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Migranti. Altri due Hotspot in Sicilia, candidate Messina e Mineo per un totale di 2,800 posti

Se il Cara di Mineo è già nei fatti riconvertito a svolgere la funzione di Hotspot, la new entry è la città di Messina, che vanta già una tendopoli e un’ex Caserma riconvertita a centro per migranti. Il Ministero ipotizzò di creare un Hotspot a Messina già nel mese di febbraio, vista la decisa opposizione della città di Augusta al progetto di realizzarne uno nel porto cittadino.

 

Confermato l’Hotspot a Messina. La città figura accanto a Mineo per la creazione di due nuovi Hotspot in Sicilia. Se arriva la conferma ufficiale, ribattuta dalle principali agenzie nazionali, il fatto in sé non si può dire una novità. Era fine febbraio quando Vladimiro Polchi, sul quotidiano La Repubblica annunciò, per la prima volta, che questa era l’intenzione di Viminale e Commissione UE e Tempostretto.it riprese come prima testata a livello locale la notizia, avendo avuto riscontri positivi in tal senso.

Allora, però, la notizia fu accolta dal più assoluto silenzio da parte di Istituzioni e Enti Locali. Solo il parlamentare del Movimento 5 Stelle, Francesco D’Uva, a Messina per un’ispezione alla Caserma Bisconte, sollevò il problema nel corso di un colloquio telefonico con il viceprefetto dott.ssa Cerniglia, che smentì di aver avuto notizie circa l’intenzione di creare un Hotspot nella città dello Stretto.

In questi giorni, il progetto di creare due Hotspot in Sicilia, a Messina – come suggerito già quattro mesi fa – e nel Cara di Mineo – che già da qualche mese svolge, di fatto, questa funzione – emerge negli accordi presi sulle nuove politiche migratorie comunitarie tra Italia e la Commissione Europea preposta al tema. In questi accordi spicca una decisa virata verso le espulsioni e i rimpatri piuttosto che sulla ricollocazione dei rifugiati attraverso un sistema di quote eque tra i diversi paesi Europei. Mentre la relocation è praticamente fallita, si profila la creazione di Hotspot di “secondo livello”, in luoghi ancora non precisati, finalizzati esclusivamente all’espulsione e al rimpatrio. Una rivisitazione dei vecchi CIE – Centri di Identificazione ed Espulsione – però su larga scala. Gli Hotspot, infatti, sono centri fatti per contenere un numero che va da 1000 a oltre 2000 persone.

Per gli stessi Hotspot di Messina e Mineo si parla di un raddoppiamento dei posti disponibili, da 1,600 a 2,800 persone. Come riportato da Ansa.it, in una lettera che il Viminale ha inviato alla Commissione Europea, a cui hanno lavorato gli uffici del capo della polizia, Franco Gabrielli e del capo del Dipartimento Libertà civili e Immigrazione del Ministero, Mario Morcone, si parla anche di sperimentare gli Hotspot galleggianti, iniziando con una prima nave che gestirebbe le operazioni in collaborazione con Frontex.

Ricordiamo che per Hotspot si intende un particolare tipo di centro per migranti, gestito dall’agenzia per il controllo delle frontiere dell’Unione Europea, Frontex e dalla polizia europea EASO, in cui le persone appena sbarcate vengono trasferite per le operazioni di identificazione, fototesseramento e prelievo, anche forzato, delle impronte digitali, ai fini di uno screening che distingua i richiedenti asilo dalle persone destinate al rimpatrio.

Il nome di Messina salta fuori, nella roulette russa delle politiche migratorie europee, dopo la decisa opposizione della città di Augusta circa l’istallazione di un Hotspot nel porto cittadino. Nei mesi prima che il Viminale virasse su Messina, infatti, Istituzioni, Enti Locali e Società Civile hanno espresso con forza il parere contrario a questa ipotesi, ottenendo poi il risultato sperato.

In questi mesi, diverse voci dell’associazionismo e della società civile cittadine sono intervenute anche con dichiarazioni pubbliche in Commissione e Consiglio Comunale per denunciare il rischio della creazione di un Hotspot a Messina e ribadirne la contrarietà. Adesso, anche l’amministrazione si espone pubblicamente contro il progetto: "Ci dispiace aver dovuto apprendere dalla stampa di questa notizia – dichiara il Sindaco Accorinti – Siamo contrari perché Messina fa un altro tipo di accoglienza ai migranti".

Duro con l’amministrazione il circolo Peppino Impastato del Partito della Rifondazione Comunista e la segreteria regionale del PRC: “Ci opponiamo fortemente ad un ennesimo lager nella città di Messina. In quanto al Sindaco, ci chiediamo come mai il suo assessore all’urbanistica, Sergio De Cola, attivo nella decisioni della destinazione d’uso dell’ex caserma Gasparro e più volte intervenuto a Roma sull’argomento, non abbia mai chiarito i progetti su quell’area. Ci viene da analizzare principalmente un punto: da mesi solo chi non ha voluto sentire non ha avvertito che si lavorava sull’apertura di un Hotspot a Messina collegato ai porti Calabresi e agli aeroporti di Catania, oltre che al Cara di Mineo”.

Procedono, inoltre, i lavori di ampliamento del centro di accoglienza per richiedenti asilo nell’ex Caserma di Bisconte. Il Ministero ha, infatti, stanziato i fondi per la ristrutturazione delle altre palazzine della caserma, quelle attualmente inagibili, mentre sono in funzione al momento solo due. Anche stavolta, la notizia dell’intenzione ministeriale di ampliare Bisconte fu data un anno e mezzo fa, con scarse ricadute sul dibattito pubblico cittadino. La caserma ospita attualmente tra le 200 e le 220 persone, mentre nel mese di febbraio è stata bandita la gara per le attività di rilievo e progettazione esecutiva per adeguare le strutture dell’immobile da destinare, in base alla dicitura ministeriale, a “centro di accoglienza per migranti presso Messina”. La gara è stata esplicata lo scorso 14 aprile con un importo di circa 138,000 mila euro. La società aggiudicatrice è INVITALIA S.P.A., partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia.

Non sorprenderebbe, a questo punto, che lo stesso centro di Bisconte venga trasformato in Hotspot, dal momento che la conversione sembra un destino che accomuna diversi centri già costituiti, come quelli di Pozzallo e di Mineo.

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