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NoTav, la denuncia di un uomo sfigurato da lacrimogeni sparati sulla folla

Era già successo in occasione della manifestazione del 4 luglio e, nonostante le denunce fatte da manifestanti e giornali nei giorni successivi, continua ad accadere. Ancora una volta il 24 luglio in Val di Susa, durante la manifestazione NoTav, sono stati sparati lacrimogeni ad altezza uomo. 

"Pensavo m'avesse portato via la faccia, non mi sentivo più niente". Dopo che i medici gli hanno ricucito palato e labbra (inferiore e superiore) sono state queste le parole pronunciate da Alessandro Lupi dal lettino del pronto soccorso di Susa, mentre era in attesa di essere portato a Torino per essere operato. L'uomo, quarantacinquenne, è stato riscoverato d'urgenza dopo essere stato colpito in pieno volto da un lacrimogeno sparato dalle forze dell'ordine di fronte al check point di Chiomonte.

Lupi ha riportato diverse fratture alla mascella e tre al setto nasale: "E m'è andata anche bene... se m'avesse preso in un occhio m'accecava" aggiunge. Sembra proprio che alcuni elementi, a volte intere squadre, della polizia di stato continuino ad essere protagonisti di incresciosi episodi di violenza e ad avere atteggiamenti quasi "squadristi" nei confronti della popolazione civile che protesta.

In Val di Susa, in particolare, sarebbe invece auspicabile un'attenzione ancora più scrupolosa da parte dei tutori dell'ordine. Qui il movimento ha una storia ormai ventennale e poiché buona parte della popolazione locale è ormai coinvolta e attiva nella sua lotta contro il cantiere dell'alta velocità, le manifestazioni vedono spesso la presenza di intere famiglie. 

E invece sembra regnare un'imbarazzante "disattenzione", termine dietro al quale si fatica a nascodere l'arroganza e l'aggressività illecita e illegittima di corpi di polizia male addestrati, malcomandati, che spesso hanno dimostrato di essere incapaci di gestire l'ordine pubblico.

"Se fossi stato di corporatura più esile, se fossi stato un anziano o un bambino o se mi avessero centrato in un occhio sarei morto!!!", questo scrive Lupi a caratteri cubitali nella sua lettera di denuncia pubblicata e fatta girare su vari canali indipendenti e tramite la quale lancia il messaggio a tutti i manifestanti val susini di "continuare a resistere, anche se sarà dura!!!".

Quest'episodio e tutti gli spregevoli atti di violenza del delicato contesto valsusino, vanno tuttavia aldilà della questione No tav, argomento complesso che deve essere ben sviscerato per essere compreso. Vanno nella direzione di uno stato di diritto che troppo spesso i cittadini vedono calpestato e porta spesso a innescare un'indignazione che agevolmente rischia di cortocircuitare in violenza.

"Mi piacerebbe vedere gli occhi di chi mi ha sparato onestamente, un carabiniere, un tutore dell'ordine che spara contro la folla ad altezza d'uomo, dire vergognoso è dire poco, è veramente scandaloso". Le reazioni violente di alcuni manifestanti sono spesso difficili da difendere, ma è di certo semplice comprendere e avallare le parole di sdegno di Alessandro Lupi, un semplice manifestante che intendeva soltanto documentare con la sua macchina fotografica e "camminando in mezzo alla gente (alla sua gente) e sulla terra (anche sua) liberamente, pensava di poter condividere coi suoi amici un'iniziativa che potesse essere utile per tutti".

Di certo questa serie di atti di violenza perpetrati impunemente negli ultimi anni dalle forze dell'ordine sono episodi di uno stato che stenta a mostrarsi democratico, la cui peggiore dimostrazione, tanto tragica da essere ancora surreale, fu quella che vide protagonista Carlo Giuliani, commemorato a Genova in occasione dei dieci anni dalla sua morte, proprio qualche giorno prima dell'episodio valsusino.

Quando capiranno che il loro primo compito è proteggere e non mettere a repentaglio la vita dei cittadini?

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