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 Home page > Tribuna Libera > Non basta un abito per dimostrare l’emancipazione femminile

Non basta un abito per dimostrare l’emancipazione femminile

Alla fine della fiera, l'aspetto vestimentare dovrebbe essere una libera scelta e comunque è singolare che in Occidente non ci si scandalizzi nel vedere suore ultravestite e all'estremo opposto donne con seni e parti intime quasi del tutto esposte al pubblico. 
La cosa che fa sorridere è che i paesi che l'Occidente considera spesso inferiori hanno avuto leader e presidenti femminili (cosa che nella tanto emancipata Italia esiste in modo riduttivo). 
Argentina, Cile, Brasile, Nicaragua, India, Pakistan, Birmania, Filippine, Liberia ne sono la dimostrazione e guarda caso il paese con più presenze femminili in Parlamento non è un paese nordico ma una nazione africana: il Ruanda. 

Questo per dire che l'aspetto vestimentare non è affatto indice di emancipazione femminile, come pure il fatto che una donna diventi presidente di uno Stato, ma già che questo fatto sia potuto accadere dimostra che nella società una certa evoluzione c'è, nonostante la presenza di non poche contraddizioni (divieto di abortire in Argentina, condizione di subalternità generalizzata ancora diffusa della donna in Pakistan e India, ecc....). 
Aggiungo che il modo di vestirsi non è una cosa statica e definita una volta per tutte, ma che evolve o involve a seconda della società in cui si vive.
I casi dell'Iran e dell'Afghanistan sono emblematici a riguardo dopo il crollo delle rispettive monarchie. 
 
Anche nel nostro paese, le cose sono molto cambiate rispetto al ventennio fascista e all'immediato dopoguerra. Nella società contadina infatti, le donne dovevano avere sempre il capo coperto e solo in montagna questa usanza non era così rigorosa, il vestito nero in segno di lutto è ancora in uso in alcune zone del nostro paese e perfino le donne agiate dovevano uscire con capellini (spesso ridicoli) in testa. 
Per non parlare di quando le donne andavano in spiaggia quasi del tutto vestite, mentre oggi ci sono perfino spiagge riservate ai nudisti.
Concludo ribadendo che come vestirsi dovrebbe essere sempre una libera scelta, seppure sottoposta ad influenze inevitabili provenienti dalla società in cui si vive e che dovrebbe essere dettata anche (e possibilmente) dal buon gusto (ma questo aspetto rimane comunque soggettivo).
 
Yvan Rettore
Questo articolo è stato pubblicato qui

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