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Nazionalismo in Europa: malato e pericoloso

Fino a poco tempo fa, in Europa esisteva una regia della Germania, che segnava la direzione di marcia. Ora la Germania non conta più come prima, gli interessi nazionali dei paesi europei hanno preso il sopravvento sulla leadership tedesca.

Si profila un’Europa conflittuale, in cui ogni Stato, nel perseguire i suoi interessi, non esita a fare lo sgambetto agli altri stati, specie quelli più deboli e tra questi l'Italia. La Germania fa accordi con la Turchia per chiudere la porta dei balcani, difende i propri interessi a danno dell'Italia. Macron organizza, unilateralmente, una conferenza sulla Libia, con i leader politici delle due principali fazioni per assicurarsi il potentato economico di questo paese e tagliare fuori l’Italia. Le pretese dell’Austria che vuole fare di lampedusa un ghetto e quelle ungheresi, ceche e polacche che chiedono di chiudere i porti, quello francese a Ventimiglia. Sono tutti aspetti di un nazionalismo malato e pericoloso, che attraversa l’Europa.

In questa situazione, in cui i partners europei si disinteressano delle nostre difficoltà nella gestione dei flussi migratori, di ogni nostra iniziativa in Libia e più in generale in Africa, lasciandoci in un pericoloso isolamento, ribellarsi all'Europa a parole, non serve a niente.

Alzare la voce come ha fatto Mattarella, nell’incontro con gli ambasciatori, verso l'Ue sui migranti e verso la Francia sulla Libia non serve a niente. Le parole del presidente, per quanto dure e decise, rischiano di fare un buco nell’acqua. Occorre ribellarsi con i fatti.

Occorre una politica di attacco contro lo sviluppo incontrollato del fenomeno migratorio, che si aggrava sempre più, per ragioni belliche, economiche, ma anche climatiche, contro la ventata nazionalistica che attraversa l’Europa, che perde i connotati di difesa degli interessi nazionali, per assumere quelli di interferenza arrogante nella sovranità degli stati .

Occorre che l’Italia denunci le contraddizioni di un’Europa che nasce dalla solidarietà e calpesta la solidarietà, chiede il rispetto delle regole e non rispetta le regole. Per questo l'italia deve chiedere la convocazione dei capi di stato dei paesi europei,per fare il punto sul rispetto dei trattati, e della loro adeguatezza rispetto ai problemi dell'europa.

In tale sede l'Italia , può denunciare la difformità dei trattati europei al diritto internazionale del mare, l'insensatezza di una distinzione tra richiedenti asilo e profughi economici. Ma deve presentare un piano concreto, che stabilisca i tempi e i limiti del nostro impegno nella gestione dei flussi degli immigrati, un decreto per i visti temporanei come da direttiva UE indicati dalla Bonino.

Se non si procede su questa linea, saremo sempre la "cenerentola" dell'Europa

 

 

 

 

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