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 Home page > Tribuna Libera > Molestie sessuali: la puntata di Presa Diretta

Molestie sessuali: la puntata di Presa Diretta

Giulia Bosetti ha raccontato intelevisione nel servizio di Presa diretta, quanto vasto è il problema delle molestie delle donne: che può riguardarle anche nel mondo del lavoro, a anche mentre sei in un ambulatorio e il radiologo ti mette le mani sul sedere – come ha raccontato Mariachiara Lovati.
Il mondo delle molestie è sottovalutato – ha spiegato la signora Lovati - perché tutte le donne hanno paura, perché temono di passare dalla parte del torto.
 
Oprah Winfrey è la prima donna afro americana a vincere il Golden Globe: il suo discorso storico riguarda tutte le donne vittime di violenze, donne sconosciute o meno, donne che fanno parte del mondo della politica negli affari, che per troppo tempo non sono state ascoltate o credute.
Per timore nei confronti del potere degli uomini: ma quel tempo è finito.
Tutte le ragazze devono sapere che all'orizzonte è pronto un nuovo mondo.
Nessuna donna deve dire #meeto.
 
È finito il tempo dell'attesa e di dover sopportare abusi e molestie: tutto questo è successo per il silenzi, ma ora le donne vogliono denunciare, vogliono parlare dei casi di molestie subite.
Tutto è nato dal caso Weinstein, il potente produttore della Miramax: è stato denunciato da 50 donne, tra cui anche Asia Argento e Ambra Battilana, che ha accettato l'intervista a Presa Diretta.
 
Ambra ha fatto delle denunce alla polizia e ha accettato di reincontrare Weinstein, registrando tutto: contro questa modella il produttore ha scatenato una campagna mediatica che tendeva a distruggerla, come credibilità.
È il potere dell'uomo, che oggi Ambra non riesce nemmeno a nominare: sfruttando le sue relazioni e i soldi ha ricattato le attrici, le ha molestate e le ha costrette al silenzio.
 
Se metti il mostro sotto il tappeto diventa sempre più grande”: queste le parole di denuncia di Asia Argento. In Italia, l'attrice italiana è stata fatta passare per una profittatrice, dai giornalisti del nostro paese: siccome non era stata legata, siccome non era stata molestata in un certo modo, non era grave, questo hanno scritto.
 
Io non ho niente di personale contro lei” - si è difeso il candido Feltri: gente come lui non capirà mai cosa voglia dire subire pressioni, che ci sono produttori che fanno incontri nelle camere da letto.
Chissà cosa ha dato Feltri per fare un lavoro: “le donne te la tirano dietro per fare un lavoro, è così o non è così?”. Ogni commento è superfluo.
 
Ma è così facile dire di no?
Michela Murgia ha commentato queste storie: è l'uomo che non deve creare la situazione in cui la donna deve scegliere se accettare la molestia o meno, in cambio di un favore o di un lavoro.
 
Ancora oggi per le donne che denunciano è difficile essere credibili: la storia di Asia Argento indica quanto l'Italia sia poco pronta a fare i conti con la sua coscienza.
Nessuno si chiede Asia cosa ha dovuto cedere per un film? Quanto ha pagato? Bisogna spostare il fuoco, chiedersi perché Asia non ha potuto fare solo un provino mentre invece è stata vittima di una situazione abusante.
 
L'intervista a Veronica Olivier e il suo incontro con Fausto Brizzi: la giovane attrice è scappata in America, dopo l'incontro col regista italiano, con cui ha lavorato in un film tratto da un libro di Moccia.
Il provino l'ha fatto a casa del regista, che era uno studio abitazione: durante il provino il regista le dice che esistono tre categorie di attrici. Quelle che portano avanti il carretto, quelle da pubbliche relazioni e quelle che scelgono i compromessi.
E poi le chiede di fare delle foto in biancheria intima, fin quando cerca di toglierle gli slip.
Ho chiamato la mia agente e le ho chiesto, ma dove mi hai mandato? E lei mi ha risposto, ma non te lo aspettavi?”.
 
E poi: “Veronica calmati, se poi denunci poi non lavori”: le parole dell'agente indicano una consuetudine, un sistema che proteggerebbe il regista, dove tanti sanno ma nessuno parla.
Perché chi ha potere ne approfitta. Ora Veronica è in America per non dover scegliere più alcun compromesso: se tutte le attrici, se tutte le donne fossero unite, se facessero i nomi, quanto sarebbero forti?
Brizzi ha declinato l'invito ad una intervista e ora si aspettano le mosse della procura di Roma.
 
