei poveri come Rifondazione Comunista lo hanno fatto; né i paladini del nazionalismo e della forza dello stato, lega e AN, hanno denunciato questo stato di cose.
      Perché la parole d’ordine della politica è occuparsi di temi solo secondari, dall’aborto ai Pacs. Ma mai, in nessun caso, occuparsi della banche (che poi significherebbe risanare il bilancio dello stato e evitare il crack economico e finanziario).... 
      ...far crollare il sistema bancario, per far perdere al denaro il suo valore, ma affinché i beni, siano essi terreni, oro, diamanti, abitazioni, continuino a valere. E quelli sono in mano ai grandi gruppi bancari e finanziari.
      Se a questo crack aggiungiamo la privatizzazione di tutti i servizi pubblici, compresa l’acqua, la luce, il quadro è completo.
      Tutto ciò rientra nel progetto di controllo globale delle risorse: i grandi gruppi bancari e industriali, nonostante il fallimento (anzi… proprio grazie a questo) avranno in mano non solo beni materiali come oro diamanti petrolio, ma anche risorse primarie, come acqua e energia elettrica.... >
      Prof. Paolo Franceschetti - A cosa serve la crisi finanziaria? E a chi serve?

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