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Muro in Ungheria, le immagini dal satellite

Le riprese da terra avevano già reso chiaramente l’idea della fretta con cui il governo dell’Ungheria, intorno alla metà del mese, aveva chiuso col filo spinato la frontiera con la Serbia, creando un collo di bottiglia, una terra di nessuno tra la città serba di Horgos e quella ungherese di Roszke.

Le immagini satellitari fornite da Digital Globe ad Amnesty International mostrano tutto questo dall’alto e rendono ancora più impressionante l’impatto deiprovvedimenti contro i rifugiati adottati da uno stato membro dell’Unione europea (al “modico” costo, per i contribuenti ungheresi, di oltre 200 milioni di euro).

Non solo muri: alla fine della scorsa settimana, i casi di “ingresso illegale” sanzionati dai tribunali ungheresi dopo la chiusura della frontiera erano saliti a 65.

L’Ungheria, ricorda Amnesty International, sta violando i suoi obblighi internazionali avendo reso di fatto impossibile chiedere asilo nel suo territorio e a seguito dell’introduzione delle leggi sul reato di “ingresso illegale” (con pene fino a tre anni di carcere) e sui “paesi sicuri” di origine, il cui elenco comprende anche la confinante Serbia.

Ieri sera gli uomini e le donne a piedi scalzi, il movimento spontaneo nato l’11 settembre, si sono riuniti di fronte all’ambasciata ungherese a Roma.

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