Ivana Massetti è una donna che lavora nel mondo del cinema, ad Hollywood: la sua corriera si era bloccata per aver rifiutato le avances di un uomo dello spettacolo.
Ha fatto causa a questo produttore, che le ha bloccato il film: alla fine non ha vinto niente, perché questa persona si è portata via gli attori e l'ha lasciata isolata. Questo è il momento per denunciare, la verità rende liberi – conclude.
 
Ha testimoniato anche Jasmine Trinca e da altre 124 attrici: hanno denunciato il sistema della violenza e delle molestie nel cinema.
Si deve poter denunciare coi loro tempi e noi dobbiamo ascoltarle – spiega Jasmine Trinca – che conferma il sistema nel cinema.
Si è detto che Asia Argento cercava solo visibilità: ma che visibilità ha ottenuto in questo paese dove la parola delle donne ha meno credibilità?
 
Secondo i dati Istat le donne che hanno subito molestie tra 14 e 65 anni sono 4 su 10, 3 milioni le donne molestate negli ultimi 3 anni: le molestie avvengono nel mondo del lavoro e sono storie di ricatti, per ottenere un lavoro o per mantenerlo. Ricatti mentali che hanno causato alle donne dei problemi di panico, rendendo la vita in inferno.
 
Succede alle donne precarie, succede alle studentesse: la precaria che lavora in banca molestata dal direttore e la studentessa cinese al Politecnico di Milano, mentre sta sostenendo un esame.
Tutte e due le donne hanno denunciato, dimostrando un coraggio da ammirare, perché è costato caro: la banca aveva protetto il manager a lungo e l'ateneo si è preoccupato forse più dell'immagine (“non dovevi andare dalla polizia” - le è stato detto).
Giulia Bosetti ha raccontato anche di un caso di molestie agli Uffizi, la patria dell'arte.
 
Maria Grazia Maestrelli aveva seguito questo caso di molestie alla Galleria degliUffizi ed è sconcertata dall'assoluzione dei due uomini in Appello.
Sa che bisogna tutelare le donne dall'esposizione in Tribunale: spesso non ci sono testimonianze, non ci sono prove per dimostrare queste violenze.
Sono storie di potere, queste: storie di impunità, di donne che si sentono isolate e sole racconta la dottoressa Sabbadini.
 
Poche donne denunciano e poche donne perfino ne parlano con le amiche: si denuncia di meno se sei disoccupata, se sei precaria, se lavori come indipendente.
Servirebbe una norma specifica per questi reati, per questi ricatti nel mondo del lavoro e serve rompere il silenzio, come successo in America.
 
Nei luoghi di lavoro c'è una sproporzione di potere tra uomini e donne: quasi sempre chi comanda sul lavoro è un uomo – racconta Concita De Gregorio.
 
Nel 2016 ci sono state 4000 denunce per violenze sessuali: ma i casi sono stati molto di più, l'Istat ci dice che i casi sono molti di più. Come mai le donne non denunciano?
 
Perché di fronte ad un giudice, maschio magari, le donne sono costrette a ripetere la violenze. Perché spesso non vengono credute. Perché poi devono dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare la violenza. Perché spesso nel processo sono le donne che diventano i colpevoli, non l'uomo.
Il problema di questi processi sono i pregiudizi ancora vivi dentro le aule di un Tribunale e dentro la società: si chiede alla vittima se avesse bevuto, come era vestita, che rapporti aveva col molestatore.
 
Non basta fermarsi all'attendibilità della denuncia: la vita delle donne viene passata al setaccio.
La giudice Paola Di Nicola ha aggiunto un altro tassello giuridico: servirebbe togliere la prescrizione, allungare i tempi entro cui presentare la denuncia, i giudici devono poter sentenziare che c'è stata violenza solo perché non c'è stato consenso.
Servono nuove leggi e una nuova maturità dentro la società.
 
Ci sono uffici giudiziari subissati dalle denunce, col rischio che si accumulino e si arrivi a situazione di prescrizione: il procuratore di Tivoli ha mostrato alla giornalista tutti i faldoni su maltrattamenti, persecuzioni..
Serve arrivare rapidamente a sentenza, tutelare le vittime, che sono vulnerabili (evitare una seconda offesa in Tribunale): a Tivoli hanno fatto un protocollo di intesa tra Procura e Tribunale, per questi reati.
Servono spazi idonei per ascoltare le testimonianze delle donne, che poi vanno seguite da psicologi dell'ASL, in modo che le donne abbiano un primo approccio garantito con le istituzioni.
 
