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Nigeria, dall’appello di Osimhen la protesta si sposta a Castel Volturno

Pugno chiuso e una scritta su una t-shirt bianca “End police brutality in Nigeria” (fermate la violenza della polizia in Nigeria), cosi il centroavanti del Napoli Victor Osimhen ha festeggiato il 17 ottobre il gol appena segnato contro i bergamaschi dell’Atalanta. 

Il gesto di solidarietà – ripreso nella stessa serata anche dal connazionale in forza al Crotone, Simy Nwankwo – nasce dallo sdegno causato dalle violenze perpetuate dalla SARS (Special Anti-Robbery Squad, Squadra Speciale Anti-Rapine) e dalla polizia nigeriana. La SARS è sotto osservazione da anni da parte anche di Amnesty International: è considerata responsabile di molti abusi, torture e violenze ai danni di decine persone.

Diffuse proteste, documentate dall’hashtag #EndSARS, sono seguite il 7 ottobre alla pubblicazione sui social media di un video che mostrerebbe quella che sembra un attacco da parte della squadra speciale ai danni di un uomo. Le manifestazioni della cittadinanza da allora vengono puntualmente represse dalle forze dell’ordine. Il 20 ottobre scorso queste hanno aperto il fuoco su quanti stavano sfidando il coprifuoco imposto dal governatore dello stato di Lagos. Secondo Amnesty International sarebbero diverse decine i morti in seguito agli scontri dall’inizio delle proteste.

In questo contesto, lo scorso 24 ottobre, un gruppo appartenente alla nutrita comunità nigeriana di Castel Volturno ha accolto il giocatore azzurro al centro sportivo di Pinetagrande riprendendo lo stesso motto di protesta. Una manifestazione di ringraziamento per tenere accesi i riflettori su quanto ancora sta accadendo nel paese africano, per chiedere a gran voce pace e giustizia per il popolo nigeriano.

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