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Nelle mani dei due Matteo

 
Siamo nelle mani dei due Matteo, i vincitori delle elezioni di domenica passata. Quelle dell'astensionismo che, sostiene Matteo il rottamatore, sono solo un problema secondario. Mica è colpa loro se gli altri partiti non prendono voti. Per l'attuale premier, non c'è tempo per discutere, per approfondire, per chiedersi come mai nel momento di maggiore successo del PD, crollino gli iscritti e vengano disertate le urne. Rispetto alle europee il PD ha perso 700.000 voti, dice Demopolis.
 
Ma bisogna fare di fretta: il tweet presidenziale ammonisce: “Massimo rispetto per chi vuole chiacchierare. Nel frattempo noi cambiamo il paese”. Che ricorda il cartello dei tempi del duce “qui si lavora non si parla di politica”.
 
E come ha cambiato il paese Matteo il rottamatore, assieme a Verdini il rinviato a giudizio, Elena, Silvio e gli altri? Via le elezioni del Senato, via le elezioni per le province, via l'articolo 18, più trivelle, più cemento, la bufala delle tutele crescenti e dei sussidi universali (senza coperture).
 
Renzi, quello dei no gufi, dei no sindacati, dei no professoroni, dei no rosiconi, dei no corpi intermedi.
Da non condondere con l'altro Matteo: quello bono, dicono i militanti di CasaPound. Quello del no euro, no Europa, no immigrati. E che una volta diceva pure no tricolore. Ma erano altri tempi. Ora la collocazione politica è cambiata.
 
Saranno loro due a giocarsi la partita? Un centrosinistra che governa con le ideologie e i metodi del vecchio centrodestra e un partito di destra ex-secessionista che oggi sposa la bandiera? Se questo è il futuro prepariamoci ad altre tornate elettorali ad alta astensione.Tanto, grazie ai premi di maggioranza, chi se ne frega se sono in pochi ad andare a votare: basta prendere più della soglia del premio ed è fatta. Torneremo ai bei tempi dove non c'era il suffragio universale, dove si votava per censo, per titolo. Oggi, caso mai, si vota per convenienza.
 
In tanti, domenica scorsa, hanno pensato la stessa cosa: questi qui, che si presentano a chiedere il voto, non risolveranno mai i miei problemi. A meno di pensare che il tutto si risolva con qualche battuta su euro e articolo 18. Tanto per parlar chiaro, domenica Report ha affrontato la questione MPS (e Mussari ha sposto querela alla trasmissione), la banca salvata dai soldi coi 4 miliardi dei contribuenti. Una banca quasi fallita perché più interessata ad aiutare gli amici, che non le imprese sane. Il 24 novembre Alberto Statera su Affari e finanza ricordava i 10 miliardi che investiremo nella Orte-Mestre di Vito Bonsignore e del lobbista Albanese. Una grande opera che finirà come la Brebemi: a pagare non sarà il privato, ma sempre il pubblico.
 
Potremmo anche star qui a discutere di Expo, di Mose, del futuro di Termini Imerese, dei tagli alla sanità, dell'Aquila ancora con le transenne o del fango di Genova e Carrara. Ma sappiamo quale sarebbe la risposta.
 
Non scocciateci con queste cose, noi dobbiamo cambiare il paese. Domandina: ma quando non ci sarà più il sindacato o Grillo ad arginare la rabbia nel paese, dove andremo a finire?
 
 
Foto: Bruno, Flickr.
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