L'inchiesta di Firenze sui carabinieri.
A Firenze due studentesse sarebbero state violentate da due carabinieri nel settembre passato: le domande che hanno subito dagli avvocati difensori sono degradanti, assolutamente inutili per cercare di capire come siano andate le cose.
 
Dopo averle accompagnate a casa, entrate nel portone, i due carabinieri volevano entrare in casa: sarebbero state aggredite fuori dall'ascensore, vicino la porta di casa.
Sono state sottoposte ad esami da tre ospedali diversi, hanno dovuto ripetere la storia tre volte e poi anche di fronte al PM.
Un calvario durato un'intera giornata: nell'udienza di fronte al GIP hanno dovuto rispondere alle domande degli avvocati difensori, per 12 ore.
 
Trova sexy gli uomini in divisa
Indossa biancheria intima
E' la prima volta che viene violentata
 
Queste le domande che, uno dei due avvocati, ritiene normali.
Un salto indietro di 50 anni:anche il giornalismo italiano in questa storia ha dato il peggio di se, si è inventata la bufala dell'assicurazione anti stupro, le due studentesse sono state trasformate in due ubriacone.
 
Ma il caso di Firenze non è isolato: Angela Rizzo è un carabiniere del comando provinciale dove lavorano anche i due carabinieri sotto processo: ha denunciato il suo superiore per molestie, ma non si è sentita tutelata, si è sentita piuttosto abbandonata.
 
Siccome nell'ordinamento militare non esiste il reato di stupro, il maresciallo di Firenze è stato condannato solo per violenze.
 
Il mondo delle discriminazioni nel mondo dei magistrati: Bellomo è il nome del magistrato che teneva corsi alle candidate magistrati. A queste aveva imposto un preciso regolamento, un codice di condotta che indicava come vestirsi, come comportarsi, non avere fidanzati.
Tutto nero su bianco nel contratto per la borsa di studio.
Il trucco, la borsa, le scarpe, la gonna sopra il ginocchio: di queste donne Bellomo si sentiva come un padre padrone. Non si occupava delle loro competenze, del loro cervello, ma del loro corpo.
Rosa Calvi è una praticante che ha denunciato questo ex Consigliere di Stato: “lei che rapporto vuole avere con me?”
“Non di amicizia, perché l'amicizia è tra pari ..”.
 
Bellomo abusava del suo potere come magistrato e come uomo.
Una di queste ragazze doveva comportarsi come infiltrata per spiare altre ragazze, su costruzione su Bellomo e di un procuratore di Rovigo.
Se il papà di una studentessa non avesse denunciato Bellomo, questa storia, questo sistema sarebbe andato avanti per altri dieci anni: la figlia di questa persona, dopo essere diventata borsista iniziò ad avere dei problemi, era dimagrita, si era chiusa, aveva chiuso perfino Facebook.
Tutto per le pressioni del consigliere di Stato, che raccontava negli articoli delle riviste della sua scuola le storie personali che aveva con le studentesse.
La vita personale rovinata da questa persona che oggi è stato destituito dal Consiglio di Stato, ma la sua scuola è ancora aperta.
 
Ma quanti anni ci sono voluti per fermare questa storia? Perché nessuno è intervenuto prima? Perché in Italia abbiamo ancora molto da fare per toglierci di mezzo vecchi pregiudizi contro le donne.
 
Non è normale fare battute sessuali e nemmeno fare avances esplicite. Non è normale, anzi è reato fare sesso in modo non consenziente.
Non è normale tenere un atteggiamento di omertà, da parte dei maschi che sanno, che vedono queste cose e non fanno nulla.
In Italia è come se ragazzi e ragazze fossero cresciuti in ambienti diversi, in mondo diversi: Educazione sessista è il libro di Irene Biemmi, docente di pedagogia.
Già dai banchi di scuola crescono le discriminazioni, dove i maschi svolgono un lavoro, nei libri di testo, mentre le donne sono segregate a casa o al massimo possono fare le maestre.
 
Come in tanti altri problemi, si deve ripartire dalla scuola pubblica: correggere le diseguaglianze sociali, mentre invece oggi si normalizzano queste diseguaglianze di genere.
L'Europa ha redarguito l'Italia per queste discriminazioni nei libri di scuola: chissà se i tanti difensori dell'Europa ne terranno conto.
 
In America l'impatto del caso Weinstein è forte anche dal punto di vista politico.
E in Italia?
Time's up?
La parità di genere è un problema oltre che sociale, anche economico.
Questo articolo è stato pubblicato qui

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