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“Meno è meglio: l’economia che funziona”. I 25 anni di Fare Verde

“C’è una nave che sta dirigendosi verso un imponente iceberg, oramai vicinissimo. Non sarà rallentando che l’impatto fatale potrà essere evitato. Occorrerà cambiare rotta, subito”.

E’ questa l’immagine, forse non originale ma immediata, utilizzata da Massimo De Maio, il presidente di Fare Verde, per analizzare i fattori di crisi dello sviluppo economico del pianeta, almeno a partire dalla Rivoluzione industriale sino ad oggi.

E a Montalto di Castro, nella Maremma, dove nel 1986, l’anno di Chernobyl, nasceva Fare Verde, Massimo De Maio, ha dimostrato come la “decrescita felice” non rappresenti un’idea astratta o balzana ma un vero e proprio modello comportamentale, semplice da comprendere, efficace nei risultati.

Certo, dovrebbe entrare a far parte del patrimonio informativo dell’Occidente “sviluppato”. Un po’ difficile da ottenere, se i mezzi d’informazione remano in direzione opposta, indisponibili a rinunciare a una fetta consistente degli introiti pubblicitari.

E persino le altre organizzazioni ambientaliste, più note, preferiscono non esporsi su un terreno che imporrebbe scelte considerate, a torto, di difficile attuazione e sostanzialmente impopolari. Perché in discussione è tutto il mondo costruito sul consumismo e lo stesso modo di interpretare la realtà che ci circonda.

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Eppure, come spiega il presidente di Fare Verde, osservando la crescita economica dall’ottocento sino ad oggi è rilevabile come si sia passati da una crescita costante dalla Rivoluzione industriale sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale ad una crescita esponenziale da allora sino ad oggi.

Perché quella crescita strabiliante degli ultimi settanta anni, negli scorsi tre anni è divenuta costante per poi diminuire. Lo stesso andamento è riscontrabile sui redditi delle persone e sull’occupazione.

Per essere più chiari, il sistema non produce più occupazione. Quando fu inaugurato lo stabilimento della FIAT, a Cassino erano impiegati circa 15.000 lavoratori, oggi siamo intorno ai 3000 addetti: la produttività è aumentata parallelamente alla disoccupazione. Quindi, il paradigma per cui l’economia che funziona è quella che cresce, è falsa, come dimostra la realtà odierna.

E’ perciò necessario comprendere, come sottolinea De Maio, che l’economia funziona se soddisfa i bisogni delle persone. E’ necessario ridimensionare l’area dello spreco, parte essenziale del consumismo, riorganizzare la propria vita puntando a migliorarne la qualità.

Se circolassero meno auto, è vero che si verificherebbe una contrazione economica del PIL, ma si otterrebbe una maggiore qualità della vita, un minor consumo delle fonti di energia non rinnovabile, un minor degrado dell’ambiente. E non c’è bisogno di rivoluzioni, solo la necessità di porre in atto comportamenti già in parte in essere, ma ancora di nicchia.

Casi che esemplificano questi concetti possono rintracciarsi nell’autoproduzione in casa di alcuni beni (pane o pasta), l’acqua dei distributori che si stanno installando in molte realtà urbane, acquisti di prodotti del territorio vicino a dove si abita. Nei servizi, si possono citare i casi di bike e car sharing promossi dalla Regione Emilia Romagna (ancora poco utilizzati) o i gruppi di acquisto solidale.

Occorre quindi riconsiderare l’agricoltura nell’ambito delle filiere corte per arrivare al consumatore con minori sprechi possibili di carburanti e privilegiare le produzioni biologiche e di qualità.

In conclusione Massimo De Maio ha illustrato uno studio su 15 comportamentiche se attuati porterebbero una famiglia a risparmiare sino a 5250 euro in un anno, agendo sull’area dello spreco.

Alla manifestazione hanno anche partecipato, in collegamento via Skype, anche due studiosi noti come Maurizio Pallante e Eduardo Zarelli.

Non sarà una rivoluzione ma poco ci manca.Ma i i partiti politici, PD e PDL in testa, cosa fanno? Litigano apparentemente su tutto ma non cambiano rotta, non cambiano le politiche energetiche, sostengono l'uso del carbone nelle centrali elettriche, non incentivano il trasporto pubblico, le ferrovie, più impegnati a fare altre autostrade. E intanto la nave Italia corre verso l'iceberg di una crisi senza precedenti, mentre tutti sono alla ricerca di soluzioni o di improbabili piani per una ripresa economica che nessuno è in grado di immaginare.

Così con le fonti fossili sempre meno disponibili, l’aumento della popolazione mondiale che tocca quota 7 miliardi, il riscaldamento del pianeta, sarà bene per tutti i cittadini cominciare a prendere atto che si è conclusa una fase storica e se ne sta aprendo un’altra piena di incognite. E' richiesto, come suggeriva un altro ospite del convegno, Giuseppe Giaccio, studio, partecipazione, creatività, impegno e “coltivazione” di noi stessi, rispetto per la terra.

 Auguri a Fare Verde, anche se il sito Internet fino a qualche giorno fa non era accessibile.

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