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Monti: come inimicarsi i propri elettori

I dati pubblicati lunedì sulla forza e composizione dell'elettorato di Scelta Civica fanno apparire ancora più infelici un paio di recenti battute del presidente del Consiglio.

La promessa berlusconiana di restituire l’Imu agli italiani è già stata commentata in tutti i modi possibili. Hanno detto la loro anche i mercati che, già tornati diffidenti nei nostri confronti dopo i casi Monte dei Paschi e Saipem, hanno reagito innalzando immediatamente lo spread. Insopportabile ingerenza della finanza internazionale negli affari di casa nostra? Complotto anti italiano di tedeschi, americani o venusiani? No; normale cautela di creditori che reputano più rischioso prestare dei soldi ad un paese dove potrebbe vincere le elezioni qualcuno che ha, al primo punto del proprio programma, il dissesto dei conti pubblici.

In attesa che Bersani dica qualcosa, qualunque cosa (sono rimasto a “basta rimettere un po’ di soldi nelle tasche degli italiani”. Strabiliante lungimiranza di politico), a meritare d’essere considerate sono un paio di battute di Mario Monti, del tutto degne del livello infimo di una campagna elettorale che sembra destinata, più che ai cittadini della ex sesta o settima economia mondiale, a convincere un branco di analfabeti decerebrati.

La prima di queste uscite “notevoli” è quella, ormai vecchia di una decina di giorni, con cui il presidente del Consiglio ventilava la possibilità di una collaborazione con un PdL eventualmente de-berlusconizzato. Un’assurdità. Silvio Berlusconi, infatti, non è il segretario, ma il padre/padrone di quel partito che, senza di lui, o eventualmente di un suo “procuratore”, smetterebbe semplicemente di esistere. La “restituzione dell’Imu” ne ha dato l’ennesimo esempio; dentro il PdL l’hanno accolta solo voci di plauso (magari non sempre convintissimo): da quelle parti, come in Nord Corea, il Capo non si discute.

A quella battuta infelice, Monti ne ha aggiunta una pessima, in perfetto stile berlusconiano, quando ha ricordato come le origini del PD debbano essere ricercate nel congresso socialista di Livorno che, nel 1921, segnò la nascita del PCI. I piddini, dunque, sarebbero dei pericolosi komunisti. Di che ribaltarsi dalle risate, pensando che Monti è stato nominato senatore a vita dal compagno Giorgio Napolitano, già fustigatore dei rivoltosi ungheresi nel 1956, che pure lo ha “imposto” alla presidenza del Consiglio. Di che provocare un travaso di bile al povero Bersani che del governo Monti è stato, fino all’ultimo e nonostante i dubbi di una parte del proprio elettorato, un sostenitore.

Un’altra assurdità, insomma, e del tutto inopportuna in un paese come il nostro, in cui tutti, gli uomini quanto i partititi, se sono stati al mondo abbastanza a lungo, sono ex qualche cosa. Dove sono, le origini di Fini, tanto per dire di un converso al liberalesimo vicino al Professore; in piazza San Sepolcro?

Tattica pre-elettorale, quella di Monti? Se è così, con l’inesperienza propria di chi politicante non è, ha sbagliato di grosso tanto nella prima quanto nella seconda occasione. A dirlo, oltre alle considerazioni fatte sopra, sono arrivati ieri i dati forniti dall’Atlante politico di Demos, e pubblicati da Repubblica, sulla composizione di quel 13% di elettorato che si dice intenzionato a votare Scelta Civica. Quasi un quarto dei “montiani” (per l’esattezza il 22%) proviene infatti proprio da sinistra; è costituito da cittadini che alle ultime elezioni hanno votato per PD, IdV e Sinistra Arcobaleno. Komunisti anche loro (anche io, visto sono del gruppo), mio un po' deludente Mario?

Peggio ancora; davanti alla richiesta di indicare quale partito sentano più vicino, il 40% dei futuri elettori di Scelta Civica ha risposto il PD. “Rossi” dunque, e senza il minimo pentimento. Quanto a Berlusconi ed alla sua creatura, solo l’11% (meno di quanti dicano lo stesso di Vendola; il 12%) si sente vicino al PdL: di dialogare da quella parte, insomma, non ne vogliono proprio sapere.

Numeri su cui il presidente del Consiglio farebbe bene a riflettere, prima di lasciarsi andare ad altre dichiarazioni inopportune. Una cosa, perlomeno, gli sia chiara; nessuno, o quasi, che giudichi “potabile” il PdL, voterà per lui. Ai berlusconiani rimasti, e vedremo quanti saranno, basta e avanza il Berlusconi originale; i suoi imitatori, invece, non servono proprio a nessuno.

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