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’Ndrangheta al nord, Processo Infinito - le difese: Milano non ha competenza territoriale

I difensori degli imputati a giudizio con rito immediato (altri hanno scelto l’abbreviato o patteggiato la pena), hanno chiesto che il procedimento venga spostato presso il tribunale di Reggio Calabria (luogo decisionale dei crimini commessi anche in Lombardia) e qualcuno ha anche chiesto la competenza presso il tribunale di Monza in cui si contano almeno 40 summit per decidere le sorti e il coordinamento delle 'ndrine lombarde.

Udienza interlocutoria e prevalentemente tecnica quella del 30 giugno nell'ambito del processo scaturito dall'inchiesta "Infinito" nel troncone degli imputati con rito immediato. Nell'aula bunker di Milano in Piazza Filangieri hanno parlato le difese e ci sono state le ultime costituzioni delle parti civili, che hanno visto aggiungersi la provincia di Monza e Brianza e il Comune di Seregno, dove sarebbe insediata una delle presunte 'locali' (cellule strutturate) di 'ndrangheta.

Il processo ha preso il via in seguito all'inchiesta denominata Infinito, che lo scorso luglio aveva portato in manette 174 presunti affiliati alla 'ndrangheta, tutti operanti in Lombardia, e in particolare nell'hinterland milanese.

Tuttavia non sono mancati momenti in cui le difese hanno iniziato a far valere in maniera forte alcune ragioni della difesa, anche se tutto il collegio difensivo ha chiesto unanimemente la incompetenza territoriale del tribunale di Milano.

I difensori degli imputati a giudizio con rito immediato (altri hanno scelto l’abbreviato o patteggiato la pena), hanno chiesto che il procedimento venga spostato presso il tribunale di Reggio Calabria (luogo decisionale dei crimini commessi anche in Lombardia) e qualcuno ha anche chiesto la competenza presso il tribunale di Monza in cui si contano almeno 40 summit per decidere le sorti e il coordinamento delle 'ndrine lombarde.



L'udienza iniziata con due ore di ritardo causa malore di uno degli imputati, è iniziata subito con una interruzione, quando l'avvocato di Carlo Antonio Chiriaco (ex presidente dell'ASL di Pavia) solleva il conflitto di competenza nel giudizio dell'assistito. Il tribunale ha respinto l'istanza dell'avvocato Mazza ed ha proseguito nell'audizione delle difese in merito all'incompetenza territoriale e nella contestazione delle costituzioni delle parti civili.

Contestate le costituzioni di Presidenza del Consiglio, Ministero dell'Interno e della Difesa, così come quelle delle associazioni antiracket e di SOS Impresa. L'avvocato di Pino Neri, Neri è considerato il capo della locale di 'ndrangheta di Pavia, in proposito è stato lapidario: "Quando ho letto quelle costituzioni, ho capito di essere davanti, per l'ennesima volta, ai 'professionisti dell'antimafia' nominati da Sciascia che fanno autoreferenza nei confronti delle loro stesse associazioni, senza che nessuno ne chieda l'intervento". Qualcuno tra gli avvocati in sala, oltre a rilevare poi l’incompletezza tecnica nelle richieste della Presidenza del Consiglio, constata come “manchi addirittura la sottoscrizione del Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi”.

Ma è sul versante pavese che gli avvocati sembrano più determinati a battagliare. Riprende infatti la parola l'avvocato Mazza che difende Carlo Chiriaco: "Se Carlo Chiriaco si poneva da tramite tra la 'ndrangheta e la politica, allora questa amministrazione di Pavia è stata eletta coi voti delle 'ndrine, quindi rimane incomprensibile la costituzione parte civile. Soprattutto per il danno d'immagine: il primo danno d'immagine, a questo punto, è la giunta stessa". Lo stesso Mazza ha poi rilevato l’inconsistenza della costituzione parte civile del Comune di Pavia e delle accuse nei confronti dello stesso Chiriaco contenute nell’ordinanza di custodia cautelare che ne configurerebbero il concorso esterno in associazione mafiosa.

Le parti civili e i Pubblici Ministeri risponderanno alle contestazioni delle difese il prossimo 7 luglio, alla prossima udienza prevista sempre nell'aula bunker di Piazza Filangeri a Milano.

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