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Myanmar, il governo annuncia indagini sulle violenze contro la minoranza rohingya: saranno credibili?

Il 1° dicembre Htin Kyaw, il presidente di Myannar, ha annunciato la creazione di una commissione d’inchiesta sulla nuova ondata di violenza scoppiata dal 9 ottobre nello stato settentrionale di Rakhine.

Quel giorno una serie di attacchi, mai rivendicati, contro dei posti di blocco della polizia nella zona di Maungtaw diedero il via a una campagna di distruzioni e incendi di villaggi abitati dalla minoranza rohingya, segnata da devastazioni, saccheggi, stupri, torture e uccisioni. Da allora altri 30.000 rohingya si sono aggiunti ai numerosi profughi interni, per non contare quelli che hanno trovato un precario riparo in Bangladesh.

La commissione d’inchiesta sarà presieduta da Myint Swe, ex generale dell’esercito e attualmente uno dei due vicepresidenti di Myanmar.

Compito della commissione, che dovrà riportare le sue conclusioni al presidente Htin Kyaw entro il 30 gennaio 2017, sarà quello di indagare su “gli attacchi di Maungtaw e le loro origini e cause; le morti, i ferimenti e gli ulteriori danni; le misure prese per ristabilire l’ordine e la legge; la verifica delle denunce provenienti da fonti esterne; i provvedimenti assunti per garantire la sicurezza e i diritti; la prevenzione di ulteriori incidenti e l’accesso degli aiuti umanitari”.

Perché il suo operato risulti credibile, la commissione dovrà lavorare in modo imparziale e indipendente e coinvolgere nelle sua indagini gli organismi per la difesa dei diritti umani.

Soprattutto, è fondamentale che le autorità di Myanmar consentano nuovamente l’accesso, alla regione colpita dalla violenza, degli osservatori, dei giornalisti e delle organizzazioni umanitarie e per i diritti umani.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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