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Natale ed Epifania, tra riti e religione

Riti e tradizioni contadine scompaiono lontane nel tempo. C'è una perdita d'identità in questo millennio dove la cultura sembra esser naufragata e se usi e costumi che ci appartenevano sono andati in soffitta, ciò che sopravvive sono feste che nel corso dei secoli hanno acquisito un aspetto consumistico, logorando ciò che ci ha caratterizzato come comunità.

La terra è sempre stata un elemento di sopravvivenza, ma anche di uguaglianza nel vivere rapporti umani rappresentati da credenze di tipo pagano, sulle quali nel corso del tempo si è innestata la religione. Simboli e miti sostituiti dal Natale come festa della famiglia e della Befana, figura folkloristica dispensatrice di doni, legata alle festività natalizie.
 
Il Natale per i popoli primitivi corrispondeva al solstizio d'inverno. L'antica festa del fuoco, legata a questo periodo dell'anno, era simboleggiata dall'usanza del ceppo di Natale. Il ceppo di Natale, secondo lo studioso John Brand, non è altro che il corrispondente del falò di mezza estate acceso in casa anziché all'aperto a causa del freddo e delle intemperie della brutta stagione. Si tratta quindi di una celebrazione che richiama la festa di San Giovanni, nel solstizio d'estate, di origini pagane che sembrerebbero non avere nessuna relazione apparente con il cristianesimo. Le due celebrazioni erano riti svolti nell'apparente viaggio del Sole intorno Terra e per l'uomo primitivo nulla era più giusto che l'accendere fuochi in terra nei due momenti in cui cominciano a calare o crescere il calore del massimo dio del cielo. L'opportunità di festeggiare la festa del fuoco dentro casa le conferiva un carattere di festa domestica e privata. Il vecchio rito del ceppo di Natale consisteva in un pesante blocco di quercia; veniva fissato nel piano del focolare dentro il quale si riduceva lentamente in cenere, le ceneri si riducevano in polvere e durante le dodici notti tra Natale e l'Epifania si spargevano nei campi per rinforzare la crescita dei raccolti. La credenza era che se i resti del ceppo di Natale venivano conservati tutto l'anno avrebbero protetto la casa dal fuoco e dai fulmini ed avevano proprietà curative per quanto riguarda il bestiame, aiutando le vacche a partorire oltre a rendere la terra fertile.
 
I fuochi assumevano funzione protettiva contro gli agenti esterni della Natura, ma servivano anche a difendersi dalle streghe incendiarie. La gente saltava i fuochi per tenere lontane coliche o dolori di schiena, conosciuti attualmente come colpo della strega, attribuiti dai primitivi a malie compiute contro l'uomo. Certo è che nell'immaginario collettivo le streghe cavalcavano per l'aria su manici di scopa o su nere nuvole da grandine per cui si imprecava contro di esse per stordirle e farle cadere a terra dimodoché potessero rompersi le gambe, o bruciare tramite la forza purificante e vivificatrice del fuoco.
 
Natale ed Epifania erano dunque feste rituali legate alla terra corrispondenti al solstizio d'inverno.
Gli antichi romani pensavano che figure femminili volassero sui campi per rendere abbondante il raccolto. Esse venivano rappresentate come una vecchia per simboleggiare l'anno passato, da bruciare, così come si verifica ancora oggi in alcune comunità del bolognese; atto propiziatorio di un buon raccolto. Per i Romani la festa della Befana si svolgeva all'inizio dell'anno in onore di Giano e Strenia. Quest'ultima simboleggiava il nuovo anno, all'insegna della prosperità e della fortuna e a questa divinità è legato lo scambio di doni augurali. Da qui col passare dei secoli è nata la nostra Befana che, vestita di stracci e su un manico di scopa, distribuisce regali ai bambini buoni.

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